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domenica 26 aprile 2009

CALVINISMO

Quello che oggi va sotto il nome di calvinismo è un movimento cristiano evangelico sorto nel XVI secolo nell'ambito della Riforma protestante a seguito dell'opera e della predicazione di Giovanni Calvino (sinistra). Le chiese che seguono la dottrina calvinista sono spesso chiamate Chiese riformate, sebbene il termine sia talvolta utilizzato per indicare l'insieme più vasto delle chiese protestanti. Le aree europee dove il Calvinismo ha avuto la maggiore diffusione sono la Svizzera (con Ginevra come centro più importante), la Francia (dove però non riuscì a prevalere), l'Olanda, la Scozia e alcuni principati della Germania, sebbene nei territori dell' Impero divenne religione ammessa, al pari del luteranesimo, solo dopo la guerra dei trent'anni.
Le chiese calviniste condividono le principali dottrine del cristianesimo e delle altre chiese, in particolare per quanto riguarda l'unità e trinità di Dio e la natura divina di Gesù, così come formulate nei primi concili ecumenici.
Origine del termine
Il termine Calvinismo sorge solo nel XVII secolo largamente in opposizione all'insegnamento di Arminio condannato dal Sinodo di Dordrecht nel 1618. È stato talvolta usato dal Cattolicesimo romano nel XVI secolo, ma sempre in senso peggiorativo. Si tratta quindi di un termine usato negli ultimi tre secoli in molti modi diversi, sia positivi che negativi, di conseguenza, per comprenderne il vero significato, bisogna usarlo in modo appropriato.
Il primo problema implicato nella sua interpretazione è il suo rapporto con Giovanni Calvino stesso. Egli non avrebbe accettato questa designazione per descrivere la sua dottrina, come egli stesso afferma in alcune circostanze. Egli credeva che la dottrina da lui presentata, non fosse né più né meno che l'insegnamento delle Sacre Scritture dell'Antico come del Nuovo Testamento. Nella sua epistola dedicatoria al re Francesco I di Francia, in prefazione alla prima edizione della Istituzione della Religione Cristiana (1536), egli lo rende molto chiaro, insistendo che egli stesse scrivendo quest'opera solo per dimostrare che le dottrine esposte dai protestanti fossero interamente bibliche. Questo pensiero riappare ripetutamente nei suoi commentari biblici ed in altri scritti.
Eppure il Calvinismo è derivato largamente dall'interpretazione ed esposizione che egli fa delle Sacre Scritture. Egli è uno scrittore prolifico che presenta chiaramente un sistema dottrinale che egli crede fondato sulla Bibbia. Facendo uso delle tecniche più aggiornate di esegesi biblica sviluppate dagli umanisti del suo tempo, egli scrive commentari su gran parte dei libri della Bibbia, riassumendone i risultati nelle successive edizioni della sua Istituzione, che cresce di dimensioni da un piccolo manuale in sei capitoli come lo era nel 1536 ad un grande volume di 79 capitoli nella sua edizione definitiva del 1559. Quest'opera è stata da allora il libro di testo di questo movimento, tradotta in moltissime lingue ed esposta e commentata da coloro che poi si sono chiamati Calvinisti.
Il Calvinismo svolse la funzione di rilancio del protestantesimo al di fuori della Germania e dei paesi nordici. Il centro fu Ginevra. Nel 1541 Calvino emanò delle ordinanze ecclesiastiche che costituirono il modello organizzativo non soltanto per la chiesa ginevrina ma anche per le comunità calviniste che in seguito si formarono altrove. Alla sommità dell'organizzazione erano i pastori che dirigevano il culto; ai dottori spettava il compito di curare l'insegnamento della dottrina; i diaconi erano addetti agli ospedali; gli anziani (presbiteri) sorvegliavano la vita morale dei cittadini. I pastori e i presbiteri formavano il concistoro, che esercitava un controllo severissimo su tutta la comunità, garantiva la disciplina ecclesiastica e sorvegliava la vita morale e religiosa di tutti i membri, penetrando fin nell'intimità della vita familiare. L'autorità civile si uniformava alle decisioni concistoriali, rendeva particolarmente efficace l'opera di controllo esercitata dal concistoro, che si affermò così come il più compatto e disciplinato organismo nato dal movimento riformatore. La morale calvinista era rigida e intollerante; l'adeguamento della vita pratica e quotidiana alle convinzioni religiose dava ai gruppi calvinisti una grande forza di suggestione e di proselitismo. L'idea della tolleranza religiosa era assolutamente estranea al calvinismo, così come alle altre correnti della Riforma. La dottrina calvinista, costruita con un rigore logico e una tensione razionale che andavano oltre quelli propri della dottrina luterana, si presentava come un corpo chiuso in se stesso, che non ammetteva discussione. Il radicalismo e il razionalismo della Chiesa ginevrina costituirono un punto d'attrazione per i riformatori e a Ginevra si ebbero le manifestazioi più clamorose di intolleranza. Alcuni eretici che speravano di trovare a Ginevra un clima di libertà ne furono vittime: il caso più noto è quello dello scienziato spagnolo Miguel Serveto (sinistra), che fu condannato al rogo per aver criticato, molti anni prima, la dottrina della trinità. Il problema più importante, per Calvino, era di mantenere l'unità della sua chiesa e lo stretto rapporto tra i suoi dirigenti e la massa dei credenti. Dare soddisfazione alle esigenze critiche di alcuni intellettuali avrebbe fatto rischiare di perdere il contatto con i fedeli e la grande forza d'urto che il calvinismo aveva conquistato.
