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giovedì 30 aprile 2009

KEMETISMO

Il Kemetismo è una religione monistica, enoteistica e panteistica nata di recente riprendendo credi e pratiche del Paganesimo egizio. Il nome deriva da Kemet, termine che significa letteralmente "Terra Nera" nella lingua egiziana antica, e che veniva utilizzato dai popoli del Nilo per indicare l'Egitto, in contrapposizione alla Terra Rossa, ovvero il deserto. Come le altre forme di Neopaganesimo ortodosso, anche il Kemetismo va studiato in paragone all'antica religione da cui ha tratto i suoi insegnamenti. La religione kemetica si è sviluppata sia attingendo direttamente rituali e pratiche dalle testimonianze giunte sino ai nostri giorni, sia tentando di riproporre le filosofie dell'antico Egitto in chiave più accessibile all'uomo moderno, pur mantenendosi una corrente a tutti gli effetti tradizionale.


Storia

Il Kemetismo, come continuazione della religione egizia, tradizione originatasi più di quattromila anni avanti Cristo, è nato negli ultimi decenni, organizzandosi subito in alcune associazioni. Quella che sicuramente ha ottenuto l'influenza maggiore su gran parte dei sistemi kemetici è la Casa di Netjer, fondata nel 1988 a Chicago da Tamara Logan Siuda, giovane donna in procinto di essere ordinata sacerdotessa wiccana. Tamara cambiò improvvisamente strada, affermando di avere avuto alcune visioni in cui gli dèi egizi la prescelsero come mediatrice che riportasse in auge gli antichi culti della Terra Nera. Lasciò la Wicca e diede inizio ad un'imponente opera di recupero della tradizione religiosa egizia: dapprima radunò un piccolo gruppo di persone con le quali si gettò nello studio, che gli fruttò un master in egittologia nel 2000; parallelamente lavorò come manager interreligioso per America Online e nel 1996 fu eletta Nisut e fondò la sua Chiesa kemetica. Quest'ultima fu ufficialmente riconosciuta dallo Stato dell'Illinois nel 1993, e, come tutte le organizzazioni religiose negli Stati Uniti, fu esentata dalle tasse nel 1999. L'organizzazione sperimentò da subito Internet come mezzo di espansione e crebbe considerevolmente. Nel 2002 la Chiesa aprì un tempio affiliato nel Michigan e nel 2003 inaugurò una sede ufficiale a Chicago in sostituzione ai locali in affitto utilizzati fino a quel momento. Un sito internet ufficiale presenta costantemente saggi sulla religione, glossari e gallerie di immagini, nonché preghiere e un altare online per gli iscritti. Il sito della Casa di Netjer offre corsi sulla spiritualità kemetica, gruppi di discussione e calendari delle festività.
Oltre alla Casa di Netjer esistono altre Chiese kemetiche, sia ortodosse sia eterodosse, che hanno riscontrato una crescita similare, pur, in molti casi, non condividendo la struttura clericale della Chiesa netjeriana e in particolare non vedendo la necessità della presenza di un Nisut. Alcuni di questi gruppi sono Kemet Online, l'associazione Per Ankh e le Chiese francesi Ta Noutri e Kamitic. Sempre in America, risale al 1975 la fondazione della Ausar Auset Society, un'organizzazione kemetica che oggi ha centri affiliati in oltre ventiquattro città americane, europee e caraibiche. L'associazione è parecchio aperta all'assimilazione di caratteristiche dottrinarie anche estranee alla religione kemetica ortodossa, come centro del suo insegnamento pone infatti l'albero della vita, concetto di origine cabalistica reinterpretato dall'ottica kemetica, anche se probabilmente il pensiero della Cabala influenzò parecchio anche nel passato la religione egizia, e non è da escludere l'ipotesi secondo cui il Cabalismo abbia persino tratto le basi da quest'ultima.
Infine, alcuni vedono nel Kemetismo eterodosso un certo riflesso afrocentrico e panafricano, dato che i sostenitori di queste idee africaniste sostennero sempre la questione dell'origine nera della civiltà egizia. Ancora prima dell'organizzazione attuale della religione kemetica, nacquero alcuni gruppi politici estremisti come il Partito kemetico o la Tribù Ka, i quali lottarono apertamente per l'avvaloramento delle loro tesi. Parallelamente alcuni storici africani, come Cheikh Anta Diop, o ancora l'igegnere Mustafa Gadalla, proposero uno studio della religione kemetica nel solco della cultura tradizionale africana. Nelle forme moderne del Kemetismo, generalmente, queste enfasi africaniste si sono perse, in particolare dopo l'ascesa in importanza della Casa di Netjer e di altre organizzazioni che prendono nettamente le distanze dalle questioni politiche.
