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venerdì 24 aprile 2009

EBRAISMO

Religione ebraica
L'Ebraismo (יהדות) è la religione del popolo ebraico, basata sugli scritti della Torah.
Essa è stata la prima religione monoteistica documentata, sviluppatasi prima dell'anno 1000 a.C. all'interno delle popolazioni cananee monolatriche, o, secondo altri, tra i popoli stranieri schiavi in Egitto. Assieme a Cristianesimo e Islam, l'ebraismo viene classificato come religione abramitica.
Sacre Scritture e monoteismo
Il testo sacro per antonomasia, ma non l'unico nella religione Ebraica, è la Torah, scritta in ebraico, corrispondente ai 5 libri del Pentateuco e contenente le istruzioni impartite da Dio al Popolo di Israele sul Monte Sinai, 49 giorni dopo l'uscita dall'Egitto. Essa contiene la descrizione della storia dell'umanità dalla Creazione fino all'arrivo degli Ebrei in Terra d'Israele. Inoltre essa include i precetti comandati da Dio al Popolo d'Israele e che suggellano il patto stretto da Questi con gli Ebrei. Il Canone ebraico delle Sacre Scritture venne definito nel I secolo e. V. Il fulcro della fede israelitica è la confessione monoteistica (Dt. 6,4: Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno...), la quale, malgrado i precedenti tentativi compiuti in Egitto dal faraone Amenofi IV (XIV secolo a.e. V.), solo nell'Ebraismo trova la sua più compiuta affermazione.
A sua volta, la fede monoteistica si incentra nella definizione che Dio medesimo offre di sé in Es. 3,14: Io sono l'Essenza dell'Essere. Se ci atteniamo alla lettera al testo biblico, questa affermazione (in ebraico Ehyèh ashèr èhyèh) è di fatto, intraducibile, poiché si dovrebbe disporre di un tempo verbale in grado di rendere, contemporaneamente, il presente, il passato ed il futuro. Infatti, Dio è Colui che, pur non mutando nella Sua essenza, accompagna il popolo ebraico in tutte le vicissitudini storiche. In questo senso, Dio è legato all'uomo nel passato, nel presente e nel futuro.
La principale conseguenza di questa consapevolezza monoteistica è, in primo luogo, l'idea della signoria di Dio sul mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che la realtà terrena non goda di una sua autonomia espressa dal libero arbitrio: anzi, il principio stesso di vita terrena intesa come prova da superare per accedere alla vita eterna è basato sul libero arbitrio: l'uomo ha davanti a sé la scelta tra il bene e il male, e la sua missione consiste nello scegliere liberalmente il bene, cioè la Torah ed i suoi precetti. Visto però lo stretto legame fra immanenza e trascendenza, in ambito ebraico non si conosce il dualismo ontologico, proprio invece del Cristianesimo, che separa il mondo da Dio; Cristo dice: Sono venuto in questo mondo, ma il mio regno non è di questo mondo.
L'uomo non può percepire la reale essenza della Divinità, come viene detto nell'Esodo 33:20 "Un uomo non può vedermi e vivere"; Dio è conoscibile soltanto dalle Sue opere e dai Suoi attributi, le Sue middòt.
Etica
A partire da questa dottrina morale, l'Ebraismo sviluppa sia l'idea della creazione, quale creatio ex nihilo (creazione dal nulla, fino ad allora sconosciuta), sia l'idea di uno sviluppo lineare e non ciclico della storia. Percepito dagli uomini nella sua limitatezza, il tempo viene considerato come l'insieme di quelle irripetibili occasioni, offerte all'uomo, per manifestare la sua libertà all'interno della creazione. Un'altra caratteristica dell'Ebraismo è l'idea di un legame con Dio, che non ha nulla di mistico o di ascetico. Questo legame si instaura nella comunione dell'alleanza, in cui il Creatore e la creatura mantengono, separate, le rispettive identità. È esattamente la categoria teologica dell'Alleanza ad essere costitutiva dell'Ebraismo: essa rappresenta il reciproco impegno, per cui all'elezione e alla benevolenza di Dio deve corrispondere, da parte di Israele, l'osservanza delle 613 mitzvòt i precetti che abbracciano ogni aspetto della vita dell'uomo. Va tenuto presente, però, che, malgrado la signoria della Santa Torah su ogni aspetto della vita umana, nell'Ebraismo la teocrazia si combina con una particolare concezione dell'autonomia creaturale, che conferisce all'uomo il potere di agire sul creato secondo la sua scelta personale, e di completare così l'opera del Signore. Il risultato è che la Provvidenza Divina coesiste con il libero arbitrio dell'uomo.
