Questo BLOG è il risultato di una vasta ricerca sulle maggiori religioni diffuse nel mondo. Qui potrete trovare una spiegazione obbiettiva delle credenze, delle divinità e del pensiero dei vari culti.

sabato 11 aprile 2009

MITOLOGIA CENTROAMERICANA

Mitologia azteca
Gli Aztechi erano originariamente una delle tribù nahua e quando arrivarono alla valle del Messico, portarono con loro le proprie divinità. Il più importante era Huitzilopochtli (sinistra), il cui nome, tradotto letteralmente, significa "il colibrì sinistro", espressione che, secondo Laurette Séjourné, nel linguaggio esoterico nahuatl si può tradurre come "l'anima del guerriero che viene dal Paradiso".
Nella valle del Messico, o valle del Anahuac, gli Aztechi cercarono di incorporare la cultura e le divinità delle civilizzazioni più avanzate che avevano trovato al loro arrivo con quelle delle civiltà più antiche, come quella dei Toltechi. Da questa fusione nacquero Tlaloc, Tezcatlipoca e Quetzalcoatl.
Non v'è dubbio che alcuni capi aztechi, come Tlacaelel, modificarono la storia per poter portare le proprie divinità tribali, Huitzilopochtli, allo stesso livello della maggior parte delle divinità nahua.
Man mano che gli Aztechi cominciarono a conquistare altri popoli, furono accettati nuovi dei e le loro storie vennero intrecciate a quelle delle divinità che già veneravano.
Studiosi come Miguel León-Portilla suggeriscono che, all'epoca della conquista, gli Aztechi stessero attraversando una fase di sincretismo, durante la quale tutti gli dei venivano considerati semplici espressioni della potenza di una divinità principale, Ometeotl/Omecihuatl.
Questa è una semplice ed antica coppia di dei, i cui nomi significano letteralmente "Signore due, Signora due", che però vengono solitamente tradotti come "nostro signore/signora della dualità", implicando un dio con caratteristiche femminili e maschili. Questo dio è molto più antico della civilizzazione nahua e secondo alcune leggende sarebbe l'origine di tutti gli dei. Il popolo non lo conosceva, ma nelle classi più elevate si manifestava una specie di culto nei suoi confronti. Altri nomi col quale veniva definito: "Il signore di ciò che è vicino", "L'inventore di se stesso" e Tonacatecuhtli (Il Signore della nostra carne).
Cosmogonia azteca
Le cinque età del mondo
Ciascuna delle cinque ere inizia e finisce con la vita del sole. Ogni dio ha il compito di reggere il sole e, quando questo andrà distrutto, l'età si potrà considerare finita. La morte di ciascun sole coincide col fallimento della divinità, che viene di fatto sconfitta da un altro dio e condannata alla caduta sulla Terra. Il dio vincitore ha quindi il compito di occuparsi del nuovo sole.
Il potere delle divinità è regolato da un elemento primario e dal suo processo di trasformazione: il passaggio simbolico dalla materia allo spirito. È un universo caratterizzato dalla distruzione e dall'incapacità degli dei di garantire un ordine armonico e stabile.
Età dei Quattro Giaguari
La Terra è abitata dai Giganti. Periranno tra le fauci dei giaguari, come ogni altro essere. Quando avranno divorato ogni cosa, compreso il sole, i giaguari moriranno e l'era sarà conclusa.
Nome del sole: nauioceloli.
Divinità: dio Tezcatlipoca.
Età dei Quattro Venti
Gli uomini diventano scimmie e il mondo viene devastato dagli uragani.
Nome del sole: naui-eecatl.
Divinità: dio Quetzalcoatl.
Età delle Piogge
Quest'età è contraddistinta da grandi piogge di fuoco. Solo gli uccelli riuscirono a salvarsi.
Nome del sole: nauiquiauitl.
Divinità: dio Tlaloc.
Età delle Acque
Un'alluvione di enorme portata causa l'inondazione delle terre emerse e trasforma gli uomini in pesci, rane ed esseri acquatici. Il diluvio dura 52 anni. Si salvano solamente un uomo e una donna, riparandosi dentro un tronco di cipresso. Tezcatlipoca punirà la loro disobbedienza trasformandoli in cani. In mancanza di superstiti per un una nuova età, Quetzalcoatl assume le sembianze di Xolotl, dio dalla testa di cane, raggiunge il regno dei morti e bagna col proprio sangue le ossa degli uomini defunti, ridandogli la vita e salvando l'umanità.
