Questo BLOG è il risultato di una vasta ricerca sulle maggiori religioni diffuse nel mondo. Qui potrete trovare una spiegazione obbiettiva delle credenze, delle divinità e del pensiero dei vari culti.

giovedì 7 maggio 2009

TAOISMO

Il Taoismo (oppure Daoismo; in cinese Daojiao , letteralmente "insegnamento del Tao") è una religione monistica, panteistica ed enoteistica originaria della Cina, istituzionalizzatasi come tale all'incirca nel II secolo avanti Cristo, scaturendo da un movimento di pensiero nato dalla combinazione dell'antica filosofia cinese con le opere spirituali di Laozi , una commistione già attiva tra il VII e il V secolo avanti Cristo. Il Taoismo affonda le sue radici nell'antica cultura cinese, proponendosi in differenti forme e caratterizzando l'arte, la vita e la spiritualità dell'Estremo Oriente. Se ne trovano influenze nel Buddhismo, in particolare nello Zen, nella medicina tradizionale cinese, nella politica e nell'estetica.È componente essenziale delle arti marziali ed è venuto a contatto anche con l'Occidente, attraverso temi come l'ambientalismo, l'ecologia e lo sviluppo personale.
Etimologia
Il termine "Taoismo" è usato in Occidente sia per indicare la religione taoista (Daojiao ), sia la filosofia da cui la religione ha tratto le basi (Daojia , letteralmente "filosofia del Tao"), termini che a partire dalla dinastia Han, vennero utilizzati per designare collettivamente i santi immortali, il Tao Te Ching, e differenti movimenti religiosi, filosofici e scientifici o protoscientifici — come ad esempio l'alchimia e l'astrologia. Molto si deve inoltre a Laozi (sinistra), considerato a tutti gli effetti il fondatore della religione nella sua forma organizzata. Forme di insegnamento e scuole taoiste nacquero con la progressiva diffusione della dottrina, assimilando molto tra riti, concetti e divinità dalla religione folklorica cinese. Il taoista (daoshi ) in passato non era solo un semplice credente, ma il termine veniva utilizzato per indicare i chierici; l'espressione "fedele taoista" (daojiaotu ) è infatti un neologismo recente, nato nella realtà dell'attuale Cina popolare. Il termine Taoismo è spesso utilizzato per indicare anche la stessa religione popolare cinese in modo da distinguerla dal Buddhismo, dato che anche quest'ultimo ne è stato parecchio influenzato. Effettivamente la religione popolare è per certi versi inscindibile dal Taoismo, poiché fagocitata da esso nel corso dei secoli, seppur diversa sotto alcuni aspetti. Le moderne attività della Chiesa taoista cinese, fondata nel 1956, sono inoltre indirizzate verso una codifica della religione taoista che sembra voler fondere definitivamente il Taoismo e la religione popolare, o almeno le caratteristiche di questa più complesse e sapienziali, in un'opera che si predispone il compito di rivivificare e uniformare il patrimonio religioso cinese, in passato fortemente danneggiato dalle repressioni.

Testi sacri
Il testo sacro più importante per gli aspetti dottrinali della religione è senza dubbio è il Canone taoista (Daozang , letteralmente "Il tesoro di Dio"), compilato durante le dinastie Jin, Tang, Song, e la dinastia Ming. Include almeno millecinquecento testi di carattere religioso, ricchi di insegnamenti per la pratica della religione taoista e l'applicazione della sua etica. Seguendo l'esempio del Tripitaka buddhista, il Daozang è diviso in tre sezioni (dong ): i "Testi della Suprema Purezza" (Dongzen), ovvero insegnamenti sulla meditazione e sull'alto livello di iniziazione dei maestri; i "Testi del Tesoro Sacro" (Dongxuan), vale a dire scritture sulla liturgia e sul medio livello di iniziazione; e infine i "Testi dei Tre Signori" (Dongshen), una sezione che include insegnamenti sulle tecniche di esorcismo, sulla teologia taoista e sul minimo livello iniziatico. Il Canone contiene inoltre una gamma di scritture supplementari, aggiunte in epoche più recenti, che trattano di varie questioni: preghiere, invocazioni, meditazione, divinità e molto altro; tra questi testi si possono trovare il "Libro della Grande Pace" (Taipinjing), testi alchemici e scritture della tradizione dei Maestri Celesti, i Papi dell'ortodossia, oggi figure poco importanti sia per la Chiesa taoista taiwanese, ancor meno per l'organizzazione ecclesiastica della Cina continentale. Il Libro della Via e della Virtù (maggiormente conosciuto come Daodejing o Tao Te Ching) è il testo attribuito al padre fondatore del sistema religioso taoista, ovvero Laozi. Quest'opera poetica e dai termini criptici ed esoterici — riconosciuta come una delle più grandi opere spirituali dell'umanità — vanta un numero di interpretazioni, letture critiche e traduzioni non inferiore a quello delle riletture della Bibbia. Le diverse edizioni, spesso fortemente divergenti, illustrano la ricchezza e la saggezza della religiosità taoista. L'opera enuncia con chiarezza e semplicità il pensiero di Laozi, e permette di scoprire i principali fondamenti del Taoismo. Per i fedeli l'opera è spesso considerata una Sacra Scrittura rivelata a Laozi da un'ispirazione divina, sebbene non venga negata la possibilità dell'uomo di poter giungere a conoscenze occultistiche superiori con le sue stesse capacità. Un'altra opera di prominente rilevanza è il Libro del Maestro Zhuang (Zhuangzi, dal nome dell'autore), scrittura diretta di uno dei più grandi pensatori della Cina. Sotto forma di favole, di viaggi metafisici o di dialoghi filosofici, propone una via da seguire. Fu il testo maggiormente utilizzato da artisti e letterati e tutt'oggi viene ampiamente studiato dai religiosi, anche buddhisti e confuciani. Il Libro del Vuoto Perfetto (Liezi, anche in questo caso lo stesso nome di chi lo scrisse), è una collezione di aneddoti e di favole, la maggior parte ispirati alla dottrina di Zhuangzi; il testo è il terzo più importante della religione taoista. Complessivamente il Taoismo non dà particolare enfasi ai testi sacri. I fedeli generalmente non consultano il Canone taoista, ma usano testi e preghiere tramandati dai maestri, o spesso dai parenti. La confessione Quanzhen ha un approccio al Taoismo più improntato sullo studio delle scritture, e il Libro dei Mutamenti è ritenuto particolarmente importante rispetto agli altri testi per le sue valenze cosmologiche e filosofiche. Molti movimenti cinesi recenti si basano su nuove scritture rivelate. A Taiwan è inoltre usanza cantare inni tratti dai testi buddhisti anche nei templi taoisti. Le Chiese taoiste, in particolare la Chiesa taoista cinese, nella loro opera di riforma del Taoismo enfatizzano maggiormente l'importanza delle Sacre Scritture, le quali possono rappresentare una base morale e dottrinale importante per i fedeli.

Canone taoista
Il Daozang, Tao Tzang (, Tesoro del Tao) o Canone taoista è un testo sacro che consiste in almeno cinquemila testi, raccolti intorno al 400 d.C. (è più recente, quindi, del Tao Te Ching e dello Zhuangzi). Furono raccolti da un monaco taoista del periodo, con lo scopo di unire tutto il patrimonio filosofico e religioso del Taoismo, inclusi commentari ed esposizioni di vari maestri sugli insegnamenti originali del Tao Te Ching e dello Zhuangzi.
Il testo è diviso in tre sezioni, che rispecchiano le divisioni del Triptaka buddhista. Queste tre divisioni sono rispettivamente dedicate alle tecniche meditative, ai rituali e agli esorcismi. Le tre sezioni corrispondono ai tre livelli di iniziazione di un daoshi, un prete taoista, vanno infatti dall'iniziazione di basso livello, l'esorcismo, a quella di alto livello, la meditazione.
Oltre alle tre sezioni il Daozang comprende quattro appendici aggiunte all'incirca nel 500 DC. Queste appendici sono soprattutto citazioni di testi del Tao Te Ching, a parte una, che è un testo legato alla tradizione del Taoismo Tianshi, la Via dei maestri celesti. La versione più recente del Canone è stata pubblicata di recente dal tempio della Nuvola Bianca di Pechino.

Daodejing
Il Tao Te Ching (in Wade-Giles) o Dàodéjīng (pinyin), in cinese, è un'opera breve di soli 5.000 caratteri. Si compone di una settantina di capitoletti e per la sua difficoltà di interpretazione continua ad essere studiato e commentato. Il libro è oscurissimo, criptico, a volte ambiguo. Come doveva essere l'autore. Però al contempo possiede un suo fascino al quale è difficile sottrarsi anche per chi si avvicina senza particolari preparazioni.
L'opera è stata composta in una fase della storia non ben delineata dal saggio Laozi (pinyin: lǎozi - destra) nel VII secolo a.C. ma autore e datazione sono piuttosto incerti. Questo periodo è chiamato degli Stati combattenti, dove i vari sovrani cinesi si dichiaravano guerra continuamente. È stata un'età violenta, truculenta ma nonostante ciò risultò essere l'apice della creatività del pensiero cinese. La tradizione racconta che intanto Lao Tzu ha deciso di allontanarsi dal mondo, perché è stanco delle lotte e del disordine, vuole tranquillità. Parte con il suo bufalo e arriva al confine del suo stato dove viene fermato dalla guardia del valico. Il guardiano riconosce Lao Tzu e gli dice che può andarsene non prima di aver lasciato un segno tangibile della sua saggezza. È in questa occasione che Lao Tzu compone il Tao Te Ching. Finito di scrivere Lao Tzu va via e di lui non si saprà più niente.
Secondo la tradizione Lao Tzu viene fermato da una guardia ai confini con il Tibet, la quale era un suo discepolo. Lao Tzu nella sua infinita saggezza non disse una parola per tutta la sua vita e fu costretto a scrivere, perché il suo discepolo l'aveva imprigionato per strappargli qualche insegnamento. Scrisse tutto in tre giorni!
Tao
Nel primo capitolo del Tao Te Ching, Laozi esclama: "Il tao di cui io parlerò non è quello eterno". Questa affermazione sembra offrirci due piani di realtà
il tao eterno di cui non ci dirà nulla
qualcos'altro che però non è essenziale
Tao significa discorso, via nel senso dell'inglese way che vuol dire anche modo, stile. Infatti il tao è uno stile di vita, la via maestra che si riflette sia nel macrocosmo (l'organizzazione perfetta dell'universo) che nel microcosmo (stile di vita di ognuno di noi, l'arte di compiere ogni attività). Nel secondo capitolo si afferma che il tao è aldilà degli opposti, un'essenza che la dualità non comprende. Gli opposti (per es. il bene e il male) servono solamente per orientarsi, ma qualunque saggio sa che non esistono. Lo yin e lo yang (prodotti del tao) non esistono puri ma sono sempre in reciproca proporzione e il loro intreccio dà vita alle "10.000 cose" (tutte le cose) che non sono altro che un'interazione fra opposti.
Wu
Nel capitolo 11 Laozi parla di un vaso e dice che la sua utilità non sta nell'argilla usata per produrlo, bensì nel vuoto che può essere riempito. Questa constatazione ci fa entrare nell'ottica del wu, da intendersi come nothing, no cosa, quel vuoto che non è mancanza ma è il nulla, potenziale matrice di ogni cosa. In questa visione è più importante ciò che non è detto, ciò che si legge fra le righe, ciò che non si sente. È in quest'ottica che si comprende la brevità del Tao Te Ching.

Libro del Vuoto Perfetto
Il Liezi ( pinyin Liè Zĭ) o Lieh Tzu è un testo taoista che era incluso nel catalogo della libreria imperiale con il nome di Trattato del Vuoto Perfetto.
L'autore del testo è Lie Yukou (sinistra), spesso chiamato lui stesso Lie Zi.
L'opera completa la famosa trilogia taoista insieme ai testi del più famoso Lao Zi, fondatore della religione e di Zhuang Zi. È generalmente considerato il più pratico dei testi taoisti, se comparato alle scritture filosofiche di Lao Zi e ai poemi narrativi di Zhuang Zi.





