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martedì 7 aprile 2009

MITOLOGIA ROMANA

La mitologia romana, ovvero l'insieme delle credenze e degli usi e costumi religiosi della Roma antica, è un fenomeno complesso, di non facile lettura sia per le variazioni che contraddistinsero la sua evoluzione nell'arco di dodici secoli sia per il suo carattere composito, dovuto alla confluenza di diversi sistemi religiosi e alla varietà delle pratiche cultuali.
Caratteristiche
Una delle peculiarità della religio dei romani è che essa è inscindibilmente legata alla sfera civile, familiare e socio-politica. Il culto verso gli dei era un dovere morale e civico ad un tempo, in quanto solamente la pietas, vale a dire il rispetto per il sacro e l'adempimento dei riti, poteva assicurare la pax deorum per il bene della città, della famiglia e dell'individuo. Altre due caratteristiche salienti della religione romana possono essere individuate nel politeismo e nell'estrema tolleranza verso altre realtà religiose. La ricchezza del pantheon romano è dovuta non solo al grande numero di divinità, siano esse antropomorfe o concetti astratti, ma anche al fatto che alcune figure divine fossero moltiplicate in relazione alle funzioni loro attribuite, come nel caso di Giunone. Una costante della religione romana fu anche la capacità di assimilazione nei confronti di altre religioni. Contestualmente all'espansione dell'Impero il pantheon romano si andò arricchendo grazie all'importazione di divinità venerate dai popoli con i quali Roma entrava in contatto.
Evoluzione
Lo sviluppo storico della religione romana passò per tre fasi: una prima fase che durò fino al VI secolo a.C., contrassegnata dall'influenza delle religioni autoctone; una seconda contraddistinta dall'assimilazione di idee e pratiche religiose etrusche e greche; una terza, durante la quale si affermò il culto dell'imperatore e si diffusero le religioni misteriche di provenienza orientale.
Età arcaica
La fase arcaica fu caratterizzata da una tradizione religiosa legata soprattutto all'ambito agreste, tipica dei culti indigeni mediterranei, sul quale si inserì il nucleo di origine indoeuropea.
Questa fase primitiva della religione romana è riscontrabile in divinità quali Cerere (Ceres), Fauno, Giano (Ianus), Saturno e Silvano. Il periodo delle origini è caratterizzato anche dalla presenza di numina, divinità indeterminate, come i Lari ed i Penati. A queste divinità arcaiche si affiancarono presto quelle di origine italica, come Giove, Marte (Mars) e Quirino.
Età repubblicana
La mancanza di un pantheon definito favorì l'assorbimento delle divinità etrusche, come Venere (sinistra), e soprattutto greche. A causa della grande tolleranza e capacità di assimilazione, tipiche della religione romana, alcuni dei romani furono assimilati a quelli greci, acquisendone l'aspetto, la personalità ed i tratti distintivi, come nel caso di Giunone assimilata ad Era. Mentre altre divinità furono importate ex novo, come nel caso di Apollo o dei Dioscuri. Il controllo dello stato sulla religione, infatti, non proibiva l'introduzione di culti stranieri, a condizione che questi non costituissero un pericolo sociale e politico. Nel II secolo a.C. furono ad esempio proibiti i Baccanali ed il culto dionisiaco fu represso con la forza.


Età imperiale
Iniziata nella tarda età repubblicana la crisi della religione romana si intensificò in età imperiale. Le cause del lento degrado della religione pubblica furono molteplici. Già da qualche tempo vari culti misterici di provenienza medio-orientale, quali quelli di Cibele, Iside e Mitra, erano entrati a far parte del ricco patrimonio religioso romano. Col tempo le nuove religioni assunsero sempre più importanza per le loro caratteristiche escatologiche e soteriologiche in risposta alle insorgenti esigenze della religiosità dell'individuo, al quale la vecchia religione non offriva che riti vuoti di significato. La critica alla religione tradizionale veniva anche dalle correnti filosofiche dell'Ellenismo, che fornivano risposte intorno a temi propri della sfera religiosa, come la concezione dell'anima e la natura degli dei. Un'altra caratteristica tipica del periodo fu quella del culto imperiale. Dalla divinizzazione post-mortem di Gaio Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto si arrivò alla assimilazione del culto dell'imperatore con quello del Sole ed alla teocrazia dioclezianea. Nella congerie sincretistica dell'impero durante il III secolo, permeata da dottrine neoplatoniche, gnostiche ed orfiche, fece la sua comparsa il cristianesimo. La nuova religione lentamente andò affermandosi quale religione di stato, decretando la fine del paganesimo romano, sancito dalla chiusura dei templi nel IV secolo.