Teologia
Il Dio uno
In quanto religione monistica ed enoteistica, il Kemetismo ritiene che tutti gli dèi siano i vari aspetti, le varie sfaccettature, di un'unica entità divina immanente, che pervade tutte le cose che esistono e dà origine per emanazione all'universo. Questo essere divino, l'Uno, Neter (anche Netjer, letteralmente "spirito divino") o Atum (spesso anche Aton, letteralmente "Uno Infinito" - sinistra), non è comprensibile dalla mente umana, essendo una verità autocreatasi; l'uomo è in grado tuttavia di percepire quelle che sono le varie forme che Neter assume per rendersi accessibile all'uomo. Queste forme, esseri emanati dall'Uno, ma con una propria identità, sono i Neteru (o Netjeru), termine al plurale che può essere tradotto con dèi o nomi di Dio.
Gli dèi sono, come la matrice divina che li genera, immanenti, ovvero forze che permeano e forgiano la natura e il cosmo. Essi possono essere percepiti in ogni espressione dell'esistenza, dalla nascita di una nuova vita, alla crescita di un germoglio, al vento che soffia sulla vetta di una montagna. I Neteru sono quindi anche nell'uomo, nella sua più profonda interiorità. Ad essi sono sacri gli animali, i quali possono essere identificati come mediatori divini, esseri in grado di condurre l'uomo alla comprensione della verità.
Ciò che l'essere umano deve fare per avvicinarsi a Dio non è ricercarlo in una dimensione trascendente o attendere la morte per comprenderne i segreti, ma piuttosto ciò che può fare è cercare l'Uno in se stesso e nella natura che lo circonda, dato che tutto è parte della verità di Dio e l'uomo stesso è sua emanazione. Dio, nel Kemetismo, non è inoltre un Dio-persona, ma è un Dio-energia: un'entità energetica cosmica che corrisponde a tutto ciò che esiste, perché il Tutto è sua emanazione. Per giungere alla comprensione dell'Unità divina l'uomo deve però prendere coscienza di non essere in grado, con le proprie forze, di capire un concetto così complesso e profondo; l'uomo deve quindi dapprima comprendere che Dio è uno, ma è in realtà molti: l'Uno è multiforme, si esprime attraverso una molteplicità di verità personali e totalmente vere. Il rispetto degli dèi, i molti volti ed espressioni di Dio, è dunque il primo passo per comprendere i misteri più profondi dell'Unità cosmica.
Gli dèi
Gli dèi, i Neteru, sono come già accennato i vari aspetti dell'Uno. Essi sono le tante espressioni della Divinità nell'universo. Le divinità sono rintracciabili in tutta la natura, e questo implica una visione panteistica del mondo. La forza degli dèi è riscontrabile nei fenomeni naturali, che oltre alla scientificità, possono presentare profonde interpretazioni spirituali. Gli dèi sono quelle forze che tengono uniti eternamente gli atomi della materia, sono quelle energie che costituiscono gli atomi stessi. L'uomo può ascoltare la voce degli dèi in ogni istante della sua vita, dato che il mondo, il cosmo, è un continuo avvicendarsi delle azioni e delle espressioni di queste eterne e immutabili forze.
La presenza degli dèi si può percepire nello scorrere di una cascata, nei rumori di un bosco, nel ciclo delle stagioni e nella rotazione dei corpi celesti. Questo è il grande messaggio, spesso non compreso ed occultato, che gli antichi ci lasciano: il divino è in noi, gli dèi sono ovunque, sono in ogni cosa.