Contenuti
Doni del Cielo
Imperatore Giallo
Zhou King Mu)
Confucio
Domande Tang
Destino
Yang Chu
Spiegazione delle congiunzioni
Lie Zi incontra Guanyin
Il Liezi non è stato mai pubblicato interamente in Occidente, molti frammenti sembra siano meglio conosciuti da persone interessate alla cultura cinese. Il passaggio seguente è un esempio:
« Lie Zi stava praticando arcieria. Stava cercando il consiglio di alcuni maestri.
Incontrò la dea Guanyin (destra), che gli chiese:
"Sai perché colpisci l'obiettivo?"
"No", replicò Lie Zi.
Lie Zi se ne andò per esercitarsi e dopo tre anni tornò da Guanyin.
"Sai perché colpisci l'obiettivo?"
E Lie Zi, "Adesso lo so."
"Allora lo hai veramente colpito. Afferra questa consapevolezza e non perderla mai! Questo è da applicare non solo per imparare l'arcieria, ma in ogni campo della vita per accrescere sé stessi. Quindi, chi è saggio esamina con attenzione, non il fatto stesso di vivere o morire, ma le relative motivazioni." »
Controversie sul passo
Bisogna ricordare che Guanyin, seppur venerata anche nel Taoismo è una divinità di origine buddhista. Questo potrebbe stare a significare che il passo sopra citato sia in realtà solo una revisione successiva, realizzata nel tentativo di favorire la fusione del Taoismo e del Buddhismo.
Negli anni Settanta la casa di pubblicazione TEA, pubblicò il Liezi in Italia, con il titolo stabilito sotto l'imperatore Chen Tsung, inserendo il passaggio in una forma che viene comunemente riconosciuta come più originale, riportata di seguito.
« Mentre Lieh-tzu studiava il tiro con l'arco colpì il centro del bersaglio. Ne chiese a Yin del valico, che gli disse: - Sai in che modo si colpisce il centro del bersaglio ?
- Non lo so - rispose l'altro.
- Non sei ancora maturo - disse Yin del valico.
Lieh-tzu si ritirò e si esercitò. Dopo tre anni ne riferì di nuovo a Yin del valico, che gli chiese: - Sai in che modo si colpisce il centro del bersaglio ? -
- Lo so - rispose Lieh-tzu.
- Va bene - disse Yin del valico. - Conserva questa conoscenza e non perderla. Non si applica soltanto al tiro con l'arco: è così anche nel governare lo stato e la propria persona. Perciò l'uomo santo non investiga il sopravvivere o il perire, ma il perché è così.- »
Secondo le annotazioni originali di Chang Chan dell'epoca dei Chin orientali e di Lu Chung-hsuan dell'epoca T'ang, l'espressione Kuan Yin si può tradurre "il guardiano del valico" oppure "Yin del valico", ma il carattere yin oltre a significare "guardiano" può essere anche un cognome. Infatti si tratta di Yin Hsi, colui che costrinse Lao Tze a scrivere il Tao Te Ching. Poiché alcuni secoli separano Lieh-tzu da Yin Hsi, il dialogo è un anacronismo.
Contraddizioni
I due capitoli finali del libro sono di natura ambigua.Il capitolo VII, sembra avere enfasi addirittura anti-taoiste, lo stesso Yang Chu è definito tale. Il traduttore Graham e il commentatore Chang Chan definiscono questo capitolo edonistico, a causa del fatto che sia incentrato sulle donne, il bere, e altri piaceri fisici e temporanei. Graham attribuisce questa sezione ad un autore differente, Chang Chan suggerisce invece si tratti di una sezione composta prima di tutte le altre, da un Lie Zi più giovane e in un periodo edonistico, prima che iniziasse a seguire la via del Tao.
Il capitolo finale, Spiegazione delle congiunzioni, sembra sia interamente basato su citazioni di altri testi - inclusi considerabili passaggi di testi confuciani e mohisti, due filosofie opposte, che contraddicono il Taoismo.
Sembra anche che ventisette passaggi siano presi dallo Zhuangzi, e sei dal Tao Te Ching.

Zhuangzi
Zhuangzi (o Chuang Tzu, o Chuang Tsu, o Zhuang Tze, o Chuang Tse; significato letterale Maestro Zhuang - sinistra) fu un famoso filosofo cinese che visse intorno al IV secolo a.C., durante il periodo degli Stati in guerra, corrispondente alle Cento scuole di pensiero cinesi. Zhuangzi fu un funzionario che, insoddisfatto, lasciò la città per ritirarsi in montagna. Lì praticava la pesca, la meditazione e iniziò a radunare un gruppo di discepoli.
Zhuangzi visse sotto il regno di Hui e Xuan, tra il 370 e il 301 AC. Proveniva dalla città di (Méng Chéng) nello stato di Song (oggi Shangqiu , Henan). Il suo nome originale era Zhou, ma era conosciuto anche come , Meng l'Ufficiale, Méng Zhuang e Meng il Vecchio.
Il Libro
Il testo sacro taoista Zhuangzi fu nominato proprio in seguito all'autore. Dal 742 DC, quando l'imperatore Xuanzong attribuì titoli onorifici ai maggiori testi taoisti, è conosciuto anche come Nan hua zhen jing , Il Vero Classico della Fioritura Culturale del Sud alludendo alla tradizione secondo cui Zhuangzi fosse originario del Sud della Cina.
Il testo è composto da una serie di scritture. L'opinione tradizionale attribuisce totalmente a Zhuangzi i primi sette capitoli (i Capitoli interni), e ai suoi studenti i restanti altri capitoli (i Capitoli esterni). C'è da considerare però anche il fatto che il libro sia stato rivisto nel corso dei secoli.
Nonostante ciò, i capitoli interni presentano una grande uniformità grammatica e concettuale, cosa che fa pensare ad un unico autore. Bisogna tenere presente che lo Zhuangzi è catalogato come testo taoista anche se, in particolare nei capitoli interni c'è una piccola presenza del Tao rispetto a riflessioni di carattere confuciano. Graham ha affermato: Zhuangzi non sapeva di essere un taoista.
Insegnamenti
Per trasmettere i suoi concetti, Zhuangzi, utilizzava spesso degli aneddoti simili a storielle, affinché il messaggio fosse recepito meglio dall'ascoltatore. Zhuangzi pensava infatti che se avesse parlato direttamente delle sue intenzioni, gli studenti non le avrebbero mai accettate perché generalmente nessuno vuole sentirsi dare dei consigli su come vivere la propria vita.
In generale, la filosofia di Zhuangzi è basata sul concetto della limitatezza della vita in confronto all'infinitezza delle conoscenza. Usare il limitato per raggiungere l'illimitato, egli affermava, era impossibile. Il nostro linguaggio, cognizione, perceazione, sono una prospettiva personale delle cose, per questo bisogna esitare prima di definire qualche conclusione come universalmente vera e valida (wanwu). Il pensiero di Zhuangzi può essere considerato anche precursore del multiculturalismo e pluralismo dei sistemi di valore. Il suo pluralismo lo ha portato anche a dubitare delle basi degli argomenti pragmatici sino a mettere in discussione i presupposti che la vita sia positiva e la morte negativa. Un altro esempio è quello dell'inesistenza di uno standard universale di bellezza.
« Mao Qiang e Li Ji - due belle cortigiane - sono ciò che la gente considera bello, ma se le vedessero dei pesci nuoterebbero in profondità, se le vedessero degli uccelli volerebbero via, se le vedessero dei cervi, galopperebbero lontano. Tra questi quattro gruppi, chi è che conosce l'ideale universale di bellezza? »
La filosofia di Zhuangzi fu molto influente nel Buddhismo cinese, specialmente Chan, che assimilò in particolare i suoi precetti sulla limitatezza del linguaggio umano e sull'importanza della spontaneità.
Quello che piace ai pesci
Questo ideale del soggettivismo e della relatività è trattato anche nell'episodio chiamato Quello che piace ai pesci (yúzhīlè):
« Zhuangzi e Huizi stavano passeggiando nei pressi della cascata di Hao quando Zhuangzi disse: "Osserva come i pesci saltellano sull'acqua e poi si rituffano. Questo è ciò che ai pesci piace realmente!"
Huizi disse, "Tu non sei un pesce — come puoi sapere quello che piace ai pesci?"
Zhuangzi replicò, "Tu non sei me, quindi, come puoi sapere che io non so cosa piace ai pesci?"
Huizi, "Non sono te, e per questo non so di certo cosa tu sai. D'altro canto, tu di certo non sei un pesce — quindi, questo prova che tu non sai cosa piace ai pesci!"
Zhuangzi disse, "Torniamo alla domanda originale, per favore. Tu mi hai chiesto come so cosa piace ai pesci — quindi, tu già sapevi che lo sapevo quando mi hai posto quella domanda. Io lo sapevo semplicemente stando qui vicino all'Hao". »
Il sogno di Zhuangzi
Un altro racconto parecchio significativo si trova nel capitolo Sull'Organizzazione delle Cose. Questa sezione, comunemente chiamata Zhuangzi sognò di essere una farfalla (Zhuang Zhou meng die), racconta che una notte, Zhuangzi, sognò di essere una farfalla che volava leggera e spensierata. Dopo essersi svegliato era confuso, si domandò come potesse determinare se era veramente Zhuangzi quando aveva appena finito di sognare di essere una farfalla o una farfalla che aveva appena iniziato a sognare di essere Zhuangzi. Ciò suggerisce molte domande sulla filosofia della mente, del linguaggio e sulla gnoseologia. Zhuangzi, mentre sognava, per la proprietà della condensazione, si vedeva farfalla, ma allo stesso tempo era anche essere umano. L'episodio ci fa pensare che esiste una dimensione dove gli opposti sembrano non esserci, dove i contorni non sono nitidi e un'altra dove bisogna dare i nomi alle cose affinché non ci si senta perduti. Il primo piano è quello del sogno e il secondo è quello della veglia. Il fatto che esista un piano di non distinzione, riesce a risolvere problemi come quello della paura della morte.
La morte della moglie di Zhuangzi
Un amico vuole andare a visitare Zhuangzi e porgergli il cordoglio per la morte di sua moglie. Quando arriva dentro la casa di Zhuangzi, lo trova sul pavimento intento a suonare un tamburo e cantare. L'amico, fervente confuciano, rimane scandalizzato perché non rispetta il rito del lutto e chiede a Zhuangzi perché si stia comportando così. Risponde che anche lui aveva avuto un periodo di lutto in cui era stato distrutto dal pianto, ma poi aveva compreso una cosa: c'era stato un periodo in cui la moglie non era nata ed era sotto forma di Qi (soffio vitale in circolo nell'universo), poi ha preso forma, ha vissuto la sua vita come moglie di Zhuangzi, è morta ed è ridiventata qi.
Zhuangzi quindi ha smesso di piangere, ha capito che non è una perdita definitiva, ma non perché abbia fatto un ragionamento logico o razionale, ma perché non ha sublimato le sue emozioni, è arrivato al culmine dell'angoscia ed esso ha generato il suo contrario: la calma, l'accettazione.
L'intagliatore Qing
Un sovrano aveva commissionato all'intagliatore Qing un piano in legno per campane entro quindici giorni. I primi giorni Qing sembra essersi dimenticato del tutto del compito, si dedica ad altre cose, digiuna, non si preoccupa del tempo che passa. Durante una passeggiata però ecco l'illuminazione: alla vista di un albero particolare Qing esclama di aver trovato il legno esatto e, tornato nel suo studio, conclude il suo compito in poco tempo. Il sovrano rimane esterrefatto dalla bellezza del supporto.
Questa storia esemplifica due concetti: wang (oblio) e shen (spirito). Qing è riuscito nel suo lavoro perché la sua mente ha dimenticato il lavoro stesso. L'oblio permette di imparare, perché se uno pensa troppo alle regole o al risultato finale, non riesce nel suo intento. Le regole comunque non si dimenticano, sono in un "serbatoio" a cui possiamo sempre attingere, uno spirito che si risveglia nel momento propizio. Esso è lo shen che è un inconscio collettivo che memorizza tutto anche se non ce ne accorgiamo. Un esempio pratico è quello del musicista: quando improvvisa non pensa a che scala sta suonando, a come si fa un certo accordo, ma esegue e basta attingendo dal bagaglio di conoscenze che aveva formato all'inizio della sua carriera.
Evoluzione
All'epoca in cui vissero gli iniziatori del Taoismo, esistevano altri uomini menzionati anche da Zhuangzi, che furono di fondamentale importanza per la formazione della religione del Tao. Furono i personaggi dai poteri straordinari, che praticavano esercizi ginnici e respiratori che sono molto probabilmente all'origine delle pratiche daoyin. È il periodo di grande importanza dei "maghi" (fangshi), sacerdoti assimilati dall'antico sciamanesimo cinese (una sorta di sciamani taumaturghi), e degli "immortali" o "santi" (xian), figure leggendarie di adepti ed imperatori che raggiunsero l'immortalità, divenendo shen, spiriti divini e assumendo una natura mistica in unione a Dio. Sono questi personaggi circondati da un alone di leggenda, di cui si conosce molto poco (la letteratura e la mitologia li generalizzeranno solo più tardi), che sono all'origine delle pratiche eremitiche ed esoteriche cinesi — sia taoiste che buddhiste — spesso ai margini di tutte le dottrine, e che hanno giocato un ruolo essenziale nella formazione delle tecniche di longevità. La dottrina filosofica e per alcuni rivelata di Laozi e di Zhuangzi si è progressivamente mescolata alle antiche idee cosmologiche legate al concetto di yin e yang e dei cinque elementi, per dare origine ad un complesso di idee taoiste che pose come base il pensiero di Laozi e l'ideale dello Huangdi, il leggendario Imperatore Giallo. Questa corrente fu conosciuta sotto gli Han con il nome di Huanglao, termine nato dalla fusione dei nomi dei personaggi centrali: Huangdi e Laozi. Lo Huanglao è un tratto culturale oggigiorno assimilato dal Taoismo, allora solamente in formazione. Il primo grande movimento religioso, conosciuto sotto il nome di Taoismo della Grande Pace (Taiping Dao) fu fondato da Zhang Jue nel II secolo, prendendo come base il pensiero Huanglao. Ne seguì la corrente denominata Taoismo dei Cinque Sacchi di Riso (Wudoumi Dao ), fondata da Zhang Daoling tra il 120 e il 145, con il quale ebbero fondazione il lignaggio dei Maestri Celesti — guide spirituali del Taoismo sino alle repressioni dell'era moderna — e la prima vera e propria organizzazione religiosa, una Chiesa taoista con al vertice il patriarcato dei Celesti. Tutto ciò prese forma nello stesso periodo della ribellione dei Turbanti Gialli, una setta scaturita dal Taoismo della Grande Pace e guidata dallo stesso fondatore Zhang Jue. Il maestro Daoling affermò di avere ricevuto l'incarico di fondare la nuova religione direttamente da una visione in cui gli sarebbe apparso Laozi. La religione riformata ed organizzata soppiantò ben presto il Taiping e si diffuse l'usanza di far pagare un tributo per l'iniziazione ai misteri: cinque sacchi di riso; da questa pratica la corrente religiosa di Daoling trasse la sua prima denominazione. Queste sette iniziatiche e fortemente esoteriche si occupavano in particolare della cura delle malattie e dell'esorcismo, volto a scacciare le creature demoniache. Lo stesso antenato Zhang Daoling, si dice possedesse poteri taumaturgici, grazie ai quali avrebbe dato forte credibilità al Taoismo provocandone la rapida diffusione in tutta la Cina. La religione dei Cinque Sacchi di Riso venne più tardi chiamata Taoismo dei Maestri Celesti (Tianshi Dao) proprio per la forte centralità che avevano assunto i patriarchi. Ciascun Maestro Celeste, sorta di papa, massima autorità della religione taoista, fu — ma non sempre — discendente della famiglia Zhang, dunque dallo stesso Zhang Daoling.Oggi, l'attuale Maestro e la sua sede si trovano a Taiwan — sebbene il titolo sia solo una formalità, in quanto il Maestro Celeste non possiede più grande rilevanza religiosa, se non qualche contatto con la Chiesa taiwanese. La Chiesa taoista raggiunse — nel periodo tra il III e il IV secolo — un'importanza tale da costituire un proprio Stato teocratico in quella che è oggi la provincia del Sichuan. Lo Stato nello Stato, combinato alle turbolenze provocate dalle contemporanee invasioni barbariche, fu uno dei motivi che portarono al declino del dominio degli Han. Intorno al V secolo la Chiesa taoista visse uno scisma, durante il quale si affermò un patriarcato celeste bipartito: un Maestro Celeste Settentrionale amministrava la tradizione taoista nel nord della Cina; mentre un Maestro Celeste Meridionale gestiva la religione nel sud. Parallelamente alla confessione del Taoismo Tianshi, si svilupparono, promosse dagli sciamani (i già citati fangshi), le pratiche alchemiche ricorrenti nella vita del clero taoista delle origini; inoltre, in questo periodo di particolare fervore religioso, nacquero altre tre confessioni taoiste: il Taoismo dello Studio del Mistero (Xuanxue, ; spesso chiamato Neotaoismo); il Taoismo della Gemma Numinosa (Lingbao pai, ); e il Taoismo della Suprema Purezza (Shangqing; Shangqing pai, ). Queste nuove sette finirono con l'essere assimilate dal più potente Taoismo dei Maestri Celesti. Il clero era particolarmente dedito agli studi magici e alchimistici; nei laboratori dei taoisti l'obiettivo centrale divenne l'ottenimento dell'immortalità fisica, attraverso l'ingestione di sostanze minerali e vegetali — per creare nel corpo un elisir —, oppure vennero condotti studi per trovare tecniche che permettessero la trasmutazione del cinabro in oro. Queste pratiche, molto in voga sotto i Tang, furono raccolte con il nome di Jindan (ovvero "pillola d'oro" o "elisir d'oro") e costituirono le basi per la nascita delle prime forme di chimica. Poco tempo dopo, sotto i Song, il nome iniziò a designare sì pratiche alchemiche, ma anche spirituali (come la ginnastica, la meditazione e la respirazione) e sessuali — sempre con caratteri mistici —, volte ad accentuare il benessere conferendo la salvezza. Sotto i Song, queste pratiche furono tuttavia completamente rimpiazzate da tecniche esclusivamente spirituali, con il nome di Neidan (che letteralmente significa "elisir interiore"). Si specializzarono soprattutto nell'individuazione e trattamento dei centri energetici (Dantian, letteralmente "circuito celeste"), nella libera circolazione dell'energia del Qi (vale a dire "energia vitale", "soffio vitale") e nelle tecniche meditative, tutt'oggi parte delle pratiche ascetiche del clero taoista. Nel nord della Cina il Taoismo sviluppò maggiormente certe forme di ricerca della perfezione personale, sulla base della tradizione alchemica Neidan, delle tradizioni Zhonglu (dal nome dei patriarchi immortali Zhong Liquan e Lu Dongbin) e Zhang Boduan, del Taoismo dei Maestri Celesti e di influenze buddhiste e confuciane.
Da questa situazione ebbe origine la corrente riformata del Taoismo della Completa Realizzazione (Quanzhen Dao; che può essere inteso anche come "Taoismo della Completa Perfezione" o "Taoismo della Verità Integrale"), fondata da Wang Chongyang nell'XI secolo e basata in particolare sull'esoterismo, sull'utilizzo dei talismani e di scritture arcane importate probabilmente dai buddhisti tibetani. Nel Sud ebbe invece maggiore sviluppo una corrente che si richiamava ad una dottrina più tradizionale, detta per questo Taoismo ortodosso (Zhengyi Dao; letteralmente "religione dell'Unità Ortodossa"), affermatasi nel XII secolo; quest'ultima religione conservava l'uso dell'alchimia, nel tentativo di sviluppare e controllare i principi dinamici yin e yang. Con la scissione delle dottrine si ebbe anche uno scisma ecclesiastico e una crisi del lignaggio dei Maestri Celesti: la Chiesa si suddivise in una Chiesa taoista settentrionale, organizzazione del Taoismo della Completa Realizzazione; e una Chiesa taoista meridionale, la quale amministrava il Taoismo ortodosso, che assimilò la tradizionale carica dei Maestri Celesti. Queste correnti taoiste sono quelle che resistettero nel corso del tempo, giungendo quasi intatte sino ad oggi. Oggi non esiste più una distinzione ecclesiastica tra Quanzhen e Zhengyi, in quanto entrambe le confessioni sono amministrate da due Chiese principali, distinte geograficamente: la Chiesa taoista cinese e la Chiesa taoista taiwanese, con le quali il Maestro Celeste odierno non ha quasi nulla a che fare. Altre Chiese sono nate in Paesi esteri o hanno assunto una certa indipendenza nelle regioni amministrative speciali della Cina.