Mosè e i profeti
Nell'elaborazione teologica dell'Ebraismo, è di notevole importanza il ruolo che viene attribuito a Mosè, il quale è considerato il più grande dei profeti non perché la sua speculazione su Dio sia superiore a quella di Isaia o di Ezechiele, quanto piuttosto perché è stato l'unico uomo ad abbattere, per usare le parole del Rambam (Mosè Maimonide), tutte le barriere che impediscono di contemplare la visione del Santo Benedetto, tutte tranne che quella dell'intelletto umano (cfr. Mosè Maimonide, "Gli Otto Capitoli, La dottrina etica" cap. VII); in altre parole Mosè secondo la Tradizione Rabbinica è stato l'unico uomo a raggiungere il massimo grado dello spirito profetico, ed è in ciò che sta la sua grandezza. A Mosè è stata consegnata la Torah e a lui è stato affidato il compito di condurre il Popolo Ebraico attraverso il deserto, fino in Eretz Isra'el. Solo ad un uomo di così alte virtù profetiche poteva essere affidato un così grande compito.
Naturalmente, una funzione importantissima svolgono anche gli altri profeti, i quali richiamano all'essenzialità e allo scopo ultimo della Torah, così come i "Libri Sapienziali" approfondiscono il significato dei precetti morali contenuti nella Torah.
Il valore attribuito alla Parola divina e all'elemento escatologico esercita una grande influenza sul Cristianesimo primitivo (basti pensare al prologo del Vangelo giovanneo che da questa trae la propria elaborazione teologica sul Logos), ma anche sulla prima speculazione dell'età giudeo-ellenistica di (Filone d'Alessandria, che è il primo pensatore a tentare una conciliazione fra le categorie filosofiche greche e la fede ebraica). Anche lo sviluppo dell'apocalittica cristiana risente molto dell'influsso ebraico e, in particolare, del Libro di Daniele.
Giudaismo
La storia del giudaismo inizia con l'esilio a Babilonia (587 a.e. V.), che mette fine al Regno del Nord. Dunque individua sostanzialmente il resto d'Israele, l'unica tribù rimasta, quella di Giuda. Questo termine viene usato una sola volta nel Nuovo Testamento (Gal. 1,13-14). I giudei di Palestina e quelli che vivono lontano (ad Alessandria, a Babilonia ecc.) formano una comunità religiosa unita dalla fede monoteista, lo studio della legge (Torah) e la speranza messianica. Qualche tempo dopo il ritorno dall'esilio, l'attività religiosa riprende nel Tempio di Gerusalemme, ma il giudaismo palestinese si dà nuove istituzioni: il Sinedrio e la sinagoga, dove scribi e dottori della Legge acquistano sempre maggiore importanza.
Nel I secolo, il giudaismo è già un mondo polimorfo come quello che Gesù conoscerà, frammentato in numerose correnti: Farisei, Sadducei, Esseni, Zeloti, Battisti, Erodiani, Samaritani, Terapeuti. Il cristianesimo nasce in seno a questa complessa molteplicità. Dopo la distruzione del Tempio (70), i soli a sussistere furono i Farisei, l'unico gruppo che era rimasto fedele alla tradizione dei Maestri. Uno di questi Yochanan Ben Zakkai, fonda l'accademia di Yavneh e riorganizza il giudaismo, permettendogli di sopravvivere alla catastrofe del 70.