Essenza del Calvinismo
Qual è l'essenza del Calvinismo? Molti hanno cercato di rispondere a questa domanda in modi diversi, di solito sulla base dei loro particolari presupposti teologici o filosofici. Dato che il Calvinismo è una struttura di pensiero pluriforme che cerca di interpretare l'intera realtà da un punto di vista cristiano, cercare di sintetizzarlo in poche parole è estremamente difficile. Ciononostante, per comprenderlo almeno in parte e ridurlo ad un formato ragionevole, è necessario tentare una qualche forma di analisi e di sintesi.
Il principio formale del Calvinismo: la Bibbia
Il principio formale del Calvinismo è la Bibbia, fonte della dottrina di Calvino. Egli, e forse più di ogni altro Riformatore del XVI secolo, sosteneva un concetto molto alto della Bibbia, insistendo che essa è Parola di Dio, la quale porta la rivelazione di Dio all'umanità in documenti scritti su ispirazione dello Spirito Santo. Essi, però, non prevedono tutte le controversie che sarebbero sorte su questa dottrina e non sviluppano tutte le varie teorie della rivelazione e dell'ispirazione della Bibbia formulate dai calvinisti nel XIX e nel XX secolo. Eppure essi si attenevano fermamente all'idea che la Bibbia è l'unica regola infallibile di fede e di condotta. In questo tutti i maggiori Riformatori protestanti erano concordi.
Sulla base di questa persuasione, il Calvinismo insiste sul fatto che la Bibbia è la sola fonte di conoscenza che ci sia stata data su Dio, la Sua volontà e le Sue opere. Sebbene la creazione e la provvidenza senza dubbio rivelano la potenza e la divinità di Dio, sia la natura che l'essere umano si sono così corrotti a causa del peccato che non possono più essere considerati strumenti adeguati per l'auto-manifestazione di Dio. Essi, inoltre, non ci rivelano nulla sulla nostra redenzione in Cristo. Solo una rivelazione diretta di Dio attraverso le parole e le azioni dei profeti, degli apostoli e soprattutto in Gesù Cristo, Parola vivente di Dio, come registrata nella Bibbia, possiamo avere una piena rivelazione di Dio.
Rivelandoci Dio la Bibbia ci dà pure la vera comprensione ed interpretazione dell'essenza e condizione dell'essere umano. Essa ci informa, prima di tutto, che l'essere umano è creatura di Dio, che deve adempiere a tutti i doveri e responsabilità che Dio gli ha imposto. È così che la Bibbia al tempo stesso ci dice che cosa dobbiamo credere su noi stessi e ciò che dobbiamo credere su Dio. Essa, inoltre, mette in evidenza che, proprio perché vi è discontinuità fra l'essere di Dio e quello della creatura umana, la conoscenza delle cose di Dio non può che essere parziale e alla fin fine avvolta nel mistero, mistero che nemmeno la Bibbia può dissipare del tutto. L'essere umano, cercando di comprendere la rivelazione biblica su sé stesso e sul suo rapporto con Dio, in ultima analisi deve accettarla per fede.
Questo non vuol dire che l'essere umano cada così in qualche forma di quietismo o di misticismo. La Bibbia è la carta fondamentale dell'azione del cristiano. Prima di tutto nelle questioni riguardanti il culto che a Dio è dovuto, le Scritture sono autorità finale, perché in esse Dio dice ai Suoi figli in che modo Egli desidera essere da loro accostato. Inoltre, le Scritture informano l'essere umano come esso debba vivere e condursi in questo mondo, in rapporto sia alle risorse materiali che alle altre persone. La Bibbia infine, afferma, in modo ispirato, quale sia lo scopo e proposito ultimo della creatura umana nel mondo di Dio. È così che nel Calvinismo la Bibbia occupa una posizione assolutamente centrale come fonte del pensiero e dell'azione del cristiano.