Libro dei Mutamenti
Il Libro dei mutamenti ( pinyin yì jīng, Wade-Giles I Ching), conosciuto anche come Zhou Yi o I Mutamenti (della dinastia) Zhou è ritenuto il primo dei testi classici cinesi sin dalla nascita dell'impero cinese (II secolo a.C.). È sopravissuto alla distruzione delle biblioteche operata dal "primo imperatore", Qin Shi Huang Di.
Lo Yi Jing è diviso in due porzioni, jing o 'classico' e zhuan o 'commentario', composti in momenti differenti ma tramandati come testo unico da due millenni circa. La porzione jing è composta da sessantaquattro unità, ognuna basata su un esagramma (gua) composto di sei linee che sono o continue (---) rappresentanti il principio yang o interrotte (- -) rappresentanti il principio yin.
Considerato da Confucio libro di saggezza è utilizzato principalmente a scopo divinatorio.
Storia
Anche se la tradizione attribuisce la scrittura della porzione jing al re saggio fondatore della dinastia Zhou occidentale (il re Wen, che regnò tra il 1099 e il 1050 a. C.) e a Zhou Gong (morto ca. 1032 a.C. - destra), ed anche se probabilmente contiene materiali di quell'epoca, è probabile che riceva la struttura che accettiamo come definitiva solo alla fine della dinastia Zhou occidentale o addirittura all'inizio del periodo Zhou orientale.
Tradizionalmente si credeva che i princìpi dell'Yi Jing avessero avuto origine dal leggendario eroe Fu Hsi (Fú Xī - sinistra). Questa tradizione lo vede come uno dei primi sovrani della Cina (date tradizionali a.C.), a cui sarebbero stati rivelati i trigrammi (八卦 bā gùa), in maniera soprannaturale. A partire dal tempo di Yu (Yǔ), i trigrammi erano stati sviluppati in esagrammi ( lìu shí sì gùa), che erano stati registrati nella scrittura Lian Shan ( Lián Shān, detta anche Lia Shan Yi). Lian Shan, che in cinese significa "montagne continue", comincia con l'attuale esagramma n.52 (gèn), che rappresenta due montagne una sopra l'altra e che si ritiene sia all'origine del nome stesso della scrittura.
In uno dei più importanti commentari al testo ('Xici zhuan') si dice "Il Libro dei Mutamenti è alla pari dei cieli e della terra e quindi è in grado di valutare perfettamente la via dei cieli e della terra" (yi yu tian di zhun, gu neng mi lun tian di zhi dao). L'I Ching è stato infatti spesso inteso come un microcosmo che comprende in se la via dell'universo.
La filosofia del "cambiamento" derivante da questo e da altri testi ha influenzato notevolmente la letteratura e l'amministrazione del governo della dinastia Zhou. Essa venne elaborata nel tempo e l'Yi Jing era completo all'incirca al tempo di Han Wu Di (Han Wu Di), durante la dinastia Han (200 a.C. circa). Quasi tutti i commentatori confuciani hanno studiato e commentato il testo, ed i primi commentari canonici al testo (Yi zhuan) vengono attribuiti allo stesso Confucio. Comunque il testo non è stato fondamentale solo per i confuciani ma anche per i Taoisti, ed è stato utilizzato anche da molti buddisti. Dalla data della sua prima pubblicazione (parziale) in latino (1687) è diventato anche il più conosciuto testo cinese in occidente.
Fu fondamentale, per la sua diffusione in Europa, l'introduzione di Carl Gustav Jung alla traduzione di tedesca di Wilhelm del 1924.
Simboli
Trigrammi
I trigrammi costituiscono la base del Yi Jing. In realtà i trigrammi e gli esagrammi vanno disegnati in orizzontale, ma non è stato possibile a causa dei limiti imposti del software di Blogger.
N.B.: Nelle tabelle che seguono il segno più a sinistra corisponde, in orizzontale, al segno posto più in basso.

Trigrammi

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(qián)

Cielo

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(kūn)

Terra

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(zhèn)

Tuono

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(kǎn)

Acqua

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(gèn)

Monte

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(xùn)

Vento

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()

Fuoco

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(duì)

Lago



Esagrammi
Gli esagrammi sono ottenuti dalla combinazione di due trigrammi.