La visione di tipo enoteistico è quella ortodossa, diretta discendente della tradizione egiziana originale e la più diffusa tra le varie comunità kemetiche, nonché quella promulgata dalla Casa di Netjer. Non mancano tuttavia dei gruppi eterodossi, che preferiscono adottare una visione teologica totalmente politeistica, in cui gli dèi sono entità completamente distinte, non riconducibili ad una base di Unità. Non mancano inoltre forme di sincretismo, in entrambe le correnti, che permisero e permettono oggi, un'identificazione di due o più divinità in un'unica entità, come ad esempio le dee Hathor e Sekhmet (sinistra) oppure la divinità che unisce Amon e Ra, chiamata appunto Amon-Ra. Le divinità venerate dai kemetici sono tutte quella della religione egizia antica; tra cui: Amon, Anubi, Bastet, Bes, Hathor, Horus, Iside, Osiride, Khonsu, Khnum, Maat, Nefti, Ra, Sekhmet, Sobek, Seth e Thoth. Ognuno di questi dèi è identificato con un animale sacro. I nomi ampiamente utilizzati sono quelli di origine greco-latina, sebbene molti kemetici preferiscono nominare i Neteru con i nomi in lingua egiziana: Asar o Wesir per Osiride, Aset o Iset per Iside, Heru o Hor per Horus, Het Heru per Hathor.
Cosmologia
Gli insegnamenti kemetici mettono l'accento sul fatto che ci sia un'unica entità creatrice. Tutto ciò che l'uomo considera corrispondere alla vita e all'esistenza non è altro che il risultato della perpetua emanazione e attività dell'Uno; tutto è manifestazione del Neter. La cosmologia kemetica insegna che l'origine dell'universo non è da ricercare in un evento ancestrale voluto improvvisamente da un Dio senza apparente motivo, ma piuttosto insegna che la creazione è un evento mistico che avviene in eterno, dato che Neter è l'energia cosmica che pervade tutte le cose, e, il tutto stesso è il Neter manifestato. La creazione è perpetua, è continua e probabilmente non avrà mai fine, dato che essa non è altro che la presenza immanente dell'Uno nel cosmo. Dio crea, dunque, alimentando letteralmente con il suo spirito universale la crescita della vita. Questa identificazione di Dio con la vita stessa presenta molte linee in comune con la spiritualità nativa americana e le tradizioni religiose orientali, in particolare l'Induismo.
Secondo il Kemetismo le prove dell'esistenza dell'entità universale generatrice di tutto sono rintracciabili anche nelle stesse meccaniche chimiche, fisiche e biologiche che permettono la vita. La religione kemetica insegna che la causa degli impulsi e delle attività che regolano il flusso e l'aggregazione dell'energia cosmica a livello subatomico (che va poi a formare il livello atomico e successivamente quello molecolare), è da considerare come l'espressione delle forze divine che regolano l'universo. Impressionante è la perfezione della realtà constatabile a questi livelli sottili della materia, dell'esistenza: le particelle subatomiche seguono flussi e attività perpetue e praticamente impeccabili, come se tutti questi processi fossero governati da energie, forze, entità; il Kemetismo afferma che questi processi sono il frutto dell'ancor più ineffabile flusso delle energie divine.
Uno degli obiettivi principali del Kemetismo è proprio quello di far comprendere ai suoi fedeli questa realtà: il fatto che l'Uno, in tutti i suoi aspetti sia la vita stessa, e che l'uomo sia in perenne contatto con essi. Ogni kemetico tende a focalizzare la propria fede sulla divinità, il Neteru, che più si avvicina alla sua concezione della realtà e al suo essere, nonché alle sue passioni e ai suoi sentimenti. Un kemetico la cui passione è la musica, ad esempio, tende ad avvicinarsi a quell'aspetto del Neter legato alle vibrazioni sonore, a quelle divinità legate al flusso del suono; così come il musico, un matematico tende ad allineare le proprie energie alle divinità cosmiche della cognizione mentale e della razionalità. Il Kemetismo enfatizza molto, in questo frangente, il valore della persona, pone l'accento sulle particolarità e i valori del fedele, per consentirgli di trovare la giusta armonia nella sua personale esistenza e nel rapporto con il mondo. Così come l'uomo si avvicina al Neter attraverso la via che ritiene più consona al proprio io, la Divinità tende a manifestarsi in forme che si adattano al luogo e al tempo. In un bosco Neter è negli alberi che crescono, gli dèi fluiscono attraverso la materia arborea e ne infondono energia atomica che ne permette la crescita; così come nel bosco, in una zona mineraria, gli dèi si manifestano nel continuo flusso energetico che provoca il formarsi dei minerali. Da tutto questo scaturisce una concezione molto importante, ovvero il fatto che tutta la creazione sia un insieme di forme varie e molteplici, di punti di vista e idee sfaccettate e diversificate. Il Kemetismo, grazie alla sua cosmologia, accentua i valori di rispetto e amore nei confronti della vita in ogni sua forma e delle diversità.