In quest'ambito si sviluppa la tradizione rabbinica, che distingue la Torah scritta, consegnata nel Pentateuco, dalla Torah orale, consegnata nel Talmud, entrambe considerate di origine divina, poiché rivelate contemporaneamente a Mosè sul Sinai. Per vivere secondo la Torah, un giudeo credente deve osservare i precetti che si applicano alla sua condizione (nessuno ha l'obbligo di osservare tutti i 613 precetti, perché alcuni riguardano solo i sacerdoti, altri soltanto i re, e così via). Fra questi, la circoncisione, la celebrazione del Sabato, e l'osservanza dei divieti alimentari sono, oggi come ieri, precetti della religione ebraica. La Torah spiega che questi precetti sono imposti all'ebreo come prova: se egli la supera e compie i precetti, otterrà una ricompensa eterna infinitamente superiore ai suoi meriti.
Sotto la spinta dei movimenti di emancipazione, molti giudei hanno abbandonato la pratica dei riti, ma continuano a considerare il giudaismo un patrimonio culturale e intellettuale comune. Il XX secolo segna il risveglio dei movimenti politico-laici e l'assimilazione del giudaismo a una entità nazionale.
Commenti della Bibbia
In epoca rabbinica, il problema fondamentale dell'Ebraismo diviene quello di preservare la propria identità all'interno di un mondo a volte ostile, che, talvolta, concepisce l'Ebraismo come una dottrina propedeutica alla comprensione del Cristianesimo.
Pertanto, i Maestri si preoccupano di preservare e di attualizzare la Torah orale, ricevuta da Mosè sul Monte Sinai insieme alla Torah scritta, e questa preoccupazione inizia a trovare una sua prima concreta applicazione già nella stesura della Mishna e del Talmud (babilonese e gerosolomitano). Sempre in questo periodo si assiste alla stesura dei primi midrashim che, come la Mishna, ma soprattutto come il Talmud, contengono parti di Halakhah e parti di Haggadah ossia di tradizione esegetica ed omiletica, che si esprime per mezzo di racconti, basati (a volte in maniera molto libera) sul testo biblico, e aventi il compito di illuminarne i significati più reconditi.
Filosofia e mistica
L'Ebraismo ha prodotto anche una filosofia vera e propria, la quale passa attraverso l'influenza stoica, neoplatonica ed aristotelica, quest'ultima mediata dai pensatori arabi (Avicenna e Averroè in particolare). Per quanto riguarda l'apporto filosofico, si ricordano, nel Medioevo ebraico, le figure di Yehudah HaLevi e di Mosè Maimonide (sinistra). L'Ebraismo sefardita si distingue per i suoi studi di natura filosofico-teologica, mentre l'Ebraismo ashkenazita si caratterizza per una maggiore concentrazione sugli studi talmudici e sulla mistica, la quale sfocerà nel movimento chassidico dell'Europa orientale.
Il misticismo ebraico si radica nell'esperienza profetica e, soprattutto, nelle interpretazioni della Ma'asè Merkava (l'"opera del carro") con cui si apre il Libro di Ezechiele. Gli studi mistici danno vita alla Qabbalah che, trascurata durante un millennio, risorge nel XIII secolo in Provenza ad opera di Rambàn e di Abramo Abulafia e viene poi approfondita, nel XVI secolo, dalla scuola di Safed, di cui il Maestro Isaac Luria è l'esponente di spicco. In epoca moderna un grande studioso e riscopritore della Kabalah e della mistica ebraica in genere è stato il Gershom Scholem che le ha rivalutate da secoli di relegamento nella pseudo-magia.
L'illusione pseudomessianica del sabbatianismo prima (con le sue catastrofiche conseguenze), e poi la nascita del movimento chassidico polacco (seconda metà del XVIII secolo), rappresentano i momenti più significativi nello sviluppo del misticismo ebraico, misticismo che ha molto influenzato anche la dottrina ascetica cristiana. È interessante notare la costante tensione, in seno all'Ebraismo, fra misticismo e filosofia, poiché, malgrado la diversa prospettiva, i problemi di fondo sono comuni: il rapporto fra Creatore e creatura, il legame fra finito ed infinito, la realtà del Male.
In età moderna, Moses Mendelssohn è il filosofo che, cerca di conciliare la haskalah o Illuminismo ebraico con la stessa modernità occidentale, mostrando come l'Ebraismo si armonizzi con le esigenze della ragione. Strade simili hanno percorso, più avanti, Hermann Cohen, Franz Rosenzweig e Martin Buber.