Esagrammi




Ci

Te

Tu

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Ve

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qián

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zhèn

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gèn

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duì




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Consultazione
I metodi di estrazione del responso prevedono estrazioni casuali degli esagrammi, riga per riga, la corrispondenza temporale o sincronicità (stesso tempo) dell'estrazione dell'esagramma da una parte e della situazione interrogata dall'altra, ritenute in connessione magica, permette di associare la risposta ottenuta dalla prima alla domanda relativa alla seconda.
Monete
Il metodo più in uso prevede il lancio di tre monete uguali. Si decide quale lato rappresenti yin e quale yang, e si attribuisce un valore numerico a ciascun lato della moneta, ovvero 2 per yin e 3 per yang. Si effettua quindi una serie di 6 lanci e si sommano i valori ottenuti, ordinandoli progressivamente dal basso (primo posto) verso l'alto (sesto posto). Si valuterà il valore di ogni singola linea come segue:
2 + 2 + 2 = 6 linea spezzata mobile
3 + 2 + 2 = 7 linea intera fissa
3 + 3 + 2 = 8 linea spezzata fissa
3 + 3 + 3 = 9 linea intera mobile
La terminologia utilizzata vuole indicare, col termine di linea mobile, una linea "mutevole", ovvero che può mutare verso un tratto differente da quello nativo. Perciò, una linea spezzata mobile tende a divenire una linea intera fissa, e viceversa. Nell'interpretazione oracolare sono proprio questi tipi di linea a dare complessità al giudizio e a permettere la comprensione dell'evoluzione degli eventi, ovvero dei mutamenti. Infatti, si ponga che un lancio di monete generi un esagramma che abbia al primo posto una linea spezzata mobile: tale esagramma è solamente il punto di partenza da cui ogni cosa si evolve fino ad arrivare ad una situazione descritta dall'esagramma che abbia al primo posto una linea intera (l'evoluzione di una linea spezzata mobile) e le rimanenti linee identiche all'esagramma di partenza. L'esagramma di partenza andrà valutato per la sua immagine, la sua sentenza e il commento del duca di Chou alla linea risultata mutevole durante il lancio: l'esagramma di arrivo, invece, andrà valutato nella sua interezza fatta eccezione per la linea mutata, e da esso trae origine il consiglio oracolare vero e proprio.
Steli millefoglie
Il sistema più tradizionale di estrazione dei responsi è basato non sul veloce lancio di monete ma sulla manipolazione di bastoncini di Achillea millefoglie, operazione più lenta che attraverso un preciso rituale permette di raggiungere uno stato mentale più distaccato e quindi una migliore predisposizione all'interpretazione del responso.
Gli steli della pianta selvatica molto comune anche in Italia, raccolti verso maggio-luglio vengono tagliati e seccati per comporre un insieme di 50 bastoncini. Nel processo di estrazione dell'esagramma, dai 50 bastoncini se ne accantona uno senza più usarlo per tutto il procedimento e si resta con 49, prendendo il mucchietto con entrambe le mani si divide in due parti, tenendone uno nella mano destra ed uno nella mano sinistra. Inizialmente si prende un bastoncino dal gruppo di destra e lo si tiene tra il mignolo e l'anulare della sinistra, poi a turno prima col mucchio di destra e poi con quello di sinistra, si accantonano quattro bastoncini per volta, fino a che non restano uno, due, tre o quattro bastoncini e si mettono i resti tra l'anulare ed il medio e poi tra il medio e l'indice della mano sinistra. Al termine possono restare 9 bastoncini (1+4+4 con probabilità 1 / 4) oppure 5 bastoncini (1+3+1, 1+2+2, 1+1+3 con probabilità 3 / 4). Si accantonano i 9 o 5 bastoncini e si ripete il processo una seconda volta partendo dal mucchietto di 44 o 40, questa volta ottenendo un numero pari di resto di 8 o 4 bastoncini. Di nuovo si accantonano e partendo dal mucchietto di 32, 36 o 40, si ottiene ancora un numero di 8 o 4 bastoncini.
Un gruppo di 5 o 4 bastoncini è considerato una unità, associata al numero "tre" (maschile).
Un gruppo di 9 o 8 bastoncini è invece una doppia unità, associata al numero "due" (femminile).
Per calcolare il valore della riga dell'esagramma si considera la seguente tabella:
9+8+8 associato a 2+2+2 = 6 linea spezzata mobile
9+8+4 associato a 2+2+3 = 7 linea intera fissa
9+4+8 associato a 2+3+2 = 7 linea intera fissa
5+8+8 associato a 3+2+2 = 7 linea intera fissa
9+4+4 associato a 2+3+3 = 8 linea spezzata fissa
5+8+4 associato a 3+2+3 = 8 linea spezzata fissa
5+4+8 associato a 3+3+2 = 8 linea spezzata fissa
5+4+4 associato a 3+3+3 = 9 linea intera mobile
si trascrive il risultato come riga intera o spezzata, mobile o fissa e si ripete l'intero procedimento (con i 49 bastoncini) sei volte per comporre l'esagramma dalla riga in prima posizione (più bassa) fino alla riga in sesta posizione (più alta).
Al termine del procedimento si ricompone il mucchio di 50 bastoncini, lo si ripone e si passa all'interpretazione del responso.
Note sulle differenze dei due sistemi
Da un punto di vista statistico di calcolo delle probabilità i due sistemi, quello delle monete e quello degli steli di millefoglie, sono differenti e portano a probabilità differenti nell'estrazione delle linee. Mentre nel lancio di monete è equiprobabile l'uscita di "Yin" o di "Yang", nell'estrazione di steli "Yang" esce con probabilità tre volte maggiore di "Yin".

Probabilità delle linee


Monete

Steli

linea spezzata mobile

1/8

1/64

linea intera fissa

3/8

9/64

linea spezzata fissa

3/8

27/64




Ecclesiologia
Dopo la sua origine e affermazione religiosa, il Taoismo ha cominciato ad organizzarsi, con templi, riti e un clero. In particolare è emersa la tendenza al monachesimo, con l'istituzione di conventi sia maschili sia femminili, ad imitazione del Buddhismo. Il monachesimo è prerogativa del Taoismo della Completa Realizzazione. La vita nei monasteri è una vita pura, dedita soprattutto alle pratiche di coltivazione del Tao e all'armonia con la natura. I monasteri sono luoghi di pace e di ritiro, dove anche i laici si recano spesso per pregare. I monaci, in particolare quelli che vivono negli istituti conventuali del Monte Wudang, solitamente praticano le arti marziali e la meditazione. Nella corrente del Taoismo ortodosso il clero non è costituito da frati ma da sacerdoti, i quali possono sposarsi, vivono maggiormente tra la gente e non abitano nei templi, che per questo sono generalmente piccoli; i preti non conducono infatti vita conventuale e organizzano meno seminari. L'ordinazione di monaci e sacerdoti avviene generalmente attraverso un rituale, che, nella corrente Quanzhen termina con la consegna ad ogni novizio del lu, una sorta di registro in cui sono indicati i tratti essenziali della dottrina taoista. Oggi, nel processo di riforma e unificazione che sta compiendo la Chiesa taoista cinese, i sacerdoti vengono ordinati proprio dalla stessa Chiesa, attraverso seminari e corsi non dissimili da quelli organizzati dalle Chiese delle altre religioni organizzate. I monaci mantengono generalmente una certa indipendenza dalla Chiesa centrale, essendo ordinati e istruiti dai conventi in cui scelgono di condurre la loro vita. Il clero taoista — dato il forte interesse dimostrato nei confronti della religione nella Cina contemporanea — sta riscontrando una notevole rifioritura, dovuta in particolare alla giovane età della maggior parte dei monaci e dei preti, sia uomini che donne. Per quanto riguarda l'abbigliamento sacro, esso è generalmente costituito da una tunica azzurra, blu, nera o bianca per le attività informali. I colori elencati rappresentano la purezza e la tranquillità e sta in questo la loro importanza. Per i rituali e le celebrazioni più rilevanti, vengono utilizzate invece delle tuniche dai colori caldi; il giallo, il rosso, il rosa, il verde e il blu sono i più comuni. Mentre le tuniche informali non presentano decorazioni, ad eccezione spesso di un Taijitu sulla schiena; le tuniche ritualistiche sono sgargianti di elementi ornamentali: rappresentazioni di Taijitu, draghi, fenici e amuleti sono solo poche delle decorazioni utilizzate.
Dottrina
Il Taoismo è spesso descritto in correlazione al Confucianesimo. Entrambe le correnti rappresentano il grande patrimonio culturale cinese, che è molto più importante di ciò che le differenzia, sono dunque più complementari che antagoniste. I letterati cinesi le hanno spesso descritte come due mezzi differenti per giungere al medesimo obiettivo: la salvezza e l'armonia. Ciascuno è efficace nel suo dominio, e si può essere, come definito da molti maestri, confuciani di giorno e taoisti di notte. La dottrina del Taoismo è strettamente legata alla cosmologia, in quanto si fonda sul rispetto della Divinità e quindi della natura, in quanto questa è la Divinità manifestata. Il sistema etico taoista si fonda perciò su una serie di valori strettamente correlati all'approcciarsi naturale dell'uomo al mondo. Il modo migliore per condurre l'anima alla salvezza, che corrisponde alla realizzazione — vale a dire l'unione mistica con la Divinità —, è seguire i tre principi etici fondamentali della religione taoista, chiamati generalmente i tre gioielli del Tao. Questi sono compassione, semplicità e pazienza, spesso interpretati anche come amore, moderazione e umiltà; si tratta dei dettami base su cui il fedele taoista deve condurre la propria vita. Parallelamente, importante è anche il concetto della legge dell'agire senza agire (wu wei), un aspetto dottrinale che enfatizza la necessità di lasciar fluire la natura delle cose e la propria natura, affinché questa si plasmi come meglio sia possibile, trovando la sua armonia in relazione all'universo.
« Senza nome è il principio universale, quando ha nome è la Grande Madre di tutti gli esseri. »
(Tao Te Ching)
Nella religione taoista tutto ha origine dal Tao, il Dio impersonale, essendo questo il Principio, madre di tutti gli esseri. Il Tao ha provocato la creazione dell'universo, dando origine ai due principi cosmici yin e yang, la natura dualistica di tutte le manifestazioni del Tao stesso. La dualità, l'opposizione e combinazione di questi due principi base è riscontrabile in ogni elemento della natura: maschio e femmina, luce e oscurità, attività e passività, movimento e staticità. Il dualismo è però pura illusione, dato che la complementarità dei principi cosmici fa sì che ogni cosa e il suo opposto si equivalgano e siano in fin dei conti identificabili l'una con l'altro, che siano la medesima cosa; il dualismo, dunque, — nella concezione taoista del mondo — in realtà non esiste, è solamente una codifica che l'uomo tende a porsi basandosi sull'esperienza che conduce attraverso l'utilizzo dei sensi. Il mutare delle cose è un continuo compenetrarsi e vicendevole rigenerarsi di questo dualismo illusorio; il simbolo del Taijitu illustra queste situazione con i semi di ciascun opposto piantati nell'altro, suggerendo di osservare le apparenti opposizioni da un livello superiore, e non costituisce banalmente una vuota esortazione alla pacifica convivenza (come invece nell'uso delle derivazioni confuciane o nella New Age): il rapporto tra yin e yang non è il compromesso ma l'oltre. Nessun principio può uscire dai propri domini e surclassare il suo opposto. Infatti, niente potrebbe esistere se non esistesse la sua controparte complementare, essi rispettano, insieme, l'equilibrio degli aspetti duplici del tutto. Le loro rappresentazioni, infine, sono solo frutto delle percezioni umane; è la percezione che fa apparire le cose come una diversa dall'altra: tutte le cose sono un'unica realtà, ogni cosa è parte dell'energia universale e l'energia universale è Dio. Il Tao è dunque l'essenza che fluisce attraverso tutte le cose, tutta l'esistenza, poiché la materia stessa — ovvero ogni cosa presente nell'universo — è costituita da esso. Quindi la realtà è in verità il Tao, una sua emanazione, la manifestazione attiva e multiforme della Divinità. Gli stessi dèi e spiriti che popolano l'universo sono manifestazioni del principio cosmico, poiché il Tao pervade ogni mondo, spirituale e fisico, dando frutto a quella che è la natura, il ciclo cosmico, il fluire delle cose. Ognuno può contemplare la natura e riflettere sull'universo per raggiungere l'Illuminazione, che nel Taoismo, non è altro che l'unione con il principio divino, il Tao. Questo è l'obiettivo di ogni fedele alla religione taoista: diventare un tutt'uno con la legge eterna. I fedeli per fare ciò devono armonizzare il Tao dentro di sé, mettendo in comunicazione il proprio spirito con lo spirito dell'universo, attraverso l'esercizio fisico, la preghiera, la meditazione, le opere di carità e il rispetto delle norme della dottrina taoista. La natura dell'uomo è di per sé buona, quanto lo è tutta la natura dell'universo, dato che l'uomo ne fa parte. Le azioni umane sono quindi volte innanzitutto alla ricerca di un equilibrio. Per non creare disarmonia e dolore l'uomo deve però pensare prima di agire, e seguire la regola dell'agire senza agire (wu wei), lasciando che la natura porti sempre a compimento i suoi cicli. La natura è appunto ciclica, composta da processi circolari eterni e inarrestabili. Essa è la fonte della vita, di tutte le cose: per questo l'uomo deve rispettarla, imparando innanzitutto a rispettare la sua stessa interiorità — la natura della sua persona — accettandola e non lasciando che essa venga sminuita e repressa. Per rispettare la propria natura, ognuno dovrebbe trovare la prospettiva corretta per pensare, ma al contempo continuare a cercare una fonte più profonda per guidare al meglio la sua interazione con l'universo. Le sensazioni generate dall'influenza dei valori artificiali della società, ostacolano la capacità di capire il senso della Via (in un concetto simile a quello del karma). La maggior parte dei taoisti sostiene che la vita personale debba basarsi sulle capacità e possibilità di ognuno, piuttosto che sul desiderio di una vita forzata sul modello imposto dalla società. I desideri sono la fonte delle aspettative e aspettative irrealizzabili provocano sofferenza. Realizzando che tutte le cose — anche l'uomo stesso — sono originate da Dio, si riesce ad osservarle per quello che sono, e ci si osserva come una parte del ciclo degli eventi. Questa consapevolezza porta l'uomo ad apprezzare la vita in ogni suo evento, e a vedere il suo posto all'interno del mondo come un momento miracoloso in cui semplicemente è parte di Dio, del Tutto. Il Taoismo concepisce inoltre l'esistenza come frutto di un continuo ciclo fra tre elementi: l'individualità; la società e i suoi valori artificiali e i principi della natura. L'individuo deve capire i principi della natura e saperli integrare ai valori della società in cui vive per poter condurre un'esistenza armoniosa. Per il Taoismo, ciò che è bene e ciò che è male varia, nel tempo e nelle differenti società; a differenza dei principi della natura, i valori della società sono artificiali.
I tre Gioielli del Tao
I Tre gioielli del Tao (o Tre tesori del Tao) sono tre valori fondamentali della religione taoista: compassione, simplicità e pazienza. Altre traduzioni rendono i termini come amore, moderazione, umiltà. Essi derivano dal seguente passo tratto dal Tao Te Ching:
« Ho solo tre cose da insegnare: semplicità, pazienza, compassione. Questi sono i tre tuoi più grandi tesori. Semplicemente nelle azioni e nei pensieri, tu ritorni alla fonte dell'essere. Paziente sia con gli amici sia con i nemici, tu ti concigli con il senso delle cose. Compassionevole verso te stesso, riconcigli tutti gli esseri del mondo. »
Nella visione taoista, semplicità e pazienza vanno di pari passo con la compassione.
La semplicità è estremamente importante nel Taoismo in quanto le azioni complesse provocano generalmente confusione, esagerazione e distruzione,sconvolgendo gli equilibri dell'universo poiché importano troppe strutture di tipo yang. Agire nella semplicità comporta il vivere in modo più armonioso. Più un'azione è semplice più è vera.
La pazienza è una chiave nel Taoismo, in quanto consente di placare i desideri frivoli e materiali. Avere pazienza significa anche giungere più facilmente ai propri obiettivi.
La compassione è spesso il terzo valore taoista. Amore, è una traduzione alternativa. Secondo il precetto taoista secondo cui tutte le cose derivano dal tao e ne fanno parte, una persona facendo del bene per gli altri, fa del bene anche a sé stessa, dato che come gli altri, fa parte di un'unica entità, una forza che pervade tutto l'universo.
La salvezza
« L'uomo non è il centro della vita, la misura delle cose, ma è totalmente e soltanto parte della natura. »
Bisogna partire dall'affermazione sopracitata per comprendere al meglio il concetto della salvezza nella religione taoista. Premesso che il Taoismo non riconosce nessun peccato originale da cui si deve essere salvati, si può comprendere che la salvezza taoista consiste nel raggiungimento della piena felicità, della realizzazione, della sensibilità e della ricchezza spirituale, basi che permettono in seguito di giungere all'obiettivo più alto, ovvero l'Illuminazione, l'unione con la Divinità. Gli obiettivi che il Taoismo si pone sono essenzialmente: Ritrovare se stessi. Il Taoismo si occupa di costruire l'individuo, o meglio intende indicargli la via per ritrovare il proprio io in tutto e in tutti. Ciò che veramente conta è educarsi a raggiungere l'unione con il Tao, da cui si riceve la virtù (de), intesa secondo il suo significato originale, che è forza (come nel latino); la forza mistica di Dio che produce la massima semplicità (pu); la forza che permette all'uomo di fare tutto "senza agire" (wu wei), come la natura. Conoscere se stessi. La conoscenza perfetta è di ordine mistico, la si raggiunge entrando in comunione con l'assoluto e annullando la distinzione che c'è tra l'io e il mondo. Affinché questo avvenga l'uomo deve prendere coscienza, innanzitutto, di non essere superiore agli altri esseri viventi, la centralità di tutto l'universo, l'essere prescelto che gode del diritto divino; ma deve comprendere di essere parte della natura, del ciclo delle cose, del Tao, quindi della stessa Divinità che si manifesta nell'interiorità umana e nell'universo che la circonda. Dunque, per prima cosa, l'uomo può raggiungere la completezza soltanto divenendo come il Tao — identificandosi con esso —, trovando quindi la giusta armonia in relazione all'universo e inserendosi nella natura di cui fa parte. Per attivare questo processo di avvicinamento personale al Dio, si possono praticare meditazione, vegetarianesimo e attenersi alle regole della legge dell'agire senza agire, superando cioè ciò che è particolare, mutevole e transitorio e diventando una cosa sola con il Tao, che è universale, stabile, eterno. Governare se stessi diventando un tutt'uno con il Tao, sia con il corpo sia con lo spirito. Il Tao è, nella sua essenza, la totalità dei processi naturali ai quali l'uomo deve conformarsi. A questo punto non è più soltanto un principio che regola l'ordine cosmico, ma diventa una nozione metafisica e religiosa, è una realtà superiore, assoluta, che trascende i modi sensibili e insensibili dell'essere. Il Tao è increato e in sé completo. È inesauribile, è l'origine di tutte le cose, dà la vita a tutto senza agire. È l'ordine, la legge invariabile della natura: controlla tutto senza mantenere una forma, governa senza imporsi, è presente in ogni cosa, ma non possiede nulla. È la stessa struttura delle cose in cui agisce senza esserne cosciente. È come l'acqua del fiume della vita che cambia continuamente forma, rimanendo sempre se stessa, senza mai mantenere alcuna delle diverse forme che assume in ogni istante. È una realtà ineffabile che non può essere nominata e rappresentata, in quanto la parola Tao non è il suo vero nome — indicibile, incomprensibile e inconoscibile —, bensì solo un appellativo pratico. Il Dio di cui si può parlare non è l'eterno Dio, come afferma il primo verso del Libro della Via e della Virtù.
« Conoscere gli altri è saggezza; ma conoscere se stessi è saggezza superiore. Imporre la propria volontà agli altri, è forza; ma imporla a se stessi, è forza superiore. Essere sufficienti per se stessi è la vera ricchezza; governare se stessi è il vero carattere. »
(Laozi)
La verità
La verità sta nella totalità che si può conoscere solo intuitivamente, indipendentemente dall'uso dei sensi. La conoscenza perfetta è di ordine mistico, la si raggiunge entrando in comunione con l'assoluto, Dio, e annullando la distinzione che c'è fra io e mondo. Bisogna andare oltre l'apparenza delle cose per comprenderne il vero significato: le cose veramente importanti sono quelle che sembrano senza scopo. La cosa più importante in una ruota è il foro centrale che le permette di attaccarsi al perno e quindi di girare; la cosa più importante in una tazza non è il materiale di cui è fatta, ma il vuoto che si crea nel suo interno e che le permette di contenere l'acqua; la cosa più importante in una finestra o in una porta è l'apertura ritagliata nel muro. L'uomo crede di essere saggio perché elabora idee creando delle sue verità, ma, nello stesso tempo in cui stabilisce delle norme di moralità, crea il male. In realtà, nessuno è più saggio di un bambino in cui l'armonia naturale è perfetta. Il vuoto auspicato dal Taoismo è un vaso pronto per accogliere, un'indefinitezza multiforme e creativa, un fluido sorgente di vita, caos e brodo primordiale. Non si tratta — come in altre religioni — di un allontanamento dalla realtà, di un distacco, in quanto il saggio taoista è prima di tutto concreto ed esperienziale (al punto che l'ascesi estatica è trattata con divertita sufficienza in vari testi). Proprio per poter meglio agire nel mondo bisogna non essere subordinati agli oggetti ed alle convenzioni: il vuoto come "non azione" (wu wei) è astensione dal contenuto non necessario, non proprio. Una delle esortazioni ricorrenti è a non forzare (e parallelamente si ha anche il riconoscimento della guerra come non risolutiva). In quest'ottica vengono rigettate contemporaneamente sia le speculazioni metafisiche sia il materialismo. Assai importante è anche la parallela rivalutazione della figura femminile, rispetto alla sua scarsa considerazione nella cultura cinese antica. Una leggenda narra anche che Laozi avesse appreso la sua arte da una donna, precisamente una sacerdotessa dell'antico sciamanesimo cinese.
« C'è il vuoto nelle porte e nelle finestre che danno sulla strada, nei recipienti, nelle case. È la parte Yin, il fondo oscuro delle vallate, il sesso femminile che solo combinato a quello maschile origina, moltiplica gli esseri. »
(Tao Te Ching)
In questo vuoto — che non è il vuoto teorico dei fisici — si trovano tutte le possibilità di esistenza. Il vuoto è fecondo: è solo grazie al bianco del foglio che l'inchiostro può ricreare con grazia e sincerità le montagne, le coste, gli alberi. Questa fecondità del vuoto è alla base del Libro della Via e della Virtù e di tutto il pensiero taoista. La vacuità di un cuore libero da tutte le preoccupazioni mondane, è l'aspirazione fondamentale delle comunità taoiste. Ci si può ritirare dal mondo per comprenderlo meglio, ma non è né necessario, né sufficiente. Per realizzare questa liberazione, per trovare il vuoto, uno dei mezzi importanti è l'utilizzo dei paradossi. Sono numerosi nel Daodejing: è senza uscire da noi stessi che veniamo a conoscenza del mondo, è non sapendo ciò che sappiamo, è quando agiamo meno che facciamo l'azione più efficace. L'obiettivo dei paradossi è far comprendere all'uomo la Via, tracciando dei fili logici.