Organizzazione religiosa
Secondo la tradizione, fu Numa Pompilio (sinistra) ad istituire i vari sacerdozi ed a stabilire i riti e le cerimonie annuali. Tipica espressione dell'assunzione del fenomeno religioso da parte della comunità è il calendario, risalente alla fine del VI secolo a.C. ed organizzato in maniera da dividere l'anno in giorni fasti e nefasti con l'indicazione delle varie feste e cerimonie sacre.
Collegi sacerdotali
La gestione dei riti religiosi era affidata ai vari collegi sacerdotali dell'antica Roma, i quali costituivano l'ossatura della complessa organizzazione religiosa romana. Al primo posto della gerarchia religiosa troviamo il rex sacrorum, sacerdote al quale erano affidate le funzioni religiose compiute un tempo dai re.
Flamini, che si dividevano in 3 maggiori e 12 minori, erano i sacerdoti addetti al culto delle divinità;
Pontefici, in numero di 16, con a capo il Pontefice massimo, presiedevano alla sorveglianza e al governo del culto religioso;
Auguri, in numero di 16 sotto Gaio Giulio Cesare, addetti all'interpretazione degli auspici ed alla verifica del consenso degli dei;
Feziali, in numero di 20, erano i sacerdoti depositari del diritto internazionale nell'antica Roma;
Vestali, 6 sacerdotesse consacrate alla dea Vesta
Decemviri o Quimdecemviri sacris faciundis, addetti alla divinazione ed alla interpretazione dei Libri Sibillini;
Epuloni, addetti ai banchetti sacri.
Sodalizi
A Roma vi erano tre grandi confraternite religiose, che avevano la gestione di specifiche cerimonie sacre.
Arvali ("fratelli dei campi"), in numero di dodici, erano sacerdoti addetti al culto della Dea Dia, una divinità arcaica romana, più tardi identificata con Cerere. Durante il mese di maggio compivano un'antichissima cerimonia di purificazione dei campi, gli Arvalia.
Luperci, presiedevano la festa dei Lupercalia, che si teneva il 15 febbraio, il mese dei morti.
Salii, dodici sacerdoti di Marte, addetti alle cerimonie in onore della guerra, che si svolgevano nei mesi di marzo e ottobre.

Feste e cerimonie
Delle 45 feste maggiori (feriae publicae) le più importanti, oltre a quelle suddette, erano quelle del mese di dicembre, i Saturnalia, quelle dedicate ai defunti, in febbraio, come i Ferialia ed i Parentalia e quelle connesse al ciclo agrario, come i Cerialia ed i Vinalia di aprile o gli Opiconsivia di agosto.
Sulla base delle fonti classiche si è potuto individuare quali tra le numerose festività del calendario romano vedevano un'ampia partecipazione di popolo. Queste feste sono la corsa dei Lupercalia (15 febbraio), i Feralia (21 febbraio) celebrati in famiglia, i Quirinalia (17 febbraio) celebrati nelle curie, i Matronalia (1° marzo) in occasione delle quali le schiave venivano servite dalle padrone di casa, i Liberalia (17 marzo) spesso associata alla festa familiare della maggiore età del figlio maschio, i Matralia (11 giugno) con la processione delle donne, così come i Vestalia (9-15 giugno), i Poplifugia (5 luglio) festa popolare, i Neptunalia (23 luglio), i Volcanalia (23 luglio) e infine i Saturnalia (17 dicembre), la cui vasta partecipazione di popolo è attestata da numerose fonti[1].
Durante le cerimonie sacre spesso venivano praticati sacrifici animali e si offrivano alle divinità cibi e libagioni. La stessa città di Roma veniva purificata con una cerimonia, la lustratio, in caso di prodigi e calamità. Sovente anche i giochi circensi (ludi) avevano luogo durante le feste, come nel caso dell'anniversario (dies natalis) del Tempio di Giove Ottimo Massimo, in concomitanza del quale si svolgevano i Ludi Magni.