Nell'antico Egitto, quattro erano le storie cosmogoniche, seppure tutte pressoché affermanti i medesimi concetti. Il racconto più comune è quello che veniva tramandato dai sacerdoti di Eliopoli:

« rima dell'inizio del tempo e dello spazio vi era solo Caos, una massa informe ed indifferenziata chiamata Nun. Per autopercepirsi Aton dovette differenziarsi da Nun, manifestandosi come luce nel Caos. Atum dette origine all'aria, i gemelli Shu e Tefnut, dalla cui unione nacquero Nut, il cielo, e Geb, la terra. Dall'unione di Nut e Geb nacquero i quattro Neteru fratelli: Osiride, Iside, Seth e Nefti, forze governatrici del cosmo. »

Troppo spesso questa storia è letta in senso letterale, bisogna mettere però in luce come il racconto sia in realtà una metafora, per far comprendere alla popolazione significati estremamente profondi. Gli dèi corrispondenti agli elementi della natura sono le forze divine emanate da Atum, Neter, nel suo processo di manifestazione sotto forma di luce in grado di porre ordine nel Caos primordiale. Appare chiaro come Aton esistesse già come parte, seppur differenziata, della massa informe del Nun. Il Creatore è dunque quella forza che iniziò a dare ordine al Nun trasformandolo in essere. Nel suo processo di emanazione il Neter iniziò a differenziarsi e a manifestarsi in aspetti differenti, dando origine a quella che è la varietà di fome presente nell'universo. Ciò che dette origine all'autoconcezione dell'essere, ovvero l'Uno, fu una sillaba, un suono primordiale (come l'Aum induista), che nel caso kemetico corrisponde all'attivarsi, l'autoconcepirsi, dell'essere all'interno della massa del Nun, corrispondente al non essere.
Estremamente evidenti sono i parallelismi con il racconto cosmogonico biblico e la teoria del Big Bang. L'unica differenza è il fatto che il Kemetismo dia una spiegazione a ciò che al contrario, i racconti similari, non spiegano, ovvero il fatto che prima dell'inizio dei tempi già qualcosa esisteva, il Neter, Dio, in forma passiva all'interno del Nun. Il racconto biblico narra le gesta di Dio che crea il cielo e la terra, ma non si occupa di spiegare cosa fosse Dio prima che tutto avesse inizio. Parallelamente, la teoria del Big Bang, ipotizza che l'esplosione primordiale sia stata causata dall'attivarsi improvviso di qualcosa, senza spiegare cosa provocò questa attivazione. Il Kemetismo spiega che fu Neter, l'entità divina cosmica, a dare inizio, per emanazione, all'esistenza dell'universo.
Escatologia
Nelle varie scuole che si sono andate a formare negli ultimi anni in ambito kemetico, sono emerse variegate concezioni della vita dopo la morte, l'escatologia. Parecchi sono i kemetici che hanno adottato come valido il sistema della reincarnazione, credenza secondo cui l'essenza dell'anima sopravviva alla morte e sia poi in grado di incarnarsi dando origine ad una nuova vita.
Effettivamente il sistema reincarnazionista risulta estremamente compatibile con tutto il complesso della religione kemetica, senza entrare in contraddizione con nessun elemento di questa. Parallelamente altrettanti kemetici, particolarmente quelli ortodossi, preferiscono l'idea di una vita dopo la morte in un mondo ultraterreno, mantenendosi quindi legati alla visione tradizionale dell'antico Egitto. Qui la morte era vista come un viaggio mistico che l'anima deve compiere, attraverso una serie di prove che le avrebbero aperto le porte o meno al Duat, il paradiso, dimensione spirituale governata dalla forza benefica di Osiride. La più importante di queste prove è la pesa del cuore, un avvenimenti simbolico che implica un giudizio del defunto: il cuore (ib, yib o ieb) viene posto su una bilancia, al cospetto delle divinità. Sul piatto opposto vi è la piuma di Maat, rappresentante la verità, l'ordine e la giustizia. Se il cuore risulta più pesante della piuma, mettendo in evidenza dunque l'impurezza del defunto, quest'ultimo non può accedere al Duat e il suo cuore viene divorato dal demone Ammit. Le anime che invece accedono al Duat divengono spiriti benevoli, in grado anche di entrare in cointatto con la dimensione fisica in cui dimora l'umanità.