Nome del sole: naui-atl.
Divinità: dea Chalciuhtlicue.
Età dei Terremoti
È l'ultima età, contemporanea all'arrivo dei conquistadores. La Terra avrebbe dovuto collassare su sé stessa in seguito a ripetute scosse sismiche.
Infine le tzitzimime, una tribù di dee mostruose fatte di sole ossa, sarebbero emerse dalle tenebre per annientare l'umanità. Avrebbe così avuto luogo la catastrofe finale.
Nome del sole: naui-ollin.
Divinità: dio Tonatiuh.
Il quincunce
Gli Aztechi rappresentavano il mondo in corrispondenza alle cinque direzioni indicate da una croce.
L'oriente, terra della luce e della fertilità, contraddistinto dai colori giallo, rosso e verde. È legato al sole della prima Età.
Il nord, terra delle tenebre e dell'aridità, contraddistinto dal colore nero. È legato ai soli dell'Età dei Venti e dell'Età delle Piogge. A nord si trova anche Mictlan, il regno sotterraneo dei morti, sorvegliato dal dio Mictlantecuhtli.
L'occidente, terra della nebbia e origine dell'umanità, contraddistinto dal colore bianco. È legato al quarto sole, quello governato da Chalcihuitlicue. È il paese del giardino di Ta¬moanchan, sede delle divinità femminili.
Il sud, terra del sole meridiano, contraddistinto dal colore blu. È legato al sole dell'ultima Età, i Terremoti di Tonatiuh. È la casa di Huitzilopochtli, dio del sole e della guerra, prima divinità azteca.
Il centro, simbolo del sole regolatore, punto di contatto tra il cielo la terra, associato al numero cinque.
La Pietra del Sole, il più famoso tra i geroglifici aztechi, è disposto secondo il quincunce, la posizione a croce dei quattro punti cardinali che convergono verso Tonatiuh, l'ultimo dio sole al centro.


Mitologia maya
La religione maya è quell'insieme di credenze politeiste, con una storia di più di 3000 anni, della civiltà maya precolombiana. Questa religione, che faceva fortemente riferimento alle forze della natura (sole, luna e pioggia in particolare), era una complessa forma di politeismo basata sul concetto di dualità: la vita e la morte, il giorno e la notte, il maschio e la femmina. I pochi elementi dell'antica religione che oggi sopravvivono non derivano dalla complessa teologia della classe sacerdotale, ma dalle credenze in semplici divinità mitologia della natura, come i Chac e le divinità della fertilità.
Il dio supremo era considerato Itzamà o Itzamna(sinistra), dio solare, inventore della scrittura e protettore dell'agricoltura. Altra divinità era Kukulkán, il serpente piumato a due teste, da alcuni identificato con il cielo, a cui si facevano sacrifici umani. Infine, altre tre divinità fondamentali erano Ixchel (dea lunare, protettrice delle partorienti e delle attività femminili), Yum Kaa (dio del mais) ed Ahpuch (dio della morte).
La religione e i centri cerimoniali erano diretti dalla casta sacerdotale ah kin (il solare), con a capo l'ahaucan (principe dei serpenti), detentrice delle conoscenze astronomiche e del complesso calendario di feste che si svolgevano con riti propiziatori, sacrifici umani, preghiere e banchetti. I sacerdoti indossavano vestiti di pelle di cervo, di giaguaro o di altri animali per assumerne le capacità.
Solo tre testi maya completi sono sopravvissuti allo scorrere degli anni. I più furono bruciati dagli spagnoli durante l'invasione. È per questo che oggi risulta difficile conoscere profondamente la religione Maya.
I libri sono:
Il Popol Vuh (o Libro del consiglio) tratta dei miti della creazione terrestre, delle avventure delle divinità gemelle e della creazione del primo uomo;
I libri del "Chilam Balam" che descrivono le tradizioni della cultura maya;
Le cronache di Chacxulubchen, altro libro fondamentale per la comprensione della religione maya.