Il principio materiale del Calvinismo: la sovranità di Dio
Dall'insegnamento biblico deriva ciò che potremmo chiamare il principio materiale del Calvinismo, cioè la sovranità di Dio. Alcuni credono che sia questo il vero cuore del Calvinismo, e per certi versi lo è. Il calvinista crede che il pensiero centrale nelle Scritture è che il Dio trino, un Dio in tre Persone, è totalmente indipendente ed assolutamente autosufficiente. Nell'ambito del rapporto intercorrente fra le tre Persone dell'Essere di Dio, Dio è espresso completamente e pienamente. L'essere umano non può in alcun modo comprendere ciò che questo significhi, se non Dio sia completamente e pienamente sovrano su quanto si ponga fuori da Sé. Non esiste alcunché Gli sia comparabile: Egli è totalmente e completamente assoluto.
Tutto ciò che si pone nell'universo spazio-temporale, incluso lo spazio ed il tempo stessi, quindi, esiste solo grazie alla decisione creativa ed azione provvidenziale di Dio. Egli ha fatto ogni cosa. Questo significa che tutto ciò che esiste è diverso da Lui e subordinato a Lui. Il Calvinista non può in alcun modo accettare l'idea che l'universo spazio-temporale sia un'emanazione del divino o parte di Dio stesso. Né crede che una volta creato (come sostengono i deisti) questo funzioni automaticamente con delle leggi naturali innate. L'esistenza continua e l'operatività dell'universo, incluse le azioni libere delle creature umane, sono sostenute e determinate, istante dopo istante dalla provvidenza misteriosa ed onnipotente di Dio. Per poter comprendere veramente la scienza naturale e la storia, quindi, è il Dio sovrano a dover essere il punto di riferimento ultimo secondo il quale devono essere interpretate. Come direbbe lo stesso Calvino, tutte le cose devono essere guardate sub specie aeternitatis (nella prospettiva dell'eternità).
Nel realizzare i Suoi propositi ultimi, Dio permette alla creatura umana di peccare, sebbene essa commetta peccato per propria volontà e desiderio, alienandosi da Dio. Al tempo stesso Dio, nella Sua grazia, si propone di redimere l'essere umano dal peccato e portarlo alla gloria. Dal principio della storia, quindi, vi sono due principi che esistono in maniera conflittuale: il peccato e la redenzione, l'alienazione e la riconciliazione. Questi due principi sono rivelati molto chiaramente nell'Antico Testamento e giungono a compimento nell'opera redentrice di Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, sul Calvario. Da quel tempo in poi il conflito si è esteso nel tempo: Dio lo Spirito Santo chiama efficacemente il Suo popolo fuori dal regno di questo mondo nel Regno di Dio, per essere il Suo popolo sulla terra.
Queste persone sono coloro che Dio ha eletto in Gesù Cristo da ogni eternità, non perché prevedesse la loro fede o giustizia, ma solo a causa della Sua grazia e del Suo amore. Nessuno si volgerebbe con ravvedimento e con fede a Dio, a causa della corruzione della sua natura peccaminosa, se Dio lo Spirito Santo prima non lo rigenerasse per poterlo fare. Cristo, quindi, muore e risorge affinché i Suoi eletti siano riconciliati con Dio. Dio accorda loro il dono dello Spirito Santo ed essi irresistibilmente e sicuramente giungono alla fede in Gesù Cristo e in questa vita si conformano sempre di pìù a Sua immagine. Per il Calvinismo la riconciliazione con Dio dipende interamente da Dio e dalla Sua grazia eterna e sovrana. È questo il motivo per cui l'eletto non potrà mai andare perduto o scadere dalla grazia, ma persevererà fino alla fine.
Il principio etico di base del Calvinismo
Per coloro che accolgono la posizione suddetta, il principio biblico della sovranità di Dio implica pure un principio etico di base. Proprio perché Dio è sovrano, Signore e Creatore di ogni cosa, tutte le creature umane sono responsabili di servirlo in questa vita in tutto ciò che fanno. È la sovranità di Dio che rende la creatura umana veramente responsabile. Inoltre, fin dal principio, Dio ha affidato all'essere umano la responsabilità di agire nella creazione come il grande profeta, re e sacerdote. Egli deve "interpretare" la creazione, come possedimento di Dio, per condurla nella lode e nel culto di Dio e per governarla per Dio. A questo fine Dio ha dato alla creatura umana il mandato creazionale di governare, sottomettere e riempire la terra. Questo implica sia lo sviluppo delle sue risorse fisiche e l'organizzazione della società umana per questo proposito ed obiettivo.