Composizione dell'essere
Nel Kemetismo spicca una concezione dell'anima simile a quella di tutte le grandi religioni del mondo, e anche in questo campo la religione kemetica risulta molto vicina all'Induismo. Entrambe le tradizioni concepiscono infatti l'essenza della persona come costituita da più componenti, siano esse spirituali o fisiche. Nella religione kemetica l'essere umano è costituito da otto parti, tra cui l'anima: la concezione è dunque complessa e aperta anche a personali interpretazioni.
Il Khat, ovvero il corpo fisico, è la parte totalmente mortale dell'essere vivente, che prima o poi perisce e si decompone. È nel Khat che risiedono tutte le altre parti dell'essere nel periodo di esistenza di qualcuno nel mondo fisico; il Ka è lo spirito o doppia essenza. Nell'antichità veniva rappresentato come due braccia unite ma senza un corpo. Esso riflette l'aspetto umano dell'anima, il fantasma, che rimane nel mondo fisico ed è in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. È quella parte che, dopo la morte, va quindi pregata e ricordata dai cari del defunto; il Ba è la parte divina, totalmente spirituale, dell'anima. È l'essenza soggetta alla reincarnazione o alla permanenza nei mondi spirituali. Il Ba è eterno e molto vicino alla natura dei Neteru, gli dèi, e del Neter. Il ba nell'antichità egizia veniva rappresentato come un essere alato con il volto simile a quello del defunto; il Khaibit, che letteralmente significa ombra, è una parte dell'anima molto simile al Ka, e per molti aspetti l'opposto di quest'ultimo. Mentre il Ka tenderebbe a conservare gli aspetti positivi dell'esistenza terrena, il Khabit sarebbe invece l'emanazione formatasi dalla presenza di aspetti negativi; il Sahu è quello che viene definito come il veicolo del Ba, ovvero la forma che il Ba assume, per unione, dopo la morte. Sarebbe quindi una sorta di corpo spirituale nel quale il Ba si incarna nel mondo ultraterreno. I parallelismi e la compatibilità con il reincarnazionismo sono parecchi anche in questa circostanza; il Sekhem è la potenza spirituale del defunto. Più un concetto che un vero e proprio componente, il Sekhem è l'insieme di tutte le energie che nascono dall'esistenza in unione delle parti spirituali e fisiche di un essere vivente. Il Sekhem, secondo alcuni perisce insieme al corpo fisico, per altri, dopo la morte, vive in eterno rimenendo unito al Ba; l'Ib, è il cuore. Gli antichi egizi ritenevano che il cuore fosse la sede di tutte le emozioni, superiore quindi in funzionalità al cervello. Nel Kemetismo questa parte assume una funzione puramente simbolica. Il cuore è simbolo dell'amore, legge universale che spinge l'uomo alla ricerca della verità e al raggiungimento di questa nella conoscenza del Neter. Il cuore rappresenta anche la giustizia e l'equilibrio di Maat, essendo legato al rituale simbolico della pesa del cuore del defunto. Infine il Ren è il nome. Nella visione kemetica, i nomi, di qualsiasi cosa, hanno un valore profondo e spirituale, essendo ricchi di potere. Il nome nel caso della visione del rapporto anima-corpo, è quell'ultimo componente che li rende un tuttuno, che dona alla persona una propria identità ed una collocazione nell'universo. Ogni cosa è caratterizzata da un nome, che, sebbene fatto totalmente umano, è un elemento in grado di dare un valore ed un significato alle cose. Senza nomi non esisterebbe nulla.
Etica
Direttamente collegata alla teologia, l'etica kemetista è legata al rispetto della natura e della vita in quanto aspetti sacri, e manifestazioni del divino. In quest'ottica panteistica, la natura è vista come espressione delle divinità. Amore e rispetto per il cosmo, la creazione, significa rispetto per le differenze, siano esse fisiche, culturali, ideologiche o di qualsiasi altra natura, e quindi rispetto per il prossimo, per tutti gli uomini. L'universo, in quanto generato dall'ordine dato dall'Uno, è basato sulla legge cosmica di Maat, i cui fondamenti sono, giustizia, verità, equilibrio e armonia. Rispettare la legge di Maat significa mantenersi in allineamento con l'universo, con gli dèi e quindi con l'Uno Infinito.