Correnti
Quattro sono le principali correnti dell'Ebraismo:
Ebraismo ortodosso: Si riconosce nella tradizione ebraica come codificata nel testo fondamentale dello Shulchan Aruch, e nell'esegesi dello stesso testo e nel suo adattamento alle mutate realtà sociali, senza però contraddirne i fondamenti. Sono congregazioni particolari all'interno del movimento ortodosso i gruppi chassidici, che si rifanno all'insegnamento del Baal Shem Tov, un sapiente della fine del XVIII secolo che teorizzò l'etica ebraica come accettazione gradita delle Mitzvot, anziché vederne il solo aspetto di obbligo.
Ebraismo conservativo, anche detto Masoretico, che conferma il valore etico-filosofico delle Mitzvot, determinandone l'obbligo di osservanza; rispetto all'ortodosso ha però modificato importanti punti, specie della tradizione liturgica - il più eclatante dei quali è la preghiera comune tra uomini e donne.
Ebraismo riformato: nato in Germania nel XIX secolo, si è ben presto diffuso negli Stati Uniti. L'Ebraismo riformato cerca di ridurre e relativizzare l'imponente complesso delle mitzvòt della Torah, che separano di fatto il popolo di Israele dal resto del mondo. Nel tempo si è diviso in numerosi rami, più o meno aderenti alle tradizioni ebraiche, fino, nei casi estremi, a rinunciare al riposo sabbatico e all'accettazione di un Messia (Unto), mantenendo comunque l'attesa di un Messia futuro. Una derivazione dal movimento riformato è l'Ebraismo laico umanista
Ebraismo ricostruzionista: fondato negli Stati Uniti dal rabbino Mordecai Kaplan e dalla rabbina Ira Eisenstein si caratterizza da una forte somiglianza con l'Ebraismo riformato, da cui però si differenzia per una maggiore considerazione dell'aspetto tradizionale.
L'ebraismo ortodosso è largamente maggioritario in Israele e nei paesi della Diaspora diversi dagli Stati Uniti d'America. Qui la maggioranza è divisa tra Conservativi e Riformati, essendo gli Ortodossi una minoranza relativa. Gli Stati Uniti sono anche l'unico paese con una presenza significativa di Ricostruzionisti.
Il pensiero filosofico e religioso ebraico è entrato in grande fermento dalla nascita del Sionismo, e soprattutto a seguito della fondazione, nel 1948, dello Stato di Israele.
Oggetti liturgici
Tra gli oggetti liturgici e culturali più importanti nella religione ebraica vi sono:
Menorah, candelabro 'a sette braccia' ( anche a "due braccia"), simbolo ebraico presente in tutte le residenze degli Ebrei e in tutte le sinagoghe. Viene acceso il Venerdi sera per celebrare il Sabato, giorno sacro per il popolo ebraico;
Mezuzzah, pergamena affissa (generalmente dentro un piccolo contenitore) agli stipiti delle porte e contenente due brani dello Shema (preghiera fondamentale dell'ebraismo, da recitare ogni giorno al mattino e alla sera), proprio quelli contenenti il precetto della Mezuzzah.
Tefillin, conosciuti come filattèri, sono scatole nere di cuoio indossate sul braccio e sulla fronte per mezzo di cinghie di pelle. Esse contengono le pergamene con i quattro brani della Torah che citano questo precetto.
Kippah, il copricapo indossato dagli Ebrei maschi.
Talled, scialle in tessuto bianco con fasce, spesso di colore scuro, caratterizzato da quattro lunghe sfrangiature di tessuto alle estremità, chiamate Tzitzit. La versione grande è portata durante la preghiera del mattino, quella piccola è indossata quotidianamente.