Escatologia
Un argomento che ricorre spesso negli scritti taoisti è il problema della vita, e — per necessaria conseguenza — il problema della morte. L'esistenza universale non è altro che un perpetuo avvicendarsi di trasformazioni e di fenomeni: e il fatto più evidente di questa vicenda, è il continuo, eterno alternarsi di esistenza e cessazione di questa. Secondo le idee occidentali, la morte è l’antitesi della vita: sono due termini diametralmente opposti, senza alcuna attinenza, assolutamente antitetici. Il Taoismo al contrario considera la vita e la morte in stretta relazione tra loro, come due stadi necessari della vita universale sulla terra, e della vita individuale degli esseri Le espressioni che in Occidente si usano più comunemente come eufemismi della parola "morte", sono — tra le tante: il sonno eterno, la partenza che non ha ritorno, la scomparsa. Il Taoismo usa invece, per designare la morte, espressioni che significano precisamente il contrario; tali sono: il ritorno, intendendo la rinascita ad una nuova esistenza; il grande risveglio, alludendo al fatto che, dopo la morte, l'uomo giunge alla sua completezza ricongiungendosi con la Divinità. La morte è dunque vista come un processo, naturale e benefico. Il Taoismo ha ben chiara inoltre la differenza fisica che si ha tra vita e morte, sia Laozi che Zhuangzi spiegarono questo concetto, il primo più sinteticamente, il secondo in modo più concreto. Tutte le cose che esistono sono costituite da tante sottoparti; il loro mantenersi congregate è la vita, il loro disgregarsi è la morte. Il vivere della natura e il vivere degli individui consiste in questo interminabile alternarsi di fatti opposti in apparenza: così fu, sin dall’origine dell’universo. Il paragone tra la vita e la morte e il sorgere e tramontare del sole, si ripete più volte in Zhuangzi. Il medesimo concetto viene, in forma diversa, esposto da Liezi.
« La vita umana nasce da una certa condensazione di Etere primordiale: fin che tale condensazione persiste viviamo; quando essa si discioglie e disperde, la morte ci coglie. »
(Laozi)
« Un fascio di ramoscelli esiste come tale finché è legato e stretto; quando viene sciolto i ramoscelli si disperdono ed esso non è più un tutt'uno. Così è dell'uomo: esso è uomo finché tutte le sue parti costituiscono un tutt'uno: cessata tale unione, cessa l’individualità umana. È da avvertire però che il fascio, se incendiato, può trasmettere il fuoco a un altro fascio, innanzi che il primo sia del tutto disfatto e consumato, e così di seguito il fuoco e la luce vengono trasmessi da fascio a fascio: i fastelli a mano a mano vengono composti e disfatti, come le persone vivono e muoiono, compaiono e scompaiono; ma il fuoco e la luce, o l’esistenza e la vita, continuano perenni nel mondo. »
(Zhuangzi)
« Mentre Liezi, insieme con un suo discepolo, stava passeggiando, vide in terra un vecchio cranio. Raccogliendolo lo mostrò al compagno, e gli disse: "Soltanto io e costui sappiamo che non vi è sulla Terra né vita né morte; ma un eterno avvicendarsi di forme, prodotto dal continuo trasformarsi della materia. Le piante, gli animali e tutti gli esseri derivano l’un dall’altro, in virtù di cause esterne, le quali li portano a cambiare natura. Anche il genere umano è nato in questo modo; e dopo la durata della sua esistenza sulla Terra, anch'esso rientrerà nel meccanismo universale del cosmo. Tutti gli esseri emergono da questo meccanismo, e vi rientrano in un ciclo perpetuo. Lo spazio infinito è colmo di semenze e di germi, ognuno dei quali evolve diversamente". »
(Liezi)
Con certe enfasi che anticipano le concezioni evoluzionistiche, dato che esprime un discorso che implica la perenne attività della Divinità in quello che definisce "cambiamento di natura", Liezi dimostra inoltre come tutti gli esseri — viventi e non — siano uguali di fronte alla morte, o meglio al mutamento, che come precedentemente spiegato non è il termine dell'esistenza, la deriva verso l'oblio, ma l'unificazione con il Dio, che l'anima subisce giungendo all'Illuminazione, la realizzazione — il completamento — di se. In vita esistono differenze tra felici e infelici, ricchi e poveri, grandi e piccoli. Nella morte invece c'è totale uniformità, ogni cosa ha la medesima sorte, il ricongiungimento con il Dio e la sua legge cosmica, ciò che gli esseri furono prima del mutamento non è più influente; ogni differenza è completamente azzerata nella concezione di quella che è l'Unità.
L'immortalità
« Alla fine dell'esistenza, con la morte, l'uomo giunge al riposo, ritorna alla perfezione integrale, l'unione con Dio, il cosmo. »
Secondo i principi della teoria medica cinese, il Qi o corpo energetico, è considerato yin, mentre il corpo fisico è considerato yang. L'aspetto yin del corpo é relazionato al pensiero, all'anima, allo spirito, mentre l'aspetto yang è utilizzato per esprimere le decisioni o le pulsioni della parte yin. Quando la vita di un individuo perde l'equilibrio instaurato tra queste due forze, sopraggiungono la malattia, la morte e la decomposizione. Il Qi, l'energia, è la fonte non visibile della vita: le azioni e l'esistenza stessa del corpo fisico sono le sue manifestazioni. Quando lo yin è forte, anche le manifestazioni dello yang possono essere forti. Quando lo yin è debole o troppo forte, il rapporto yin e yang si sbilancia facendo perdere armonia alla vita stessa. Per questa ragione lo scopo primario della medicina cinese é quello di mantenere un corretto bilanciamento dello yin e dello yang. Il segreto dell'immortalità è dunque l'identificazione con il Tao, data dal mantenimento di quei principi che governano il corpo e la psiche dell'individuo, attraverso le pratiche taoiste. Il raggiungimento dell'immortalità è al contempo un cammino mistico, fatto di devozione e rispetto nei confronti del Tao Secondo le testimonianze dei monaci taoisti antichi e moderni, unirsi misticamente al Tao è una esperienza spirituale di illuminazione. L’unione con esso porta alla comunicazione con il de (la "forza", la "potenza", come già descritto), il potere universale che dà l'immortalità alla persona, corpo e anima. Per i cinesi gli uomini non hanno una, ma due anime: una più spirituale, che può, dopo la morte, diventare uno shen ("spirito", entità benefica); l'altra più materiale, che potrebbe tramutarsi in gui ("demone", entità capace di fare del male) e rimanere sulla Terra. L'anima terrestre proviene dal seme umano e l'anima aerea si forma al momento della nascita attraverso la prima aria che si respira. Quando l'uomo muore l'anima terrestre rimane sulla Terra e l'altra va in cielo. Se la persona è identificata con la Divinità essa il suo corpo astrale si integrerà per sempre con l'armonia universale del cosmo, come gli dèì sarà immortale giusto e felice. Nella mitologia cinese si narra di un paradiso collocato nelle isole felici, in mezzo alle quali è costruita una magnifica dimora, detta il palazzo dell'immortalità, che galleggia sulla superficie dell'oceano, con le tre divinità che attraversano il mare: il dio della lunga vita, il dio della felicità, il dio che distribuisce i premi
« Niente ha presa sul corpo quando lo spirito non è turbato. Niente può nuocere al saggio, avvolto nell’integrità della sua natura, protetto dalla libertà del suo spirito. »
(Lao Tze)
Il Taoismo riconosce poi una gamma di pratiche particolari e opzionali — in cui si possono includere anche le arti marziali —, volte ad accrescere la spiritualità umana, in modo che l'uomo possa giungere felicemente all'armonia e all'unione con il divino, giungendo dunque all'agognata sintesi spirituale che porta all'immortalità dell'anima. Tra queste pratiche si possono trovare il vegetarianesimo, simbolizzante soprattutto il rispetto della natura; la mistica sessuale, ovvero il vedere l'atto sessuale come un momento di congiunzione cosmica, un momento in cui viene messa in atto la più alta legge del Tao, l'unione di yin e yang, corrispondenti ai due sessi; la meditazione, esercizio volto alla liberazione della mente dai limiti del finito; il Qigong, pratica volta ad allineare il Qi umano con il Qi dell'universo; e infine il Tai Chi, una combinazione di movimenti e di respirazione dinamica che punta alla meditazione. Il ritorno e la congiunzione con la Divinità si effettua attraverso il soffio che guida il movimento, quest'ultimo è un'interazione che conduce alla percezione dell'identicità tra il proprio corpo fisico e tutto ciò che gli sta attorno; il pensiero guida ma non interviene, c'è ma non c'è, è l'anima a rimanere attiva e a compiere l'estasi. Queste tecniche sono volte a rendere ciascuno un uomo realizzato, in armonia con la natura, il Tao; servono a percepirlo e ad intravederne l'arcano.