Secondo la religione dei Maya l'uomo è "una pallina di acqua e mais modellata dagli dèi". Questo spiega perché tra le divinità Maya c'è un posto anche per il dio Mais, alimento sacro.
Uno dei riti religiosi più importanti era il gioco della palla "Pok-a-tok", metafora del sole (simile al gioco della pelota). È solo con la conquista Tolteca, durante il declino della civiltà Maya che la religione assunse un carattere cruento ed aumentarono di frequenza i sacrifici umani.
Popol Vuh
Il Popol Vuh ("Libro della comunità"; Popol Wuj nella moderna trascrizione Quiché) è una raccolta di miti e leggende dei vari gruppi etnici che abitarono la terra Quiché (K'iche'), uno dei regni maya in Guatemala.
Descrizione
Il libro inizia con il mito della creazione maya seguito dalle storie dei due eroi gemelli Hunahpu (Junajpu) e Xbalanque (Xb'alanke), figure salienti della mitologia maya. Il libro prosegue con i dettagli della fondazione e della storia del regno Quiché, in cui si cerca di mostrare come il potere della famiglia reale provenga degli dei.
Questo è l'inizio del mito della creazione, riportato secondo lo spelling moderno:
Are utzijoxik wa'e
k'ak atz'ininoq,
k'akachamamoq,
katz'inonik,
k'akasilanik,
k'akalolinik,
katolona puch upa kaj.
"Questo è il racconto di come
tutto era sospeso,
tutto calmo,
in silenzio;
tutto immobile,
tranquillo,
e la distesa del cielo era vuota."
Storia del libro
Il manoscritto del Popol Vuh più conosciuto e completo è scritto nel dialetto maya Quiché. Dopo la conquista spagnola del Guatemala, l'uso della scrittura maya fu proibito e fu introdotto l'alfabeto latino. Comunque alcuni sacerdoti e funzionari maya continuarono illegalmente a copiare il testo, usando però i caratteri latini. Una di queste copie fu scoperta circa nel 1702 da un sacerdote di nome Francisco Ximénez nella cittadina del Guatemala di Chichicastenango: invece di bruciarla padre Ximénez ne fece una copia aggiungendovi una traduzione in lingua castigliana. Questa copia tornò alla luce in un dimenticato angolo della biblioteca dell'Università di San Carlos a Città del Guatemala, dove fu riscoperta dall'Abbé Brasseur de Bourbourg e da Carl Scherzer nel 1854. Essi pubblicarono, pochi anni dopo, la traduzione del testo in francese e inglese, la prima delle molte traduzioni in cui il Popol Vuh è stato stampato da allora.
Il testo del manoscritto Ximénez contiene quelli che alcuni studiosi consideravano errori alla luce dell'esatta traslitterazione di un precedente testo pittografico, una prova che il Popol Vuh è basato su una copia di un testo molto precedente. Comunque ci furono sicuramente aggiunte e modificazioni al testo al tempo della colonizzazione spagnola, in quanto la maggior parte dei governatori spagnoli del Guatemala sono menzionati come successori degli antichi governanti maya.

Mitologia inca
La mitologia inca era costituita da una serie di leggende e miti che alimentarono la religione panteista dell'Impero Inca, centralizzata a Cuzco, in Perú.
Alcuni nomi degli dei inca si ripetevano oppure erano chiamati con nomi diversi nelle varie provincie dell'Impero. Intorno al 1530, si poteva individuare al suo interno l’aggregazione di almeno tre distinte tradizioni culturali:
L'antica civiltà di Tiwanaku
Gli Inca durante il massimo splendore del loro impero (1438-1527)
La civiltà dei Mochica e dei Chimú, sottomesse nel XV secolo.
Tre piani
Gli Inca credevano che, siccome lo spazio orizzontale era diviso in due parti, e ognuna di queste era suddivisa in altre due, il mondo appariva composto da tre piani:
Hanan Pacha : Il mondo di sopra
Kay Pacha : Il mondo di qui
Uku Pacha o Urin Pacha : Il mondo di sotto.
Pacha significava sia tempo che spazio.