A causa della sua alienazione da Dio, però, l'essere umano ha fallito nell'adempiere alle sue responsabilità, cercando di usare le sue risorse fisiche ed umane per il suo proprio piacere, comodo e gloria. Risultato di questo è stato sia la perversione e la contaminazione della buona creazione di Dio. Sebbene l'essere umano abbia sviluppato di fatto la creazione e le sue ricchezze, incluse le proprie abilità, di solito tende ad abusarne, persino per la distruzione dei suoi pari. Il cristiano, d'altro canto, riconoscendo le proprie responsabilità di fronte a Dio, vede il suo dovere nell'uso e nello sviluppo sia della creazione materiale e dei propri doni per il bene della società e per la gloria di Dio. È questa la sua vocazione nella vita.
Il principio ultimo del Calvinismo: la gloria di Dio
Il fine ultimo o principio ultimo del Calvinismo è la gloria di Dio. Creazione e redenzione non hanno per fine ultimo nostra soddisfazione e piacere. L'evangelizzazione, il servizio sociale e altre attività simili non dovrebbero essere intese per il beneficio ultimo della creatura umana, ma per dare gloria al Dio trino. A servizio di Dio su questa terra, il cristiano si prefigge di manifestare la maestà, la potenza e la grazia di Dio, glorificare Dio in ogni cosa. Il cristiano non guarda alle cose che fa semplicemente come qualcosa che gli sia richiesto, come semplici attività terrene, ma come qualcosa che deve tornare a credito della lode di Dio per tutta l'eternità.
Elaborazioni successive e diffusione
Sebbene questo sistema sia stato reso esplicito da Calvino nei suoi scritti, esso è stato ulteriormente elaborato (spesso nel contesto di controversie) nell'ultima parte del XVI secolo e in parte riassunto nei Canoni del Concilio di Dordrecht (1618) in ciò che comunemente sono stati chiamati i Cinque punti del Calvinismo:
• Depravazione totale della creatura umana (la creatura umana è totalmente contaminata dal peccato tanto che tutto ciò che fa ne è inficiato e condizionato).
• Elezione incondizionata (Dio ha predestinato dall'eternità chi sarebbe stato oggetto della grazia salvifica indipendentemente da qualsiasi loro merito, per solo Suo insindacabile e giusto beneplacito).
• Redenzione limitata o particolare (Cristo è morto ed ha guadagnato la salvezza soltanto per coloro che Dio ad essa ha designato);
• Grazia irresistibile (gli eletti sono attirati a Cristo e Lo abbracciano con fede in modo irresistibile);
• Perseveranza dei santi (gli eletti giungeranno alla salvezza in modo certo e non possono scadere dalla grazia).

Le confessioni di fede riformate pubblicate dopo il 1618 pure esprimono queste dottrine, sebbene le pongano nel contesto più ampio dell'universale sovranità di Dio. Ciononostante, molti noti teologi come James Ussher (1581-1656), John Davenant (1576-1641), John Cameron (1579-1625) ed altri, insegnavano la redenzione generale.
Dopo essere originato a Ginevra ed in Francia, il Calvinismo si diffonde gradualmente lungo la valle del Reno fino in Germania ed in landa; lungo la valle del Danubio fino all'Ungheria ed alla Transilvania ed oltre le Alpi in Francia e nelle valli del Piemonte, plasmando la Riforma protestante in varie nazioni. Dalla Francia e dall'Olanda il Calvinismo presto si diffonde in Inghilterra ed in Scozia. Domina in gran parte il pensiero della Chiesa anglicana nel XVII secolo, formando il cuore stesso del Puritanesimo che poi viene trapiantato nella Nuova Inghilterra sul continente americano.
In Scozia, Olanda e Francia diventa la base delle dottrine delle Chiese riformate, che lo portano non solo in America, ma anche gran parte del mondo, tanto da fare del Calvinismo un movimento di portata mondiale.
Contributi ed effetti del Calvinismo nella civiltà occidentale
Il Calvinismo, negli ultimi 400 anni, ha esercitato una vasta influenza su ogni aspetto della vita del mondo occidentale, anche se spesso il suo reale impatto è stato misconosciuto.