Simbologia
Ci sono parecchi simboli ed immagini collegati al Taoismo. Il simbolo principale è il Taijitu (sinistra) spesso accompagnato dal otto trigrammi (bagua - destra). Le controparti yin e yang sono rispettivamente di colore nero (o blu) la parte yin e di colore bianco (o rosso) la parte yang. Il simbolo si può trovare su bandiere e loghi delle associazioni taoiste, nei templi e sugli abiti dei chierici. Direttamente derivato dal Taijitu per così dire ortodosso è il Tomoe, diffusosi in particolare nello Shintoismo giapponese. Nei templi taoisti si possono trovare bandierine quadrate o triangolari: esse non hanno solo funzione decorativa ma anche mistica, sono infatti dei talismani e presentano solitamente iscrizioni come preghiere e diagrammi sacri. I templi della Cina e di Taiwan sono contraddistinti da simboli tradizionali, vi si trovano spesso statue o decorazioni di draghi cinesi, fenici, tartarughe, tigri e cani della felicità. Spesso solo il drago e la fenice — o in alternativa a quest'ultima la tigre — hanno un preciso significato, simboleggiano infatti le due controparti yin e yang, in cui la fenice è yang e il drago è yin. Il gruppo drago blu, drago giallo, fenice rossa, tartaruga nera e tigre bianca è costituito dai Siling — i cinque esseri cosmologici — rappresentanti i cinque elementi. Un altro simbolo comune è la perla fiammeggiante, che accompagna i draghi o le divinità.
Etica naturale
Il significato letterale del termine Tao è "Via" o "Sentiero". La Divinità può essere intesa in questo senso anche come un modello da seguire, una strada da percorrere, e — dato che il Taoismo è una spiritualità panteistica — la strada da percorrere equivale alla strada della natura e della naturalezza, dato che la natura stessa è Dio manifesto. La ricerca del Tao è la ricerca dell'essenziale, e in questo può essere vista come un analogo più elaborato del cinismo greco. Tale fortissimo richiamo all'essenzialità, al cosiddetto tronco grezzo, agli antichi, richiede la difficile operazione di spogliarsi del superfluo e dei preconcetti. Lo scopo è lasciar fluire l'originale liberando la spontaneità, che non deve però essere scambiata con lassismo: l'autodisciplina è un elemento comunque importante, pur con l'insistenza acciocché si mantenga creativa e non diventi automutilazione. La disciplina richiesta al taoista non è quella occidentale portatrice talvolta di rigidità e limitazioni, ma incarna anzi la determinazione ad astenersi da questi. Il richiamo all'essenziale ed all'antico potrebbe essere scambiato per desiderio di regressione al primitivo, ma deve semmai essere inteso come esortazione ad una vita anche moderna che recuperi l'interazione diretta con la ragione concreta, eliminando le intermediazioni fuorvianti; un recupero del primitivo in quanto inalienabile. La ricerca della saggezza, in Cina, si fonda principalmente sull'armonia. Quest'ultima, per i taoisti, si raggiunge placando il proprio cuore — e il proprio spirito, il cuore nel pensiero cinese simboleggia spesso questa entità — attraverso la Via (il Tao, la Divinità), ossia seguendo la strada della natura. Dottrina fondamentale del Taoismo è l'affermazione secondo cui il Tao non si può descrivere a parole; non si può quindi parlare del Tao ma solo parlare attorno ad esso. Questo va letto come un'indicazione non della complessità del Tao stesso, quanto dell'inadeguatezza del linguaggio umano, che riproduce — nelle sue stesse strutture fondamentali — proprio quegli errori basilari di percezione della realtà che il Taoismo si propone di superare. Ritornando all'autenticità primordiale e naturale, imitando la feconda passività della natura che origina spontaneamente i diecimila esseri, l'uomo può liberarsi dalle catene e il suo spirito può cavalcare le nuvole. Suscitante una sorta di pacifico naturalismo, il Taoismo è un ideale di spontaneità, di libertà individuale, di rifiuto dei rigori della vita sociale e di comunicazione estatica con le forze cosmiche. Queste caratteristiche mistiche del Taoismo hanno influenzato poeti, letterati, pittori e affascinano oggi molti occidentali. Per liberarsi dalle costrizioni sociali, i taoisti svolgono pellegrinaggi sulle montagne o in campagna. Già nel pensiero di Confucio, si trova questo intento di migliorare la vita sociale riavvicinando l'uomo alla natura.
Un'idea ricorrente nel Libro della Via e della Virtù è quella del lasciar fare. Se si lascia che la natura faccia il suo corso e i suoi diecimila esseri seguano la propria strada, essi cresceranno e si moltiplicheranno Se non si cerca di governare gli uomini, loro si organizzeranno nel modo migliore possibile. Quest'idea che può apparire come liberalitaria deve essere contestualizzata. Essa si fonda su un'antica credenza sciamanica, secondo cui se si lascia fare la natura, essa soddisferà l'uomo. La concezione della storia è già postmoderna, nel senso che sono riconosciuti i limiti di una visione lineare e progressista delle vicende umane e si sottolinea amaramente il ripetersi degli stessi vecchi errori nei nuovi contesti — portatrice quindi di una sorta di ciclicità statica. A questa è contrapposto l'ideale politico di una società conforme al Tao (che oggi diremmo libertaria, per quanto l'implicazione opposta sia tutt'altro che scontata), a sua volta stabile ed immutabile perché fluida e disgregatrice dei conflitti. Le due situazioni non devono essere confuse.
Liturgia
Il culto collettivo, guidato dai preti, si fonda essenzialmente su inni di glorificazione rivolti al Tao o più in specifico alle varie divinità. Riti sacrificali sono fortemente esclusi. La liturgia e la teologia taoiste contengono svariati elementi indotantrici e con l'introduzione del Buddhismo furono molto influenzate da esso. Le cerimonie possono includere offerte di incenso, cantici e inni — come si è già accennato —, musica e benedizioni. Il manuale liturgico utilizzato è il Canone taoista che contiene vari tipi di liturgia che vengono applicati in base alle ricorrenze: ad esempio la liturgia della pioggia e quella dell'acqua, la liturgia del fuoco, quella del Signore del Cielo e quella del Nuovo anno. Il riti taoisti sono di solito celebrati in precise date stabilite dal calendario cinese, anche se la venerazione personale può essere quotidiana. Il culto alle divinità ha una particolare preminenza nella religione taoista. Un rituale compiuto generalmente dai fedeli è il baibai, che consiste nel pregare dinanzi ad un altare con tra le mani dei bastoncini di incenso. Questo tipo di preghiera può essere compiuto ovunque: a casa propria, in un tempio o all'esterno. Di fronte ai templi taoisti sono sempre presenti incensieri, che consentono appunto di praticare il baibai. La preghiera può essere recitata personalmente da un fedele o da un gruppo di fedeli con la guida di un sacerdote. L'altare può essere allestito con statue di una o più divinità e può essere legato al culto degli antenati. Un'altra usanza — anche se oggi poco diffusa — consiste nel bruciare le cosiddette banconote dell'aldilà, attraverso le quali ottenere la benedizione dei defunti e delle divinità. Si tratta di una pratica maggiormente diffusa all'interno della religiosità popolare, piuttosto che un aspetto prettamente legato alla liturgia taoista. Quest'ultima è nel complesso in fase di unificazione da parte della Chiesa taoista cinese, che favorendo la rinascita dei riti pone molta attenzione alla loro valorizzazione, eliminando le eventuali degenerazioni popolari e superstiziose. Già verso la fine della dinastia Zhou i morti non vennero più divinizzati, ma iniziò ad affermarsi un culto privato interamente dedicato ad essi. Il culto si svolge in un'apposita sala adibita a tempio, o semplicemente di fronte ad un piccolo altare, su cui vengono esposte le tavolette con il nome dell'antenato. Si tratta anche in questo caso di una pratica popolare, non unicamente taoista, seguita anche da buddhisti e confuciani. Oltre al culto per così dire libero, è sempre esistito un culto piuttosto unificato in tutta la Cina; questo genere di cerimonie — paragonabili in qualche modo alle messe del Cristianesimo — sono celebrati dai sacerdoti taoisti, e vi possono assistere i fedeli. Queste cerimonie si svolgono all'aperto — spesso in aree naturali come monti o caverne — o all'interno dei templi, e consistono essenzialmente in un messale composto da vari inni, preghiere e azioni sacre rivolte alla divinità, come offertori di incenso, frutta o candele. Si sta affermando anche la tendenza dell'utilizzare questi riti comuni anche per orazioni e discorsi, che i preti rivolgono ai fedeli. La venerazione delle divinità mantiene sempre comunque una forte componente individualistica: è il fedele che deve approcciarsi al divino, onorandolo come meglio crede. A questo scopo è molto diffusa la pratica del bruciare bastoncini di incenso presso i bracieri che si trovano all'esterno dei templi. Questi bracieri — direttamente a contatto con l'ambiente — simboleggiano anche la direzione che la devozione del fedele dovrebbe prendere, vale a dire un approccio al sacro che passi attraverso il mondo naturale.
Ci sono anche festività pubbliche celebrate in tutta la Cina, le quali involvono spesso solenni celebrazioni di riti religiosi. Famosi sono i festival nelle strade che includono varie esibizioni tra cui processioni di carri con le statue delle divinità, danze dei leoni, danze dei draghi ed arti marziali. Il tutto è accompagnato da musiche tradizionali. Il giorno sicuramente più significativo e più sentito — paragonabile al Natale cristiano — è il capodanno lunare, o Festa di Primavera, nel quale si concentra ogni tipo di cerimonia religiosa, spettacolo ed esibizione sia in forma pubblica sia in forma privata. In casa propria si tiene un banchetto familiare in onore degli antenati e dei membri della famiglia che vivono lontano. Il banchetto è solitamente accompagnato da canti di prosperità e di benedizione per il nuovo anno. Le persone usano indossare abiti nuovi in attesa dell'esplosione di fuochi artificiali, che segnalano l'inizio del nuovo periodo lunare. Ci sono poi tutta una serie di feste minori: il quindicesimo giorno del primo mese dell'anno cinese ricorre la festa delle lanterne (o delle luci) che viene celebrata con processioni ed esposizioni di lanterne e danze di draghi ; il terzo giorno del terzo mese è la festa della purificazione, che consiste nella manutenzione delle tombe, con offerte ai defunti e successivamente con un pranzo all'aperto sulle colline; il quinto giorno del quinto mese segna l'inizio dell'estate, accolta con la festa delle barche, celebrata con il consumo di cibi a base di riso, gare di barche a forma di drago e con rituali di benedizione dei bambini e di propiziazione della pioggia; nell'ottavo mese si celebra la festa dell'autunno, legata al raccolto; infine, nel periodo invernale, vengono celebrate feste dedicate a dèi e santi locali che ricorrono il primo e il quindicesimo giorno dei mesi invernali.