Hannukiah, plurale Hannukkioth, candelabro ad 'otto bracci' utilizzato per accendere i lumi durante la celebrazione della festa di Hannukkah (Festa delle luci)

Altri simboli
Maghen David(traduz. Scudo di Davide), stella a sei punte presente nella bandiera dello Stato di Israele insieme alle fasce blu del Talled, è diventato il simbolo del Sionismo fin dai primi congressi a cavallo tra XIX e XX secolo;
La menorah non si usa per l'accensione delle candele del venerdi in quel caso si usano due candelieri singoli
Usi e costumi
La Casherut è una serie di regole alimentari prescritte dalla Torah. Esse costituiscono un corpo di normative molto complesse, che forma il fondamento dell'alimentazione dell'ebreo, a casa come all'esterno. Il termine kasher significa "adatto". Molti ebrei usano la parola taref per indicare il contrario. Innanzitutto vediamo quali sono gli animali, gli uccelli e i pesci permessi. Gli elenchi sono contenuti nella Bibbia, nel capitolo 11 del Levitico, e alcuni vengono ripetuti nel capitolo 14 del Deuteronomio. Sono permessi soltanto gli animali ruminanti con gli zoccoli divisi, in sostanza: mucca, pecora, capra e cervo, ma non maiale, cammello, cavallo o coniglio. Viene fornito un elenco dei cibi proibiti, da cui deriva che tutti gli altri sono permessi. Poiché è impossibile identificare con certezza tutti gli uccelli elencati, i rabbini permettono di mangiare soltanto quelli ritenuti kasher per tradizione, come l'anatra, l'oca, il piccione, il pavone e il pollame domestico. Si possono mangiare tutti i pesci con squame e pinne: sono pertanto esclusi molluschi e crostacei (polpi, frutti di mare, granchi ecc.), oltre alle anguille, al pescecane e alcuni altri pesci che si ritiene non abbiano le squame "giuste". Certi tipi di locusta sono permessi a chi è in grado di identificarli. Tutti gli animali, anche quelli permessi, non sono ritenuti kasher se non vengono uccisi con il metodo noto come shechitah. Lo shochet, che per eseguire la shechitah deve avere il permesso del rabbino, mozza con un coltello la trachea e l'esofago dell'animale, e cosi facendo recide le arterie principali causando una perdita di coscienza praticamente istantanea; se praticato correttamente questo metodo è il piu "umano" possibile. Il sangue restante viene eliminato dalla carne attraverso un processo di lavatura, salatura e risciacquo: per secoli questo lavoro è stato prerogativa delle donne di casa, ma ormai è praticato soprattutto dal macellaio o dal fornitore kasher. Una casa strettamente kasher avrà due servizi di utensili per la preparazione e il consumo dei cibi, uno è il servizio "da carne", da utilizzare con la carne e i suoi derivati, l'altro è quello "da latte", che si usa con latticini e cibi non animali, poiché è vietato mischiare latte e carne.
Diffusione geografica
Gli ebrei nel mondo sono circa 13 milioni e sono distribuiti in più di cento paesi; di questi, Israele è l'unico paese in cui l'Ebraismo costituisce la religione della maggioranza degli abitanti.
Le comunità ebraiche più numerose si trovano negli USA ed in Europa, dove il Paese con il maggior numero di ebrei è la Francia con 600.000 appartenenti, e la presenza ebraica è forte anche in Russia, in Asia, nell'America Latina ed in Australia.
Italia
La comunità ebraica italiana trae le sue origini nel II secolo A.C., quando i primi ebrei arrivarono a Roma grazie all'intenso scambio commerciale nel Mediterraneo. Già nel I secolo la comunità ebraica romana era fiorente e stabile.
Oggi, gli ebrei italiani sono circa 35.000 su una popolazione di 57 milioni di abitanti; la metà circa vive a Roma, circa 10.000 risiedono a Milano, mentre gli altri sono sparsi in Comunità medie o piccole in tutta la penisola.Casale Monferrato ospita una Sinagoga ebraica come diverse ne ospita Venezia, situate nei caratteristici ghetti ebraici; in particolare la Sinagoga di Venezia è riconosciuta come una delle più belle d'Europa. Di particolare pregio le Tavole della Legge in legno dorato risalenti al secolo XVIII, numerosi Rimonim (terminali per rotoli della Legge) e Atarot (corone per i rotoli della Legge) sbalzati, cesellati o in filigrana d'argento.
In lingua italiana è presente un newsgroup di cultura ebraica moderato da Joram Marino
Il Nome Di Dio
Il nome di Dio non si può pronunciare perché l'uomo non è così potente da poter pronunciare il nome di Dio; per questo viene pronunciato come Adonai ("mio Signore") o HaShem (il Nome).


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