• Teologia. Come potremmo aspettarci, il contributo del Calvinismo è stato più ovvio nel campo della Teologia e della vita ed azione cristiana. Si potrebbe stilare una lunga lista di teologi, predicatori e riformatori dei passati 400 anni. Ricordiamo, per esempio, John Owen, Thomas Boston, George Whitefield, William Wilbeforce, Anthony Ashley-Cooper (settimo conte di Shaftesbury), Abraham Kuyper, Charles Hodge, Benjamin B. Warfield, John Gresham Machen, e molti altri dalla forte posizione calvinista. Nessuno di loro mai ha sostenuto l'idea che la religione fosse qualcosa da tenersi separata dalla loro vita nel mondo. Essi vedevano il Calvinismo come qualcosa che abbraccia il tutto della vita, che influenza ogni sfera del pensiero e dell'azione.
• Scienze naturali. Il Calvinismo, sin dall'inizio, pure ha avuto un'influenza considerevole sullo sviluppo delle scienze naturali. Pierre de la Ramée, Ambroise Paré (Pareto), Bernard Pallissy, Francis Bacon (Bacone), John Napier di Merchistoun, ed altri nei primi giorni della rivoluzione scientifica, pure erano calvinisti, e molti scienziati dal XVII secolo hanno sostenuto questa posizione teologica, credendo che Dio, con la Sua provvidenza sostiene tutta la natura secondo le Sue leggi e le Sue strutture. È per questo che l'essere umano può comprenderle ed usarle in questo mondo.
• Politica. Dal tempo di John Knox in Scozia e dell'ammiraglio Gaspard de Coligny in Francia, per tutta la rivoluzione puritana in Inghilterra nel diciassettesimo secolo, fino ad Abraham Kuyper e Herman Dooyeweerd in Olanda, come pure Émile Doumergue in Francia nel XIX e XX secolo, i calvinisti hanno pure avuto un ruolo importante nel cercare di sviluppare ed applicare una concezione cristiana della politica e dello stato. Credendo che Cristo è "Signore dei signori e Re dei re", hanno cercato di portare sia governanti che governati a riconoscerlo come Colui verso il quale sono responsabili. Al tempo stesso essi hanno insisttito, come lo stesso Calvino che il dispotismo o l'oligarchia, a causa della natura peccaminosa dell'essere umano, conduce solo all'oppressione, ma che la democrazia regolata dalle leggi, fornisce la sola vera organizzazione politica che può garantire la giustizia e la libertà. Proprio per questo punto di vista, è stato il calvinismo a fornire la base del moderno costituzionalismo.
• Arte. Anche nell'Arte il calvinismo ha avuto un considerevole effetto. Non solo Calvino, con l'uso che faceva della lingua francese ha fatto molto per stabilirla su solide fondamenta, ma anche l'uso che ne ha fatto Clement Marot, Beza, ed altri per preparare il Salterio cantato in lingua volgare per il culto, ha stimolato l'interesse del Protestantesimo nella poesia. Sotto la sua influenza sono comparsi Salmi in musica e in metrica in molte lingue, fra cui l'inglese, l'olandese, l'italiano e l'ungherese. Le prime opere di John Milton riflettono questo stimolo, come pure fanno William Cowper, Willem Bilderdijk e molti altri. Nelle arti figurative i cosiddetti "piccoli maestri calvinisti" nell'Olanda del XVII secolo e molti altri che li seguono in Francia, Inghilterra ed America. sono stati influenzati dal punto di vista calvinista.
• All'origine del capitalismo?. È diventato comune accusare il calvinismo di avere dato origine al moderno sfruttamento capitalista a causa della sua dottrina sulla vocazione, sulla sua insistenza sulla necessità di lavorare in modo duro e diligente, come pure la moderazione in ogni cosa ed il risparmio. Max Weber, sociologo tedesco, seguito da Richard Henry Tawney, Ernst Troeltsch e molti altri, hanno proposto questa particolare interpretazione. C'è senza dubbio una certa misura di verità in questo (lavorare diligentemente, vivere in modo moderato e risparmiare, il tutto per la gloria di Dio, è indubbiamente una prospettiva biblica sul lavoro). L'insistenza però sul fatto che il calvinismo ponga troppo l'accento sulla proprietà privata, la pratica dell'interesse bancario e l'approccio razionale all'attività economica che conduce allo sfruttamento del lavoratore, mettendo così le basi per un capitalismo senz'anima, manca del tutto di evidenze storiche ed è ancora da comprovare. Alcuni hanno giustamente osservato come, di fatto, sono stati gli avversari del calvinismo a favorire e sviluppare il capitalismo.