Teologia
Il Tao
Il Taoismo è una religione panteistica e monistica. Per comprendere quale sia la natura del Tao bisogna evitare qualsiasi tipo di paragone con il Dio delle religioni monoteiste. Il Tao non è un ente trascendente, che governa e amministra letteralmente il mondo — punendo o premiando l'uomo. Piuttosto che un Dio personificato è più che altro, infatti, un Dio essenziale o energetico: è un'entità immanente che fa parte del mondo, che letteralmente lo costituisce; è la matrice divina di tutte le cose che esistono. Il termine Dio suona inappropriato, sebbene se ne possa fare uso, ricordando sempre di evitare i parallelismi sopra riportati. Parlando del Tao si parla dell'Uno, l'Infinito Esso è l'energia cosmica che compone tutte le cose dell'universo — dal sasso all'essere umano —, è la Grande Madre del mondo, come definito da Laozi nel Libro della Via e della Virtù. Il Tao è dunque all'interno di ogni cosa che esiste — anche nell'uomo — essendo la più intima e sottile energia che fluisce attraverso il tutto, che condensata va a formare quella che è la materia: esso è energia pura. Il Taoismo insegna quindi che più che cercare Dio scrutando il cielo, Dio va cercato all'interno di se stessi, e all'interno di tutte le cose che compongono il mondo multiforme di cui l'uomo fa parte, proprio perché il cosmo, l'universo, è Dio stesso, è la manifestazione attiva dell'essenza divina. Il Tao è la natura, il respiro, la vita di tutte le cose. La Divinità va cercata negli alberi, nel fluire dell'acqua, nel fruscio delle foglie, la si può sentire contemplando l'immensità e il silenzio sulla vetta di una montagna. Essa non agisce, ma agisce perennemente, aggregandosi a formare quello che è tutto l'essere, l'esistere. Dio è infatti energia, non può essere concepito e conosciuto dall'uomo, esso non parla, non comunica, ma la sua eternità corrisponde all'eternità della vita stessa, nei suoi cicli perpetui. Il Dio del Taoismo, è infine — per definizione — un'energia immanente, presente nel mondo, eterno, immutabile. Il Tao semplicemente è.

Gli dèi
Come affermato nel paragrafo precedente il Tao non può essere concepibile e conoscibile dalla mente umana. Ciò che l'uomo può percepire sono le sue emanazioni, le sue molteplici e multiformi immagini di manifestazione, gli dèi. In quanto religione monistica ed enoteistica, il Taoismo insegna che l'unico modo attraverso cui conoscere l'energia vitale dell'universo è conoscendo le divinità, le svariate entità spirituali che vengono emanate dalla matrice divina di tutto il cosmo. Le divinità sono molteplici — illimitate per certi versi — e tutte valide, poiché tutte emanate dall'energia dell'Uno. Nel Taoismo, nelle zone storiche in cui si è sviluppato, è andato a costituirsi un pantheon relativamente definito, in cui figurano divinità prettamente taoiste e divinità assimilate dalle tradizioni con cui il Taoismo ha avuto stretti rapporti. Le divinità considerabili esclusivamente taoiste, sono soprattutto quelle assimilate dalla religione popolare cinese, assorbite e rivisitate dalle varie correnti del Taoismo nel corso dei secoli. Spesso le divinità tendono ad essere identificate le une con le altre, rendendo difficile una classificazione stabile. Ad esempio, da quasi tutte le correnti taoiste l'Imperatore di Giada è identificato con il dio del Cielo, Shangdi — assimilato dalla religione tradizionale, il cui culto ha origini antichissime — e parallelamente come la diretta e principale antropomorfizzazione del Tao. Al vertice del pantheon è univocamente riconosciuta una trinità, un gruppo di tre dèi, i cosiddetti Tre Puri, generati dalla Divinità quando iniziò a manifestarsi scindendosi nelle due forze primordiali yin e yang, e in tutte le manifestazioni scaturite dalla loro eterna interazione. Tre dèi che corrispondono dunque a yin, yang e alla terza parte, il tutto nella sua forma manifestata. Le tre divinità supreme sono: il Puro di Giada, il Puro Superiore e il Puro Supremo. Grande preminenza ha il culto della Regina Madre dell'Ovest, o più semplicemente chiamata Dea dei Cieli (Xiwangmu , letteralmente "Regina Madre dell'Occidente" o "Regina Madre degli Occidentali" - sinistra). Tra le divinità prettamente taoiste si possono annoverare anche i santi, i cosiddetti xian (letteralmente "immortali"); uomini che attraverso la coltivazione del Tao e le pratiche taoiste giunsero all'unione con l'energia cosmica stessa, con Dio, assumendone la natura e divenendo sue manifestazioni. Lo stesso Laozi è considerato un santo importante. Molti degli dèi taoisti — alcuni ritengono — sarebbero una ripresa di antiche figure divine provenienti dall'Asia centrale. Esiste poi una serie di divinità assimilate e condivise con altre grandi religioni, con cui il Taoismo è entrato in contatto. Molte di queste figure divine sono originarie del Buddhismo. Tra esse si trovano due delle dee più venerate, ovvero Mazu (sinistra), la dea del mare e Guanyin, conosciuta in Occidente come Dea della Misericordia. Molte delle leggende che attorniano queste figure divine si possono riscontrare nel patrimonio narrativo di entrambe le correnti religiose. La dea Guanyin è inoltre spesso identificata con un'altra divinità di origine buddhista, Avalokitesvara, oppure associata alla stessa Dea dei Mari.
Il Dio di Giada
L'Imperatore di Giada (Pinyin: Yù Huáng o Yù Dì - sinistra), informalmente conosciuto anche come Padre Cielo (Tiān Gōng) e formalmente come Puro Imperatore di Giada (Yu Huang Shangdi o Yu Huang Dadi), è il sovrano del paradiso della mitologia cinese e una delle maggiori divinità del pantheon della religione taoista.
Dal Nono secolo, era anche il patrono della famiglia imperiale cinese, era infatti considerato il corrispondente celeste dell'imperatore terrestre. Nell'antica Cina era rappresentato come il capostipite di una burocrazia celeste.
Mitologia cinese
Ci sono molte storie nella mitologia cinese riguardanti l'Imperatore di Giada.
Le origini dell'Imperatore di Giada
Una leggenda racconta che originariamente era il principe del Regno della pura Felicità e della Mistica Luce Celeste. Alla nascita emise uno straordinario bagliore luminoso che aveva invaso tutto il regno. Già in gioventù era intelligente e saggio. Spese tutta la sua giovinezza nel sostentamento dei poveri, dei sofferenti e degli ammalati, ottenendo grande rispetto e benevolenza da ogni creatura.
Successivamente il padre morì, ed egli ascese al trono. Si assicurò che nel suo regno chiunque potesse trovare pace e felicità, e fatto questo iniziò a ritirarsi su di un monte per studiare e coltivare il Tao.
Dopo 1,750 periodi di tempo, ciascuno di 120,976 anni, ottenne l'Immortalità Dorata. Dopo altri cento milioni di anni di accrescimento, divenne finalmente l'Imperatore di Giada.
L'Imperatore di Giada sconfigge il Male
C'è un mito poco conosciuto su come l'Imperatore di Giada divenne il capo di tutti gli dèi del paradiso.
All'inizio dei tempi, la Terra era un luogo inospitale e non adatto alla vita. Gli uomini andavano incontro a tremende difficoltà; ma non avevano solo a che fare con una difficile sopravvivenza, ma anche con vari tipi di esseri mostruosi.
A quest'epoca, non c'erano molte divinità a proteggere gli umani, e gli Xian (immortali) del cielo erano minacciati da potenti demoni. L'Imperatore di Giada era ancora un semplice immortale che aiutava, come poteva, gli umani sulla Terra, ma era triste poiché i suoi poteri non bastavano ad alleviare le sofferenze degli uomini. Decise così di ritirarsi su una montagna e coltivare il Tao. Lo fece per 3000 periodi di tempo, ognuno di 3 miliardi di anni.
Sfortunatamente, una potente entità del Male, stava conquistando la Terra e sottomettendo gli Xian e gli dèi del cielo, per proclamare la sua sovranità sull'intero Universo. Ma anche l'entità maligna si ritirò per accrescere i suoi poteri, e dopo altri 3000 periodi di tempo di 3 miliardi di anni ognuno, tornò, reclutò un'armata di demoni e si preparò per attaccare il Cielo.
Gli Xian immortali si prepararono alla guerra, ma gli dèi non erano abbastanza potenti per respingere i demoni. In questo periodo erano i Tre Puri i sovrani degli esseri celesti.
Fortunatamente l'Imperatore di Giada, concluse il suo accrescimento nello stesso periodo della guerra. Era ormai abbastanza potente per sconfiggere il Male.
Salì al cielo, constatò che la guerra stava per iniziare e che i demoni erano troppo potenti per essere sconfitti dagli dèi presenti. Decise di sfidare i demoni e la guerra iniziò. Montagne crollarono e fiumi strariparono; comunque l'Imperatore di Giada uscì dalla guerra vittorioso, grazie alla grande saggezza che aveva coltivato. Dopo aver scacciato i demoni più potenti, gli altri furono sconfitti dagli Xian e dagli dèi.
Grazie alla sua saggezza, dèi e immortali proclamarono l'Imperatore di Giada loro sovrano.
Lo zodiaco cinese
Ci sono parecchie storie riguardanti i dodici animali dello zodiaco cinese, e su come siano stati scelti. In una leggenda, l'Imperatore di Giada, già sovrano del Cielo e della terra da parecchi anni, decise di visitare la Terra personalmente. Si stupì nell'ammirare le curiose creature terrestri. Decise di prenderne dodici, da portare al Cielo, per mostrarle agli esseri divini.
Gli animali che portò via furono: un topo, un gatto, un toro, una tigre, un coniglio, un drago, un serpente, un cavallo, una capra, una scimmia, una gallina, e un cane. Il gatto, il più bello degli animali, chiese al topo di informarlo il giorno in cui l'Imperatore di Giada sarebbe venuto a prenderli. Ma il topo, geloso della bellezza del gatto paragonata alla sua, non lo informò. Conseguentemente, il gatto non si presentò all'arrivo dell'Imperatore di Giada, e fu sostituito con il maiale. L'Imperatore di Giada, affascinato dagli animali, decise di attribuire ad ognuno di essi un anno del calendario. Quando il gatto venne a sapere cosa era successo, si arrabbiò furiosamente con il topo. La leggenda vuole spiegare anche l'origine dell'inimicizia tra gatti e topi.
Suoi predecessori e successori
In origine l'Imperatore di Giada era assistente del Divino maestro delle Origini Celesti, Yuan-shi tian-zong. Yuan-shi tian-zong la mitologia vuole fosse l'origine di tutto, che pose l'Imperatore di Giada come suo successore. L'Imperatore di Giada potrebbe eventualmente essere succeduto dal Maestro Divino della Porta Dorata. I volti dei due dèi sono raffigurati sui braccioli del trono dell'Imperatore di Giada.
Venerazione e festività
Il compleanno dell'Imperatore di Giada è festeggiato durante il primo mese lunare. In questo giorno i templi taoisti svolgono un rituale in onore del dio, l'Adorazione del Cielo (bài tiān gōng), durante il quale preti e monaci si prostrano ai piedi delle statue, bruciano incenso e preparano cibo votivo.
La festa del Nuovo Anno Cinese è anch'essa un giorno di adorazione, la leggenda vuole che in questo giorno, l'Imperatore di Giada, svolga la sua ispezione annuale delle azioni umane, per poi punire quelle maligne e riconpensare quelle benevole. Nel giorno del Nuovo Anno vengono bruciati incensi e si offrono doni all'Imperatore di Giada e al dio Zao Jun, divinità della casa e della famiglia.
Gli Otto immortali
Gli Otto Immortali simboleggiano la felicità secondo i principi taoisti.
Tre di questi immortali sarebbero personaggi storici, mentre gli altri sono puramente leggendari.
Zhongli Quan
Lü Dongbin;
He Xiangu : la donna
Li Tieguai : il povero;
Zhang Guolao (storico)
Han Xiangzi : il giovane.
Cao Guojiu
Lan Caihe
rapporti tra gli immortali
Si possono associare o contrapporre:
l'aristocratico - il proletario;
il ricco - il povero;
il giovane - il vecchio;
l’uomo - la donna
in loro si vede la rappresentazione di tutta la società.