Pratiche religiose
Tra le pratiche religiose dei Romani forse la più importante era l'interpretazione dei segni e dei presagi, che indicavano il volere degli dei. Prima di intraprendere qualsiasi azione rilevante era infatti necessario conoscere la volontà delle divinità e assicurarsene la benevolenza con riti adeguati. Le pratiche più seguite riguardavano:
il volo degli uccelli: l'augure tracciava delle linee nell'aria con un bastone ricurvo (lituus), delimitando una porzione di cielo, che scrutava per interpretare l'eventuale passaggio di uccelli
la lettura delle viscere degli animali: solitamente un fegato di un animale sacrificato veniva osservato dagli aruspici di provenienza etrusca per comprendere il volere del dio
i prodigi: qualsiasi prodigio o evento straordinario, quali calamità naturali, epidemie, eclissi, etc, era considerato una manifestazione del favore o della collera divina ed era compito dei sacerdoti cercare di interpretare tali segni.
Lo spazio sacro
Lo spazio sacro per i Romani era il templum, un luogo consacrato, orientato secondo i punti cardinali, secondo il rito dell'inaugurazione, che corrispondeva allo spazio sacro del cielo. Gli edifici di culto romani erano di vari tipi e funzioni. L'altare o ara (sinistra) era la struttura sacra dedicata alle cerimonie religiose, alle offerte ed ai sacrifici.
Eretti dapprima presso le fonti e nei boschi, progressivamente gli altari furono collocati all'interno delle città, nei luoghi pubblici, agli incroci delle strade e davanti ai templi. Numerose erano anche le aediculae e i sacella, che riproducevano in piccolo le facciate dei templi. Il principale edificio cultuale era rappresentato dall'aedes, la vera e propria dimora del dio, che sorgeva sul templum, l'area sacra inaugurata. Col tempo i due termini diventarono sinonimi per indicare l'edificio sacro.
Il tempio romano risente inizialmente dei modelli etruschi, ma presto vengono introdotti elementi dall'architettura greca ellenistica. La più marcata differenza del tempio romano rispetto a quello greco è la sua sopraelevazione su un alto podio, accessibile da una scalinata spesso frontale. Inoltre si tende a dare maggiore importanza alla facciata, mentre il retro è spesso addossato a un muro di recinzione e privo dunque del colonnato.

Mitologia romana
La mitologia romana, ovvero le credenze mitologiche dell'antica Roma, può essere suddivisa in due parti:
la prima, più legata al culto e nata nei primi anni della storia di Roma, si distingueva nettamente dalla tradizione Greca e Etrusca.
la seconda, molto tarda e soprattutto letteraria, consiste di estese adozioni della Mitologia greca e Mitologia etrusca.
Natura dei primi miti romani
È possibile affermare che i primi romani avessero miti. Detta in altro modo: finché i loro poeti non entrarono in contatto con gli antichi greci verso la fine della Repubblica, i romani non ebbero storie sulle loro divinità paragonabili al mito dei Titani o alla seduzione di Zeus da parte di Era, ma ebbero miti propri come quelli di Marte e di Fauno.
A quell'epoca i romani già avevano:
un sistema di rituali ed una gerarchia sacerdotale ben definiti
un insieme molto ricco di leggende storiche sulla fondazione e sviluppo della loro città che avevano per protagonisti degli umani ma vedevano anche interventi divini.
Prima mitologia sulle divinità
Il modello romano comportò un modo molto diverso di definire il concetto di divinità rispetto a quello greco che ci è noto. Per esempio se avessimo chiesto ad un antico greco chi fosse Demetra, avrebbe probabilmente risposto raccontando la famosa leggenda del suo folle dolore per il rapimento della figlia Persefone da parte di Ade. Al contrario un romano antico avrebbe risposto che Cerere aveva un sacerdote ufficiale chiamato flamine, che era più giovane dei flamini di Giove, Marte e Quirino, ma più anziano dei flamini di Flora e Pomona. Avrebbe anche potuto dire che era inserita in una triade con altre due divinità agresti, Libero e Libera e avrebbe anche potuto elencare tutte le divinità minori con funzioni specifiche che la assistevano: Sarritor (il sarchiatore), Messor (il mietitore), Convector (il carrista), Conditor (il magazziniere), Insitor (il seminatore) e altri ancora. Così la mitologia romana arcaica, almeno per quello che riguardava gli dei, era costituita non da storie, ma piuttosto da complesse interrelazioni reciproche tra dei e uomini e all'interno della sfera umana, dall'una parte, e della sfera divina dall'altra.
