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lunedì 4 maggio 2009

NEOPAGANESIMO ROMANO

La Via romana agli Dei - chiamata anche Tradizione romana o romano-italica o italica-romana-italiana, o anche Politeismo romano - è la riproposizione moderna del culto agli Dèi dell’antico mondo romano. Oggi questo culto è praticato in Italia da alcune centinaia di persone riunite in una pluralità di associazioni, cui va aggiunto un numero imprecisato di liberi pagani, praticanti o meno, che non aderiscono a nessun gruppo o si pongono come semplici simpatizzanti di quelli esistenti. Piccoli gruppi esistono anche in altri paesi europei e una presenza più consistente si registra in Nord America.
Culto
La religiosità romana è di tipo politeista (ma alcuni gruppi pongono anche l’accento sull’unità di fondo del Divino, di cui la molteplicità sarebbe espressione) e coltivata esclusivamente in ambito privato (singolarmente, familiarmente e/o comunitariamente). Essendo l’antica religione di Roma una religione dello Stato, il culto pubblico in senso stretto appare al momento impraticabile, in quanto occorrerebbe restaurare la Respublica, ovvero lo Stato romano tradizionale. Il concetto fondante del culto pubblico è la Pax Deorum (hominumque), cioè il patto tra gli Dèi e la comunità umana giuridicamente stabilito. Il concetto, trasferito in ambito privato, designa il patto non scritto tra il/i praticante/i e le proprie Divinità, patto che viene stabilito e mantenuto attraverso il culto.
Il culto, seguendo l’antico calendario romano, ha un suo modello sacrale tradizionale prestabilito; la differenza più importante con la religione antica è che il sacrificio cruento non viene praticato e gli Dèi vengono onorati solo con offerte di profumi, vegetali, vino, vivande.
Ogni individuo adulto è sacerdote di sé stesso e venera anzitutto il proprio Genio (o la propria Iuno, nel caso delle donne), i Lari familiari e i Penati, le divinità che considera protettrici di sé o della propria famiglia e comunità; in secondo luogo le varie divinità alle quali sono consacrate le festività dell’anno calendariale.
Le occasioni rituali importanti, i momenti di passaggio della vita (nascita, pubertà, matrimonio, morte); le ordinarie le festività dell’anno e i tre cardini del mese (Calende, None, Idi); i solstizi sono per lo più celebrati comunitariamente.
Storia
All'interno dell’attuale ambiente pagano romano è presente l'idea che dopo l'interruzione della Pax Deorum, che si ebbe con l'abolizione del culto pubblico e con le leggi di Teodosio (fine del IV secolo) che proibivano anche il culto privato, la tradizione cultuale romana in realtà non sia mai venuta meno, ma si sia conservata all'interno di alcune importanti famiglie che la hanno segretamente tramandata fino ad oggi, costituendo così un centro sacrale occulto, che in certi periodi favorevoli della storia avrebbe avuto una maggiore trasparenza ed influenza nella realtà italiana, tanto che in alcuni ambienti si parla del mito delle tre R: Romanità, Rinascimento, Risorgimento.
La circostanza storicamente più esplicita e significativa, è quella che vede sorgere a Roma, intorno alla metà del Quattrocento, l’Accademia Romana di Pomponio Leto (sinistra), di cui è nota la celebrazione rituale del 21 aprile (Natale di Roma) e, per l’evidenza archeologica di alcune iscrizioni scoperte nell’Ottocento, la restaurazione del pontificato massimo pagano, detenuto dal Leto stesso. Tale Accademia fu sciolta da papa Paolo II nel 1468 e i suoi membri incarcerati o perseguitati.
Tra Ottocento e Novecento il tentativo di proporre l’adozione di alcune forme rituali pagano-romane al nuovo Stato nazionale, libero dall’oppressione clericale, sarà tentato dall’archeologo Giacomo Boni (ara graminea sul Palatino, ludus Troiae ecc.) e da ambienti esoterici della Capitale, culminando nel 1923 nella consegna di un fascio rituale a Mussolini e nella sacra rappresentazione pubblica della tragedia "Rumon".
Epoca attuale
Il primo «manifesto» pagano, in senso romano-italico, dell’Italia contemporanea si può ritenere l’articolo "Imperialismo Pagano", pubblicato dall’esoterista Arturo Reghini (sinistra) sulla rivista La Salamandra nel 1914. Discepolo del maestro pitagorico Amedeo Armentano - esponente di una catena iniziatica pagana che si voleva giunta fino ai tempi moderni dall’antichità -, Reghini darà vita dopo la prima guerra mondiale alle riviste esoteriche Atanòr (1924) e Ignis (1925), nelle quali verrà riproposto al fascismo l’obiettivo di realizzare l’"imperialismo pagano" già in precedenza teorizzato.