Templi
Inizialmente il culto taoista si svolgeva all'aperto. Con il passare del tempo si è tuttavia sempre più concentrato in templi che hanno forti somiglianze con quelli buddhisti. Sono di solito consacrati a specifiche divinità ma è possibile invocarvi collettivamente anche più forze divine. In cinese, il termine utilizzato per indicare i templi taoisti è guan (o kuan), traducibile come "osservare", "contemplare", "intuire". Questo significato accentua la funzione mistica del luogo di culto, in cui il fedele non va solo per assistere ai rituali, ma anche e soprattutto per contemplare la natura, riflettendo sul concetto di divinità fortemente permeato in essa. L'edificio di culto è caratterizzato da un cortile, una sala principale in cui è custodita la rappresentazione della divinità, e più sale minori o giardini. I templi — gestiti perlopiù da sacerdoti taoisti sotto la diretta amministrazione di uno dei centri distrettuali della Chiesa taoista cinese — sono i luoghi di culto dei paesi e vengono utilizzati non solo per i servizi ritualistici, ma anche per feste di ogni tipo, rappresentazioni teatrali, spettacoli di marionette. Sono inoltre i luoghi più visitati in occasione dei grandi festival, come la Festa di Primavera. Fondamentale in tutti i templi taoisti è un grande tripode, situato di solito immediatamente all'entrata. I fedeli possono utilizzare il braciere accendendo bastoncini di incenso come voto per le divinità. I preti giocano un ruolo fondamentale nel sostegno morale dei fedeli discutendo con loro dei loro problemi e delle preoccupazioni, ed eseguendo riti e benedizioni su richiesta.
Storia recente
I problemi del Taoismo con le autorità iniziarono con l'avvento della Repubblica Popolare Cinese anche se la sua immagine andava deteriorandosi già a partire dalla dinastia Ming. Le scuole taoiste erano accusate di suscitare movimenti rivoluzionari, tanto che Liang Qichao (1873 - 1929), avvocato del rinnovo sociale della Cina, scrisse di essere umiliato dalla presenza del Taoismo nella storia cinese, poiché — a suo dire — il Paese non ne aveva tratto alcun vantaggio. Mezzo secolo di persecuzione portò la religione taoista vicina all'estinzione nei suoi luoghi di nascita, senza tuttavia riuscire ad estirparla definitivamente. Da pochi anni a questa parte si registra una sempre crescente rinascita che sta portando ad un fervente ritorno del Taoismo nella Cina contemporanea. L'interesse pe la religiosità taoista si inizia a diffondere anche in Occidente: un buon numero di praticanti taoisti hanno aperto centri e comunità anche in Canada e negli Stati Uniti. La Francia e l'Australia sono altri Paesi in cui il Taoismo sta penetrando progressivamente, in particolare accompagnato dal Buddhismo.
La repressione
Le prime avvisaglie di una certa avversione verso i culti religiosi si ebbero nel 1911 con la proibizione dei riti pubblici, ma non di quelli privati e nei templi. La situazione si aggravò durante la guerra contro il Giappone, negli anni Quaranta, che comportò la distruzione di numerosi luoghi sacri. La vera e propria guerra interna scoppiò invece negli anni successivi. Nonostante i monaci del monte Wudang avessero preso parte alla terza armata rossa e molti taoisti avessero dato prova di patriottismo opponendosi all'invasione dei giapponesi, nel 1948 il monastero principale della corrente Zhengyi — sul monte Longhu nel Jiangxi — fu dato alle fiamme e il sessantatreesimo Maestro Celeste fu costretto a rifugiarsi in Taiwan. La politica generale delle religioni si applicherà a partire dal 1949: non vi fu una soppressione totale, ma proibizione delle nuove ordinazioni, repressione dei riti e chiusura dei pochi locali di culto rimasti. Alcune sette furono dichiarate illegali e sopravvissero solo clandestinamente, ricorrendo a mezzi illeciti per guadagnare fondi. Nel 1956, le antiche statue di bronzo del Monte Wudang vennero fuse. Con la nascita del movimento per le tre autonomie destinato a porre fine alla dipendenza finanziaria, ideologica e amministrativa delle religioni cinesi, fu fondata nel 1957 la Chiesa taoista cinese e il governo decise di promuovere la restaurazione dei culti. Si spesero fondi per la ricostruzione e il restauro di templi e monasteri e nel 1961, il presidente Chen Yingning finanziò ricerche, pubblicazioni e riforma di un clero. Tuttavia, nel 1966, la rivoluzione culturale interruppe drasticamente tutte le manovre di restauro. Nello stesso anno la Chiesa taoista cinese fu scardinata, migliaia tra templi e monasteri furono razziati e distrutti e il clero fu sollevato dal suo incarico per essere deportato in campi di lavoro. Ad alimentare la lotta contro la cultura cinese tradizionale e a favorire l'abbattimento del Taoismo contribuirono alcuni movimenti estremistici di ispirazione cristiana, quali ad esempio la rivolta dei Boxer. Si calcola che oltre diecimila rotoli di antichissimi testi sacri al monastero di Louguantai, nello Shaanxi, andarono definitivamente perduti. Il Taoismo fu fortemente represso, le organizzazioni furono destituite e la maggior parte dei templi distrutti; questo portò il numero degli aderenti ad un tracollo del 99% e la religione taoista alla quasi completa scomparsa.
La rinascita
È nel 1979 sotto Deng Xiao Ping (sinistra) che si hanno luogo le prime attività di rinascita. La Chiesa taoista cinese — ricostituita nel maggio 1980 — colloca la sua sede presso il tempio della Nuvola Bianca (Bayiunguan ) di Pechino, tempio principale anche della corrente Quanzhen Dao, riabilitata nel 1984. Altre organizzazioni furono ricostituite a partire da qualche anziano maestro. Il primo centro di formazione teologica aprì nel 1984 al tempio della Nuvola Bianca, con conseguente ripresa delle ordinazioni sacerdotali nel 1989. La corrente Zhengyi dovette aspettare il 1992 per essere legalmente riconosciuta come religione accettata, e riattivata a partire dalle comunità salvatesi del monastero di Longhu. Nel 1994, si contavano già 450 luoghi di culto riaperti e ricostruiti (a oggi i templi sono circa 5000 e il numero è in costante crescita), in parte grazie ai fondi donati dai laici taoisti. I principali funzionano anche come luoghi turistici. Il primo incontro tra i chierici di Taiwan e quelli cinesi — e tra le correnti Quanzhen e Zhengyi — si svolse nel settembre 1992 al tempio di Louguantai. In novembre ebbe luogo la prima visita ufficiale di una delegazione taoista di Taiwan in Cina continentale. Ricerche sul Taoismo hanno luogo nel dipartimento di studi sulle religioni dell'Accademia delle scienze sociali, in particolare a Pechino, Shanghai, nel Sichuan e nel Jiangsu. Istituzioni di ricerca sulla cultura taoista sono state fondate a Pechino (1989), Shanghai (1988) e Xi'an (1992). Il Taoismo cinese (Zhongguo Daojiao), rivista pubblicata dalla Chiesa taoista cinese, rilascia periodicamente alcuni degli studi. Dal 1986 al 1993 è stato recuperato l'Essenziale delle scritture taoiste (Daozangjiyao) , estrapolato da oltre tremila testi risalenti alla dinastia Qing.
Negli ultimi anni — con la libertà religiosa in Cina — i templi hanno riacquistato il loro valore culturale e il popolo cinese ne sta riscoprendo anche il significato religioso. Gli edifici di culto hanno ripreso la loro funzione centrale nell'organizzazione di festival nazionali, ad esempio la Festa di Primavera. Il Taoismo è oggi tollerato dal governo, in particolare per gli ideali di socialismo ed ambientalismo sostenuti dalla Chiesa taoista cinese. Quest'ultima esorta infatti i fedeli a promuovere opere di ecologia, riforestazione, a non abbattere gli alberi se non strettamente necessario, a proteggere gli habitat e la fauna. Organizzazioni come la Missione taoista di Singapore, il Centro di studi taoisti tradizionali o l'Associazione taoista britannica, nate di recente, supportano questo processo, offrendo sussidi per il sostentamento dei monaci, il restauro e la costruzione di templi, nonché per seminari e missioni nel mondo occidentale. Le ordinazioni sono riprese a gonfie vele negli ultimi anni, l'affluenza di giovani nelle fila del clero è costante e questo processo rappresenta uno dei punti di forza del moderno Taoismo in Cina: sacerdoti e monaci giovani aiuteranno la ricostituzione e l'armoniosa ridiffusione della religione taoista e dei suoi valori, similmente a quanto accaduto in Taiwan dopo la completa liberalizzazione religiosa negli anni Settanta. Il numero dei taoisti è difficile da stimare, in parte a causa delle difficoltà di definizione, in parte a causa del sincretismo che rende molti cinesi taoisti ma contemporaneamente anche fedeli ad altre religioni ed infine per il fatto che sia illegale condurre sondaggi sul territorio cinese. Il numero di persone praticanti aspetti della religione tradizionale cinese si stima ammonti a centinaia di milioni (Adherents segnala una cifra intorno ai 400 milioni), ma dato che questo tipo di religiosità non è ancora apertamente tollerato in Cina, non compare quasi mai nelle statistiche. Un dato certo è quello fornito dalla Chiesa taoista cinese, la quale ha pubblicato ricerche in cui reclama cento milioni di affiliati, un numero in forte crescita, considerando il fatto che sono sempre di più gli aderenti non affiliati che decidono di registrarsi ufficialmente come taoisti. Questo avviene perché aderire ad una delle associazioni promosse dal governo comporta meno problematiche. Si tratta dello stesso motivo per il quale i templi della religione popolare stanno progressivamente accettando la possibilità di entrare a far parte dell'organizzazione ufficiale del Taoismo. Vanno inoltre calcolate le statistiche di Taiwan, dove il Taoismo è tornato ad essere la religione più diffusa. Geograficamente il Taoismo è fiorito maggiormente in Stati asiatici: Cina, Taiwan, Malaysia, Vietnam, Bhutan, Singapore, Corea, Indonesia e in minore misura Thailandia e Giappone. Negli ultimi decenni, ha tuttavia destato interesse anche in Occidente con la relativa nascita di comunità, in America, Europa e Oceania (particolarmente rilevante il numero di fedeli in Francia, Gran Bretagna e in Australia). La risorgenza del Taoismo in Cina è accompagnata da una rinascita parallela anche in un'Indonesia attraversata da una forte crisi dell'identità islamica, dove guadagna convertiti accompagnato dall'Induismo.
Influenze
La relativa vicinanza di temi rispetto al Buddhismo — pur nella sostanziale differenza di prospettive — ha fatto sì che si creassero diverse forme di sincretismo fra le due fedi, con condivisione e scambio di elementi religiosi e divinità. Il ché è avvenuto soprattutto sotto le dinastie Sui e Tang. Il contatto del Buddismo con la tradizione taoista ha portato alla formazione della famosa corrente del Buddhismo Zen, diffusa soprattutto in Giappone sincreticamente allo Shintoismo. Proprio in quest'ultima religione è andato affermandosi il simbolo del Tomoe, o Yin Yang Yuan, o Triplo Taijitu, il quale presenta tre scissioni dell'energia cosmica anziché due. Il significato è lo stesso di quello del Taijitu, ma adattato ai tre principi della cosmologia shintoista, ovvero il cosmo, la terra e tutti i frutti della loro unione. Il Tomoe ha valenza anche nel Taoismo: rappresenta infatti semplicemente lo stadio successivo a quello del Taiji — al quale corrisponde il Taijitu — ovvero la completa manifestazione di Dio. La terza parte rappresenta le reazioni fisiche che scaturiscono dalla relazione dei due principi cosmici primordiali. Oltre alla sua influenza sull'arte dell'Estremo Oriente, il Taoismo ha profondamente influenzato domini vari come la medicina, la politica, l'arte dei giardini, la cucina, la sessualità — considerata spesso come parte della medicina —, le arti marziali, la filosofia, la letteratura. Oggi, dopo mezzo secolo di repressione da parte dei governi cinesi, il Taoismo è nuovamente considerato come parte fondamentale della cultura del suo Paese d'origine e inizia a farsi sentire anche in Occidente, suscitando ideali come l'ambientalismo e l'estetica, ma anche come vera e propria opzione per chi cerca un nuovo tipo di spiritualità. Parte costitutiva assieme al Confucianesimo di una cultura tra le più antiche al mondo, ha contribuito alla formazione di un popolo che costituisce oggi un quarto dell'umanità. Represso a causa di correnti di pensiero che si riteneva suscitasse, il Taoismo ha certamente rafforzato i suoi principi basilari: come il Tao su cui si fonda la sua dottrina, anche il Taoismo si è dimostrato fluido come l'acqua, antico come il mare, difficile da descrivere a parole, impossibile da eliminare; come la Divinità, impregna e fertilizza ogni cosa con cui entri in contatto. Il Taoismo è andato costituendosi nel corso dei secoli e si è adattato perfettamente alle varie società e filosofie. Ci sono studiosi ad esempio che ritengono che la meditazione taoista sia stata influenzata dallo Yoga induista. Nell'era moderna ha offerto le basi di nascita anche a nuove religioni come le sette della Via del Primo Cielo, e a discipline spirituali come il Falundafa.


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