Tutta la sfera etica kemetica è legata a Maat, e la sua legge è composta, oltre che dagli ideali sopra citati, anche dai cosiddetti quarantadue consigli: dei dettami estremamente simili ai Dieci Comandamenti biblici. Tra i consigli si possono trovare affermazioni come non uccidere, rispettare la natura, non rubare. Maat è il bene, i suoi consigli sono utili affinché l'uomo possa trovare la giusta strada nella vita e un equilibrio armonico, in allineamento con Dio.
Clero
Tra le tante organizzazioni kemetiche, la maggior parte conservano una struttura clericale molto simile a quella dell'antica religione egizia. I sacerdoti sono spesso consacrati ad una o più specifiche divinità, sebbene possano prendere parte ai riti in onore di tutti i Neteru. Le nuove ordinazioni vengono celebrate regolarmente da ogni Chiesa kemetica tra cui la Casa di Netjer, Per Ankh, la Chiesa della Fonte Eterna. Spesso vengono organizzati veri e propri seminari (come nel caso del Seminario kemetico IKOS), oppure viene utilizzato Internet come mezzo per tenere corsi online. Molti kemetici sono affiliati ad una qualche organizzazione come quelle sopracitate, ma una buona parte dei fedeli preferisce invece non far parte di alcuna Chiesa e professare la religione da solo nel proprio tempio domestico.
Il ruolo di sommo sacerdote è spesso assegnato ai preti con alle spalle più anni di servizio, oppure a presone rivelatesi particolarmente competenti e sagge, e questa pratica è pressoché attiva in tutte le organizzazioni kemetiche. Ciò che distingue tuttavia la Casa di Netjer dalle altre Chiese è il fatto che riconosca Tamara Siuda come Sua Santità Hekatawy I, Nisut (ovvero sommo sacerdote) del Kemetismo. Ciò che rende Hekatawy I differente dagli altri sommi sacerdoti è il fatto che il titolo che detiene, ovvero quello di Nisut, sia un titolo che in antichità veniva assegnato soltanto al faraone, come intermediario tra l'uomo e Dio, l'Uno Infinito, nelle sue molteplici forme, e garante dell'ordine cosmico della legge di Maat. Il ruolo di Nisut della Casa di Netjer è dunque una carica facilmente paragonabile a quella del Papa della Chiesa cattolica, sebbene si tratti di due religioni e quindi di due campi, completamente differenti.
Liturgia
Ricorrenze
Il Kemetismo, come tutte le tradizioni neopagane, siano esse tradizionaliste o eclettiche, festeggia i Sabbat, ricorrenze in cui vengono celebrati eventi celesti importanti, espressione diretta delle forze divine, ovvero i solstizi e gli equinozi, eventi quindi che implicano una riverenza nei confronti degli astri quali il Sole e la Luna, non come divinità in se, ma piuttosto come simboli mistici e metaforici della potenza divina. Da molti kemetici vengono festeggiati anche gli Esbat, ovvero feste in onore delle varie fasi lunari.
Vi sono comunque anche feste ereditate direttamente dalla tradizione religiosa egiziana antica; tra queste si trovano Wep Ronpet, ovvero il nuovo anno kemetico; la festa di Opet, celebrata il 2 settembre; la festa della valle, la festa dei defunti e la festa dell'amore. Vi sono anche dei giorni dedicati ad eventi che celebrano specifiche divinità tra cui Iside Luminosa, ricorrenza che celebra la dea Iside, come esplicitato nel nome; e la festa della Passione di Osiride, in cui viene celebrato il ricordo dell'importante vicenda ontologica della morte del dio.
Culto personale
Il rituale personale e domestico è un componente fondamentale del Kemetismo, in quanto attraverso la preghiera quotidiana ed interiore è possibile trovare il proprio approccio, quello che si considera migliore, alle divinità e alla Divinità. Il rito personale è conosciuto come Senut e può consistere in preghiere, canti e meditazioni, tutti elementi comuni alla ritualità kemetica. I riti personali vengono celebrati di fronte a un altare (naos, traducibile con "sacrario") domestico, soli o in famiglia. L'altare può essere allestito scegliendo un luogo appartato e tranquillo dell'abitazione, dove porre un tavolo o una mensola con candele, incensi e contenitori per le offerte, nonché raffigurazioni delle divinità, siano esse statue, semplici simboli o rappresentazioni grafiche. Solitamente prima del rituale di preghiera vengono eseguite delle abluzioni. Il rito personale può includere il culto dei propri defunti a cui si possono rivolgere preghiere e offerte, come per le divinità.