Il calvinismo tra passato e futuro
Negli ultimi 400 anni il calvinismo ha conosciuto alti e bassi. Sebbene indebolito molto dall'influenza dell'Illuminismo e del razionalismo, esso ha visto una considerevole rinascita nel movimento del risveglio evangelico in Inghilterra e nel "Grande Risveglio" in America nel XVIII secolo. Nel XIX secolo, però, è stato attaccato da due fronti. Non solo la cosiddetta alta critica (che mette in questione la credibilità della Bibbia) e lo scientismo da una parte vi si è opposto con vigore, ma anche l'evangelicalismo wesleyano e quietista dall'altra. Ne è risultato che i calvinisti si sono arroccati sulle loro posizioni e si sono messi sulla difensiva. Negli ultimi trent'anni, però, hanno ripreso molta della loro passata fiducia.
Mentre gran parte delle "chiese storiche" un tempo calviniste hanno abbracciato le ideologie che di volta in volta si sono succedute sulla scena della cultura e della politica (esse si considerano "evolute", mentre altri le considerano "degenerate"), perdendo così non solo il loro afflato originario, ma entrando in forte crisi numerica, il calvinismo classico, anche attraverso scissioni dalle "chiese storiche" e con la creazione di nuove Chiese riformate indipendenti ha ripreso terreno nel mondo evangelicale e si sta diffondendo trasversalmente in gran parte delle denominazioni evangeliche.
Anche in Italia si ristampano vecchi classici del Calvinismo, come pure si pubblicano libri di teologi calvinisti dei secoli successivi alla Riforma. Si pubblicano riviste e si stabiliscono seminari e scuole teologiche che rivalutano questo retaggio teologico. Il movimento calvinista, di anno in anno, sembra che in tutto il mondo oggi riprenda la sua passata vitalità.

SOVRANITA’ DELLE SFERE
La sovranità delle sfere o sovranità delle sfere sociali è una concezione della dottrina sociale protestante (in particolare calvinista) che afferma come ogni sfera di cui è composta la vita (ad es. stato, chiesa, famiglia, scuola, associazioni, industria, scienza, ecc.) derivi direttamente da Dio, sia autonoma dalle altre, sovrana su sé stessa e responsabile direttamente verso Dio del modo in cui si conduce. Ne consegue che la sovranità di ciascuna sfera debba essere rispettata, valorizzata e salvaguardata dalle altre sfere. Questo non esclude, anzi, esige, che ogni sfera si rapporti, dialoghi, si coordini (in modo paritetico) con le altre dando il proprio contributo alla vita dell'intero insieme sociale.
La concezione di sovranità delle sfere si differenzia da quella cattolica-romana del principio di sussidiarietà perché respinge un quadro gerarchico di rapporti. Essa, infatti, negativamente esclude che vi siano sfere "superiori" in rapporto ad altre "inferiori" e, positivamente, riconosce la legittima sovranità di ciascuna sfera, ognuna delle quali non è gerarchicamente sottoposta ad alcun'altra, ma si rapporta alla pari con le altre sfere in un quadro di cooperazione.
La sovranità delle sfere ridimensiona e relativizza, per esempio, il potere delle chiese e degli stati, impedendo che, abusando del loro potere, sviluppino forme di totalitarismo e si immischino in ciò che è di competenza di ciascuna sfera (operino, cioè, indebite ingerenze). La sovranità delle sfere è un'alternativa alle concezioni dell'ecclesiasticismo, del secolarismo statalista.
Origine storica
Il rapporto fra il potere dello Stato e quello delle istituzioni religiose (non solo cristiane) è sempre stato problematico. Da una parte vi è lo Stato che spesso ha voluto dominare (ingerendosi in esse) e sfruttare a proprio vantaggio, le istituzioni religiose; dall'altra vi sono le chiese che spesso hanno voluto dominare e condizionare la vita politica e sociale, pretendendo di avere, al riguardo, un "diritto divino" su di essa.
Durante il Medioevo era prevalsa la concezione gerarchica ecclesiastica che sosteneva come Dio, attraverso la Chiesa, governasse il mondo, esercitando dominio su ogni sfera della cultura. In base a questo insegnamento, la Chiesa dominava le arti, l'agricultura, il governo, la famiglia, le corporazioni professionali e il sistema educativo. L'ecclesiasticismo era palese nelle arti. I temi religiosi erano incoraggiati dal patrono primario delle arti, la Chiesa. Allo stesso modo, la politica nel Medioevo spesso vedeva leader politici che sostanzialmente ubbidivano ("dovevano ubbidire") ai dettami delle autorità ecclesiastiche. Autorità politiche e religiose, così, spesso si identificavano le une con le altre. La chiesa sovrintendeva pure le corporazioni e l'agricoltura. Nella sfera della famiglia, era la Chiesa a gestire e regolare, per esempio, il matrimonio, la procreazione e la sessualità. Nella sfera educativa, ciascuna delle più grandi università erano state create e sostenute dalla Chiesa.