La religione originaria dei primi romani venne modificata in periodi successivi dall'aggiunta di numerose e conflittuali credenze e dall'assimilazione di gran parte della mitologia greca. Quel poco che sappiamo della religione romana arcaica lo conosciamo non attraverso fonti contemporanee, ma grazie a scrittori tardi che cercarono di salvare le antiche tradizioni dall'abbandono in cui erano cadute, come lo studioso del I secolo a.C. Marco Terenzio Varrone. Altri scrittori classici, come il poeta Ovidio nei suoi Fasti, furono fortemente influenzati dai modelli ellenistici e nei loro lavori impiegarono spesso miti greci per riempire i vuoti della tradizione romana.
Prima mitologia sulla "storia" romana
In contrasto con la scarsità di materiale narrativo arrivatoci sugli dei, i Romani avevano una ricca fornitura di leggende quasi storiche sulla fondazione e sulle prime fasi dello sviluppo della loro città. I primi re come Romolo e Numa avevano una natura quasi interamente mitica ed il materiale leggendario può estendersi fino ai racconti della prima repubblica. In aggiunta a queste tradizioni in gran parte indigene, fin dai tempi antichi materiale tratto da leggende eroiche greche venne inserito in questo blocco originario, facendo diventare, ad esempio, Enea un antenato di Romolo e Remo. L'Eneide e i primi libri di Livio sono le migliori fonti esistenti per questa mitologia umana.
Dei italici e romani
La pratica rituale romana dei sacerdozi ufficiali distingueva nettamente due classi di dei, gli dei indigeni (di indigetes) e i nuovi dei (di novensiles).
Gli dei indigeni erano gli dei originari dello stato romano e i loro nomi e la loro natura erano rivelati dai titoli degli antichi sacerdoti e dalle feste fissate sul calendario; trenta dei di questo tipo erano onorati con feste speciali.
I nuovi dei erano divinità più tardi i cui culti vennero introdotti nella città in periodi storici, di solito in una data conosciuta e in risposta a una specifica crisi o a una determinata necessità.
Le divinità romane arcaiche includevano, oltre agli dei indigeni, un insieme di dei cosiddetti specialisti i cui nomi venivano invocati nel corso di diverse attività, come la mietitura. Frammenti di antichi rituali che accompagnano tali azioni come l'aratura o la semina rivelano che in ogni fase delle operazioni veniva invocata una divinità specifica, il cui nome derivava sempre dal verbo che identificava l'operazione stessa. Tali divinità possono essere raggruppate sotto la definizione generale di dei assistenti o ausiliari, che venivano invocati a fianco delle divinità più grandi. Il culto romano arcaico, più che essere politeista, credeva a molte essenze di tipo divino: degli esseri invocati i fedeli non conoscevano molto più che il nome e le funzioni e il numen di questi esseri, ossia il loro potere, si manifestava in modi altamente specializzati.
Il carattere degli dei indigeni e le loro feste mostrano che i Romani arcaici non solo erano membri di una comunità agreste, ma amavano anche combattere ed erano spesso impegnati in guerre. Gli dei rappresentavano chiaramente le necessità pratiche della vitaquotidiana, secondo le esigenze della comunità romana a cui appartenevano. I loro riti venivano celebrati scrupolosamente con offerte ritenute adatte. Così Giano e Vesta custodivano la porta e il cuore, i Lari proteggevano i campi e la casa, Pales il pascolo, Saturno la semina, Cerere la crescita del grano, Pomona i frutti, Consus e Ops la mietitura.
Anche Giove supremo, il signore degli dei, era onorato perché recasse assistenza alle fattorie e ai vigneti. In una accezione più vasta egli era considerato, grazie all'arma del fulmine, il direttore delle attività umane e, per mezzo del suo dominio incontrastato, il protettore dei Romani durante le campagne militari oltre i confini della loro comunità. Rilevanti nei tempi arcaici furono gli dei Marte e Quirino, che venivano spesso identificati. Marte era il dio dei giovani e specialmente dei soldati; veniva onorato a marzo e a ottobre. Gli studiosi moderni ritengono che Quirino fosse il protettore della comunità in armi in tempo di pace.