La vera importanza in ogni rituale è il sentirsi vicini ai Neteru, quando si è di fronte al proprio naos compiendo un Senut o quando si sta osservando un heb, la festa di un Neter. Non è tuttavia indispensabile trovare questa vicinanza spirituale unicamente attraverso le liturgie. Ciò che rende l'uomo davvero cosciente della propria vicinanza agli dèi, è la consapevolezza del fatto che essi siano sempre con lui. Osservando il cielo notturno, chiunque abbia compreso il mistero divino, vede Nut, distesa nella sua infinitezza; quando è riscaldato dall'energia dei raggi del sole, riesce a sentire il richiamo di Ra; quando contempla l'enigmatico volto della Luna prende coscienza della presenza di Thoth; calpestando la nuda terra si rende consapevole di camminare sul corpo di Geb; contemplando la crescita di un albero riesce a leggervi il mistero della rigenerazione di Osiride; quando una brezza fresca lo coglie in una giornata afosa ascolta il movimento delle ali di Horus. Ogni cosa è colma di Neteru, di spiriti: bisogna tuttavia, come affermano le parole del poeta inglese William Blake, pulire le porte della percezione e ogni cosa apparirà per ciò che è: infinita. Persino il Ka umano è costituito da una parte di questo Infinito, con il quale intesse perennemente un legame estatico.
I Neteru possono comunicare con l'essere umano attraverso innumerevoli modi. Secondo molti gli dèi riuscirebbero a parlare con gli uomini mediante i sogni e le visioni, come quando Iside apparve per rispondere alla preghiera per la redenzione di Lucio (Le metamorfosi di Apuleio, libro XI) o quando Ptah si menifestò al faraone Merenptah la notte prima di una grande battaglia e lo avvertì con le parole: allontana da te stesso il cuore timoroso. Nell'antico Egitto i sogni erano estremamente importanti: veniva praticata l'incubazione dei sogni in molti templi, rituale che consisteva nel dormire in una sala particolare del luogo sacro, consultando poi i sacerdoti per dare un'interpretazione a ciò che si aveva sognato. Oggi, nel Kemetismo, l'atto di trascrivere i sogni è una pratica comune, in modo da ricordarli, sviluppando schemi della propria attività onirica. Secondo i kemetici gli dèi si manifestano anche nel mondo materiale attraverso apparizioni oracolari. Queste consistono in risposte, che gli dèi fanno comprendere all'uomo attraverso la natura che lo circonda. Dopo aver pregato Horus, notare un falco rilucente nel cielo può essere considerato un segno. Gli oracoli possono consistere in qualsiasi cosa percepibile nel mondo sensibile, da uno stralcio di conversazione udito per caso ad una canzone ad un fenomeno naturale, come il sole che penetra attraverso le nuvole o il vento che muove le fronde degli alberi. Possono essere di natura oracolare anche segnali particolari constatabili negli animali che rappresentano i Neteru, oppure ciò che deriva da quella che i mistici cristiani chiamarono calma, tranquilla voce interiore, la coscienza.
Un modo per entrare in contatto con i Neteru è parlare con loro, invocarli. Alcune preghiere possono essere memorizzate e recitate ovunque, nei propri momenti di meditazione. Questa pratica è comunemente applicata anche attraverso la semplice recitazione ripetuta dei vari epiteti di un Neter, riflettendo sulla qualità associata ad ogni singolo nome. Per Osiride, ad esempio, pronunciare i nomi Un Nefer e Kenti Amentiu, riempie la persona di calma spirituale e dissipa sentimenti di collera e frustrazione, quasi come quando un buddhista recita i mantra. Per onorare gli dèi è anche possibile comporre nuove poesie o inni, senza necessariamente produrre capolavori: quello che conta è il gesto simbolico e sentimentale.