Pantheon degli Inca
Nella mitologia inca gli dei erano gli astri o altri grandi elementi della natura. L'unico dio nel vero senso della parola era:
Viracocha (sinistra),la divinità creatrice del Sole, della luna e delle stelle, il dio che aveva plasmato i primi uomini nell'argilla ed era rappresentato come un bambino di dieci anni
Gli altri dei fondamentali erano:
Inti (Sole), creatore e protettore degli Inca, sposo e fratello di Mama Quilla (madre Luna) e padre del primo inca, e di Mama Ocllo (madre Uovo),
Pachacamac, il dio della luna (o dio del cielo), figlio del Sole (permetteva la crescita dei cereali, degli uomini e degli uccelli) talmente simile all'uomo che si riteneva inutile dedicargli statue e templi, ma a cui venivano offerti sacrifici umani,
Pachamama, madre terra, moglie di Pachacamac, protettrice dei raccolti e dea della fertilità, tutt'ora molto venerata.
Altri dei minori:
Apo dio delle montagne;
Apocatequil (o Apotequil) dio del fulmine;
Catequil dio dei tuoni;
Cavillace dea vergine mangiatrice di frutta, da cui nacque Coniraya, dea della Luna;
Chasca dea dell'alba, del crepuscolo e del pianeta Venere, era protettrice delle vergini;
Chasca Coyllur dea dei fiori;
Mama Coca (o Cocomama) dea della salute e della gioia;
Coniraya divinità lunare;
Ekkeko dio del cuore e della buona salute;
Kon dio della pioggia e del vento venuto da sud;
Mama Allpa dea della fertilità;
Mama Cocha "madre Mare";
Mama Quilla "madre Luna" o "madre d'oro";
Mama Zara dea del grano;
Pariacaca dio dell'acqua nato dalla mitologia pre-Inca;
Supay dio della morte;
Urcaguary dio dei metalli.
In questa particolare teologia le divinità supreme convivevano pacificamente.
Tra le divinità andine ricordiamo Apu Illapu dio della pioggia e dei temporali. Molto venerati dal popolo erano gli huaca (le forze) dei monti, dei laghi, dei fiumi e degli alberi, ai quali si consacravano mucchi di pietre e si offrivano bambini in sacrificio.
Ricorrenze
La più grande festa religiosa inca era il Raymi (la danza del Sole), in onore di Inti, che ricorreva due volte l'anno e si protraeva per otto giorni consecutivi. Veniva acceso il fuoco sacro mediante uno specchio ustorio e tale fuoco veniva custodito dalle Vergini del Sole fino al successivo Raymi.
Questa festa è celebrata ancora oggi dai popoli andini.
Templi
La civiltà inca fondò molti templi per adorare le varie divinità. I templi inca più conosciuti sono probabilmente quello del Sole a Cusco, quello di Vilcashuaman ed quello sull'Aconcagua (la montagna più alta del Sud America) ed il Tempio del Sole dell'Isla del Sol. Il Tempio di Cusco fu costruito senza altri mezzi che l'incastonamento delle pietre. Questo, ha una circonferenza di oltre 1200 piedi. Una parte del tempio, chiamata Qoricancha, ha al suo interno svariati oggetti d'oro. Varie zone dell'impero inca furono assegnate ai sacerdoti che le amministravano in nome del dio del Sole.
Mito di fondazione dell'Impero
Manco Capac (sinistra), il primo inca, illuminato e guidato da Inti, partì dal Lago Titicaca insieme a Mama Ocllo, sua moglie e sorella, e con una bacchetta(meglio scettro o bastone, bacchetta è riduttivo) d'oro (consegnatagli dal padre) segnò il punto in cui sarebbe sorta Cuzco, capitale del futuro impero.
Tutti i sovrani inca, dunque, erano ritenuti discendenti diretti del Sole e, quindi, dèi essi stessi e padroni di tutte le cose e gli uomini del regno. Il sovrano sceglieva la sua sposa tra le proprie sorelle, ma possedeva anche centinaia di concubine ed era servito dalle sacerdotesse del Tempio del Sole che poteva dare in spose ai nobili della corte. Gli era dovuta obbedienza totale e a lui era riservato un terzo delle ricchezze e dei raccolti del regno (le altre due parti erano destinate alla popolazione e ai culti). Alla sua morte la salma veniva mummificata, ricoperta di doni d’oro, avvolta in ricchi mantelli ricamati e deposta in una cavità naturale.


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