Nel 1927 lo stesso Reghini, con il giovane filosofo ed esoterista Julius Evola (sinistra), dà vita a Roma ad una catena magica, il «Gruppo di Ur», e alla corrispondente rivista Ur (1927-1928). Su Ur, nel 1928, sempre Reghini, con lo pseudonimo Pietro Negri, pubblica il saggio Della tradizione occidentale, che può essere considerato il manifesto novecentesco della spiritualità iniziatica romano-pagana, così come l’articolo Imperialismo Pagano dello stesso Reghini (riproposto su Atanòr nel 1924), insieme al più noto libro dallo stesso titolo pubblicato da Evola nel 1929 al fine di contrastare il Concordato mussoliniano tra Stato e Chiesa, vanno considerati i manifesti novecenteschi del paganesimo politico italiano.
Spezzatosi alla fine del 1928 il sodalizio Evola-Reghini, il primo continuerà nel 1929 la rivista Ur col nome Krur. Su Krur apparirà un misterioso documento, proveniente da ambienti ermetici di Roma e firmato con lo ieronimo Ekatlos (su chi si celasse dietro questa firma vi sono oggi ipotesi contrastanti), contenente l’esplicita affermazione che la vittoria italiana nella prima guerra mondiale e l’avvento successivo del fascismo sarebbero stati propiziati, se non determinati, da alcuni riti pagani etrusco-romani.
Il richiamo pubblico alla spiritualità precristiana di Roma, negli anni successivi, fino alla fine del fascismo, sarà opera pressoché unicamente di Julius Evola. E da ambienti giovanili ruotanti attorno al filosofo romano riemergerà, alle soglie degli anni settanta, un interesse "operativo" per la Romanità pagana e per la stessa esperienza del Gruppo di Ur. A Roma, Napoli e Messina nasce e si sviluppa il "Gruppo dei Dioscuri", di cui si perdono presto le tracce visibili e del quale Evola stesso era a conoscenza, alcune indiscrezioni lo danno ancora oggi attivo soprattutto in Campania. Il gruppo prima di far perdere le proprie tracce visibili pubblica una serie di quattro fascicoli dal titolo: "L'Impeto della vera cultura", "Le due Razze", "Phersu maschera del Nume" e "Rivoluzione Tradizionale e Sovversione". Un vivo interesse per la religione prisca di Roma emerge presto anche nella rivista evoliana Arthos (fondata a Genova nel 1972), diretta da Renato del Ponte, cui si devono libri autorevoli come Dei e miti italici (1985) e La religione dei Romani (1993), mentre l’eredità dei Dioscuri messinesi nel 1984 è in parte convogliata nel Gruppo Arx di Salvatore Ruta e nella pubblicazione del trimestrale La Cittadella.
Dal 1984 al 1986, tra Calabria e Sicilia, si rimanifesta anche l’Associazione Pitagorica - «lo stesso sodalizio fondato da Arturo Reghini nel dicembre del 1923» venne esplicitato dai suoi portavoce - che pubblica la rivista Yghìeia. L’Associazione cessa ufficialmente di esistere nel 1988 con la morte del suo presidente, Sebastiano Recupero. Uno dei membri, Roberto Sestito, darà poi vita ad autonome attività editoriali, dalla rivista Ignis (1990-1992) all’omonima casa editrice (nel 2000 uscì anche il bollettino Il flauto di Pan): il tema religioso e rituale pagano-romano però, malgrado certe dichiarazioni di principio, in tali attività è pressoché assente.
Altri membri dell’Associazione Pitagorica, come Gennaro D’Uva, oggi invece scrivono su La Cittadella e la sostengono, pur non essendo parte del MTR.
Il tema della Tradizione Romana è stato presente anche nella rivista dell’Associazione "Senatus" di Piero Fenili e Marco Baistrocchi (quest’ultimo morto nel 1997): Politica Romana (1994-2004). Pubblicazione di elevato livello culturale, è stata considerata da molti una rivista romano-pagana, pitagorica e "reghiniana".
La realtà più significativa, per lo meno in termini "pubblici", del paganesimo romano-italico resta quella del Movimento Tradizionale Romano (MTR). Concepita attorno alla rivista La Cittadella a metà degli anni ottanta da Salvatore Ruta (Arx di Messina), Renato del Ponte (rivista Arthos di Genova, poi Pontremoli) e Roberto Incardona (Centro Studi Tradizionali di Trabia, in provincia di Palermo, da cui proviene pure Daniele Liotta, oggi a capo del MTR di Roma) questa realtà ha un suo specifico profilo culturale e religioso. L’MTR si richiama ritualmente ai soli culti della Romanità, non senza un interesse metafisico verso il neoplatonismo. Organizzativamente è strutturato in gruppi (gentes) aventi a capo un pater che convergono in una Curia Romana Patrum, cui accedono, appunto, solo i patres delle gentes, i quali poi eleggono annualmente al loro interno un Magister (o Princeps) e un Promagister, guide spirituali dell’intero Movimento. Dal 2001 "La Cittadella", passata sotto la direzione di Sandro Consolato, è ufficialmente rivista del MTR, pur essendo aperta a contributi di varia provenienza: sia l'MTR che La Cittadella sono presenti anche in internet con un sito e un forum.
Altra realtà romano-pagana significativa dal punto di vista pubblico è l’Associazione Romània Quirites, guidata da Loris Viola e con sede a Forlì. Nata agli inizi degli anni novanta e partecipe della fondazione rituale del MTR nel 1992, si è resa autonoma dal 1998 per divergenze di carattere non tanto cultuale quanto ideologico-organizzativo.


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