Quando si indossano oggetti sacri ai Neteru, essi trasmettono all'uomo la loro forza, e la loro presenza si fa più intensa: amuleti raffiguranti ankh o udjat, oppure i simboli specifici di ogni divinità, come ad esempio gli animali a loro sacri. Anche ai colori sono associate proprietà in grado di porre in comunione con il divino. Ad ogni Neter è sacro un colore: il rosso a Seth, il verde a Osiride, il blu ad Hathor, il grigio a Nefti, e via discorrendo. Infine, si possono coltivare attività che permettono un approccio più specifico alla sfera di influenza presieduta da un Neter. Per esempio, Hathor può essere invocata tramite la canzone e la danza. Thoth è il Netjer della parola, della scrittura, e della saggezza, pertanto per onorarlo, si può decidere di dedicarsi ad una nuova lettura, iniziare un corso, scrivere una poesia. Maat è la verità, la giustizia, l'ordine cosmico e la rettitudine: per venerarla ci si può sforzare di vivere giustamente, essere caritatevoli, contribuire alle azioni umanitarie. Le modalità attraverso cui venerare l'Uno sono innumerevoli quanto i suoi emissari celesti.
Culto collettivo
Come in tutte le religioni, il Kemetismo fonda la propria liturgia anche sui culti celebrati pubblicamente nei templi. I riti devono essere guidati da almeno un sacerdote seguendo la struttura liturgica stabilita. Vi sono vari tipi di culto templare tra cui riti quotidiani, riti tenuti due volte la settimana, riti specifici da celebrare nei giorni di ricorrenza, processioni con icone e statue, rituali di nominazione dei nuovi fedeli, consacrazioni di luoghi sacri e ordinazioni di nuovi preti. I riti legati alla nominazione sono molto importanti data la rilevanza teologica dei nomi stessi: questi riti sono molto simili al battesimo cristiano, dato che la nominazione serve a confermare e rinnovare annualmente la partecipazione di un fedele alla comunità kemetica.
Particolare rilevanza, anche in ambiente liturgico, ha il ruolo della Rete. Parecchi rituali possono infatti essere seguiti online dai fedeli che vivono lontano dai templi, semplicemente accedendo ai siti ufficiali con una propria iscrizione per garantire l'accesso ai soli interessati. Questa pratica dei rituali online è ampiamente utilizzata dalla Casa di Netjer. Attraverso la Rete i riti vengono anche insegnati e guidati dai sacerdoti in modo da conferire al fedele una certa dimestichezza per poterli celebrare anche da solo. L'usanza dei riti online non è affatto una novità, è utilizzata anche da alcune tra le grandi religioni del mondo quali Cristianesimo, Buddhismo e Shintoismo, in particolare nei Paesi altamente tecnologizzati. Durante i rituali nei templi, mentre i sacerdoti indossano quasi sempre abiti tradizionali, i fedeli possono vestire ordinariamente. È possibile anche indossare amuleti raffiguranti simboli sacri quali l'Ankh o lo scarabeo.
Riti di iniziazione
I riti di iniziazione sono parecchio importanti nella liturgia kemetica. Tecnicamente sono della stessa natura dei sacramenti cristiani, servono cioè a confermare e rafforzare la fede e la partecipazione dei membri di una comunità. I riti iniziatici kemetici non sono tuttavia obbligatori e in qualsiasi momento è possibile disaffiliarsi dalle organizzazioni. Tra i più importanti riti di iniziazione vi sono quelli di nominazione. Il nome, come antecedentemente spiegato, è considerato un elemento sacro per l'io di una persona e per l'esistenza e valore di qualsiasi cosa. Ai bambini vengono per questo motivo assegnati nomi con precisi significati, nomi determinati spesso dalla divinità celebrata nel periodo della nascita o a particolari condizioni che questa ha implicato. Il suffisso maschile dei nomi kemetici è generalmente ehmeb, mentre quello femminile è emhebet. Il nome rimane finché il bambino non prende pienamente coscienza della propria fede, a quel punto se decide di confermare la propria appartenenza alla religione kemetica gli viene assegnato un secondo nome e diventa a tutti gli effetti uno shemsu, ovvero un fedele.
Un rituale iniziatico di grande importanza è quello che permette ad un semplice shemsu di diventare uno shemsu ankh (letteralmente "fedele che ha preso un voto"). Questo tipo di iniziazione è necessaria per ottenere l'ordinazione sacerdotale, che tuttavia non è diretta conseguenza del rito. Un fedele che ha fatto un voto non deve necessariamente accedere al clero, ma piuttosto lo status di shemsu ankh gli conferisce una certa saggezza e conferma ulteriormente la sua fede: il voto sta infatti a significare una completa devozione nei confronti delle divinità e un pieno rispetto della legge di Maat.


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