A capo del pantheon originario vi era la triade composta da Giove, Marte e Quirino (i cui tre sacerdoti, o flamini, appartenevano all'ordine più elevato), insieme a Giano e Vesta. Questi dei nei tempi arcaici avevano una individualità molto ridotta e le loro storie personali non conoscevano matrimoni e genealogie. Diversamente dagli dei dei Greci, si riteneva che non agissero come i mortali e così non esistono molti racconti sulle loro imprese. Questo culto arcaico era associato a Numa Pompilio, il secondo re di Roma, che si credeva avesse avuto come consorte e consigliera la dea romana delle fontane e del parto, Egeria, spesso considerata una ninfa nelle fonti letterarie successive.
Tuttavia, nuovi elementi vengono aggiunti in un periodo relativamente tardo. Alla casa reale dei Tarquini la leggenda ascrive l'introduzione della grande triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva, che occupò il primo posto nella religione romana. Altre aggiunte furono il culto di Diana sull'Aventino e l'introduzione dei libri sibillini, profezie di storia mondiale, che, secondo la leggenda, vennero acquistate da Tarquinio alla fine del VI secolo a.C. dalla Sibilla cumana.
Dei stranieri
L'assorbimento degli dei dei popoli vicini avvenne quando lo stato romano conquistò il territorio circostante. I Romani generalmente garantivano agli dei locali dei territori conquistati gli stessi onori degli dei caratteristici dello stato romano. In molti casi le divinità di recente acquisizione venivano formalmente invitate a trasferire la propria dimora nei nuovi santuari di Roma. Nel 203 a.C. l'oggetto di culto rappresentante Cibele venne trasferito da Pessinos in Frigia e accolto con le dovute cerimonie a Roma. Inoltre, lo sviluppo della città attraeva stranieri, a cui era consentito mantenere il culto dei propri dei. In questo modo Mitra giunse a Roma e la sua popolarità tra le legioni ne fece diffondere il culto fino in Britannia. Oltre a Castore e Polluce, gli insediamenti greci in Italia, una volta conquistati, sembra che abbiano introdotto nel pantheon romano Diana, Minerva, Ercole, Venere e altre divinità di rango inferiore, alcune delle quali erano divinità italiche, altre derivavano originariamente dalla cultura della Magna Graecia. Le divinità romane importanti venivano alla fine identificate con gli dei e le dee greche che erano più antropomorfiche e assumevano molti dei loro attributi e miti.
Principali Divinità romane
Dei
• Abbondanza
• Aesculanus
• Aio Locuzio
• Anna Perenna
• Apollo
• Aurora
• Bacco
• Bellona
• Bona Dea
• Caligine
• Cerere
• Cibele (Cibelis)
• Concordia
• Conso
• Cupido
• Diana
• Dis Pater
• Epona
• Esculapio
• Feronia
• Fides
• Flora
• Fontus
• Fortuna
• Furie
• Giove
• Giunone
• Giuturna
• Iuventas
• Lari
• Libero (Liber)
• Luperco
• Maia
• Marte
• Mefite
• Mercurio
• Minerva
• Mitra (Mithra)
• Muse
• Nettuno
• Opi
• Ore
• Pale
• Penati
• Pietas
• Plutone
• Pomona
• Portuno
• Priapo
• Proserpina
• Robigus
• Roma
• Rumina
• Saturno
• Silvano
• Tellus
• Tiberino
• Vaticano
• Venere
• Vertumno
• Vesta
• Victoria
• Vulcano
Genealogia degli dei romani
• Enea
• Latino
Festività
• Consualia
• Fontinalia
• Fornacalia
• Lupercalia
• Neptunalia
• Parentalia
• Saturnali
• Ver sacrum
Località
• Averno (lat.Avernus)
• Campidoglio
• Cariddi
• Lete
• Roma
• Palatino
• Stige (lat.Styx)
Personaggi, eroi e demoni
• Caca - demone
• Caco - demone
• Camene - demone
• Caronte - demone
• Clelia - eroe
• Didone - personaggio
• Egeria - demone
• Enea - eroe
• Ercole - eroe
• Evandro - eroe
• Feziali - personaggi
• Fauna - demone
• Fauno - demone
• Flamini - personaggi
• Galatea - demone
• Lavinia - personaggi
• Numa Pompilio - eroe
• Orazi - eroi
• Pico - demone
• Pontefice massimo - personaggio
• Psiche - personaggio
• Rea Silvia - personaggio
• Remo - eroe
• Romolo - eroe
• Salii - personaggi
• Sibilla - personaggio


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