Durante il Rinascimento, però, emerge una concezione secolarizzata in cui la cultura si emancipa dal condizionamento della Chiesa. Ricchi mercanti, ad esempio, diventano patroni delle arti, mettendo in grado queste aree di essere libere dal controllo ecclesiastico. Governo, famiglia, educazione ed economia si liberano dai condizionamenti ecclesiastici soprattutto grazie al Protestantesimo.
Il concetto di sovranità delle sfere, però, è formulato per la prima volta dal teologo calvinista e primo ministro olandese Abraham Kuyper (sinistra) ed ulteriormente sviluppato da Herman Dooyeweerd e Dik Vollenhoven. Kuyper basa l'idea di sovranita delle sfere sul concetto di esistenza coram Deo. Ogni sfera esiste "di fronte a Dio", significando con questo che ciascuna di esse ha la propria integrità, la quale consiste di livelli d'autorità, proposito, e modelli suoi propri. Kuyper afferma come il ruolo della Chiesa sia quello di preparare le persone a servire nell'ambito delle proprie sfere e di influenzare le sfere influendo sugli individui. Per Kuyper la sovranità delle sfere implica una certa forma di separazione della chiesa dallo stato e da altre sfere sociali. Secondo la sovranità delle sfere, dato che in Olanda vi erano molte comunità religiose, tutte queste dovevano formare la propria sfera, con le proprie istituzioni sociali come scuole, stampa, ospedali ed assistenza sociale. Tutto questo risulta in una società sostenuta da "colonne" legittimate ad avere e gestire la propria identità in modo autonomo (Verzuiling in olandese, Pilarisation in francese) della società. Primo esempio di questo fenomeno è la "Università libera", fondata da Kuyper dove i ministri delle chiese riformate olandesi sarebbero stati istruiti senza interferenze da parte dello stato olandese, perché i ministri di culto, nella concezione kuyperiana, si pongono al di fuori della sfera di competenza del governo.
Aspetti della dottrina
La dottrina della sovranità delle sfere comporta molte applicazioni.
L'istituzione della famiglia, per esempio, non deriva dallo Stato, dalla Chiesa, o da fattori sociali contingenti, ma deriva dall'originale atto creativo di Dio (è un'istituzione creazionale). Non è lo Stato né la Chiesa che possa definire che cosa sia la famiglia o che stabilisca quali ne debbano essere le regole, ma la sovrana Parola di Dio (concepita dal Protestantesimo come indipendente dal controllo della Chiesa). Nella famiglia, l'autorità che possiede sulla gestione della propria vita non deriva, quindi, dall'autorizzazione o delega che riceve da qualche potere ad essa esterno, ad es. dallo Stato, ma procede naturalmente dal capofamiglia, il genitore, responsabile direttamente verso Dio. Lo Stato, eventualmente, può subentrare, autorizzato, per surrogare ciò che la famiglia, pur dovendolo, non riesce a realizzare.
In un'organizzazione scientifica, una scuola o un'università, nessuno Stato o chiesa può dettare a quali conclusioni scientifiche tale istituzione deve pervenire. Le leggi che devono esservi applicate sono inerenti alla sfera stessa. L'amministrazione della scuola compete a coloro che sono legittimamente a capo di tale organizzazione, secondo le loro specifiche competenze. Allo stesso modo in un'organizzazione di commercio, si applicano solo le regole del commercio, coloro che la devono guidare sono i suoi propri leader. L'agricoltura non deriva le sue leggi dal governo, ma alle leggi della natura. Ogni qual volta un governo presume di dettare quali leggi devono essere operative in una determinata sfera, coloro che vi appartengono reagiscono legittimamente quando protestano come lo Stato stia interferendo nei loro affari interni. La questione è fino a che punto lo Stato possa intervenire interferendo in una determinata sfera.
Sovranità dello Stato e sovranità delle sfere
Qual è il rapporto della sovranità dello Stato con la sovranità delle sfere in questa prospettiva? Idealmente non vi deve essere fra di loro alcun conflitto, perché la loro autorità deriva da un'origine comune, cioè Dio, e in ciascuna di esse la loro sovranità è delegata da Dio direttamente alla sfera che la deve esercitare, non attraverso la mediazione di altre.
Vi è differenza nel modo in cui sono sorti i governi, lo scopo per cui esistono ed il metodo con il quale si esercita la loro autorità. Tutte queste sfere sociali, con l'eccezione della Chiesa, si sono sviluppate in modo organico dalla vita normale dell'umanità. Non così i governi. Se, infatti, la vita si fosse sviluppata normalmente, senza l'influenza corruttrice del peccato, non vi sarebbe stato bisogno di uno Stato o di un governo così come noi oggi li conosciamo. Ci sarebbe stato un Regno di Dio in cui l'umanità sarebbe stata unita. Questo Regno di Dio, però, non continua nel nostro presente Stato, ma nel regno spirituale di Cristo, la Chiesa. Lo Stato, con la sua funzione legislativa, esecutiva e giudiziaria, il suo esercito e la sua polizia, è un'istituzione della grazia comune di Dio, uno strumento che si è reso necessario a causa del peccato, per tenere sotto controllo la violenza del peccato e rendere possibile una società ordinata. La ragione per la quale esistono i governi è chiaramente insegnata nella Bibbia, in modo particolare da Romani 13:1-6 e spiegata nell'articolo 36 della Confessione di fede belga.
Il governo civile, quindi, non sorge dalla normale vita organica dell'uomo, non ha il proprio compito creazionale da svolgere, come la famiglia o la sfera della scienza o ciascuna delle altre sfere. Il suo compito è funzionale alla presenza nel mondo del peccato. Deve amministrare la giustizia in un mondo impregnato di peccato per punire i malfattori e per approvare coloro che fanno il bene.
Il governo civile è uno strumento della grazia comune di Dio per facilitare le diverse sfere della società l'adempimento dei loro rispettivi ruoli. Il governo non deve sostituirsi all'opera di queste sfere, com'è tendenza negli stati totalitari. Questo pregiudicherebbe e non aiuterebbe l'adempimento di quei compiti che Dio affida loro. Il governo non dovrebbe nemmeno permettere a queste sfere di operare senza limiti secondo i loro desideri peccaminosi, come la politica del laissez-faire che i liberali vorrebbero proporre. Questo sarebbe evadere le responsabilità che lo stato possiede nella società civile, cioè amministrare la giustizia. È piuttosto compito dello Stato contrapporsi a quelle forze che vorrebbero impedire a che le diverse sfere della società adempiano i compiti che Dio ha loro assegnato. Positivamente deve promuovere quelle condizioni e quei rapporti che sono loro utili nel perseguimento dei loro fini. In circostanze anormali potrebbe essere pure il compito dello Stato quello di integrare, surrogare o persino assumersi i doveri dei gruppi più deboli fintanto che non ritornano al loro stato normale. In ogni caso lo Stato deve avere come regola primaria: L'interesse delle sfere sociali deve essere prioritario. Nessuno Stato deve presumere di potere ignorare, alterare o distruggere il mandato che Dio assegna a ciascuna sfera. La famiglia, la scienza, l'arte, l'industria, e l'agricoltura non esistono a beneficio dello Stato, ma lo Stato esiste per il benessere di queste sfere. [Oltre al compito di amministrazione della giustizia, il Calvinismo assegna allo Stato certi compiti culturali generali ai quali l'intera società deve adempiere, come strade, trasporti, servizio postale, sviluppo delle risorse naturali ecc.
Il dovere del governo verso le sfere sociali dovrebbe essere:
Prevenire possibili conflitti fra le varie sfere e promuovere le condizioni per cui ciascuna di esse può assolvere nel modo più libero possibile i compiti che sono stati loro affidati.
Proteggere gli individui ed i deboli in queste sfere contro qualsiasi abuso di potere operato dagli elementi più forti.
L'autorità di esigere da tutti i doveri personali e finanziari necessari per la preservazione dello stato.
Chiesa e sovranità delle sfere
Nel caso della Chiesa in quanto sfera vi è una differenza nel modo in cui essa è originata. La Chiesa non sorge, come le altre, dalla vita normale della creazione, non è un'istituzione creazionale. Di fatto, se la vita si fosse sviluppata normalmente senza l'influenza corruttrice del peccato, non vi sarebbe stato bisogno di una Chiesa, come non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di uno Stato nel senso moderno del termine. La Chiesa, infatti, sorge a motivo del peccato come un'istituzione della grazia di Dio. In ogni caso, la Chiesa, come pure altre sfere della società, vede il proprio compito assegnatole direttamente da Dio, con una sua corrispondente autorità che nessuno Stato o potere esterno, può infrangere. Di fatto, nel caso della Chiesa, la sua autorità è ancor più salvaguardata dalle Sacre Scritture che altre sfere. Ci viene espressamente e ripetutamente detto che nella sfera sacra della Chiesa, Gesù Cristo e Lui soltanto è sovrano. Quando gli stati presumono di esercitare autorità sulla Chiesa, è stato versato a profusione il sangue dei martiri per difendere la sovranità della Chiesa dal dominio dello Stato.


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