Questo BLOG è il risultato di una vasta ricerca sulle maggiori religioni diffuse nel mondo. Qui potrete trovare una spiegazione obbiettiva delle credenze, delle divinità e del pensiero dei vari culti.

mercoledì 6 maggio 2009

SLAVISMO

Lo Slavismo (Slavianstvo in russo), oppure Neopaganesimo slavo, chiamato spesso anche semplicemente "religione nativa" (Rodna Vera in russo, Ridna Vira in ucraino, Rodzima Wiara in polacco) è una nuova corrente religiosa pagana sorta negli ultimi decenni, che si propone come ricostruzione dell'antica religione pagana praticata dai popoli Slavi prima della cristianizzazione. Il filone principale si ramifica in tre correnti, ovvero lo Slavismo polacco, lo Slavismo baltico, il Neopaganesimo finnico (ereditario del culto chiamato Ukko usk o Ukon usko, letteralmente "fede di Ukko") e altre minoranze meno ortodosse e più sincretistiche, come ad esempio l'Inglinismo. Le branche condividono essenzialmente la stessa visione del mondo monistica, enoteistica e panteistica, in cui Dio è concepito come la Sostanza cosmica, l'Uno, che permea la natura e tende a manifestarsi nelle sue molteplici forma, le divinità.
Storia
L'antica religione slava sorse e si sviluppò nel corso di circa 3000 anni. Nacque dalla fusione delle credenze animistiche slave mesolitiche e neolitiche con la spiritualità di tipo indoeuropeo e iranico che sarà alla base di tutte le forme di Paganesimo oltre che delle religioni orientali. Tra i vari gruppi neopagani slavisti sorti nell'Europa orientale e in Russia, i più attivi sembrano quelli di matrice baltica e polacca, ma esistono anche molti gruppi e minoranze che tendono a mescolare caratteri di differenti tradizioni, come nel caso dell'Inglinismo. Questo potrebbe essere letto come un fenomeno derivato dal fatto che i Paesi baltici siano stati cristianizzati relativamente tardi rispetto al resto dell'Europa. L'iniziatore del Neopaganesimo baltico fu il lituano Wilhelm Storosta (sinistra), soprannominato Vydunas; nato nel 1868 fu un mistico, un drammaturgo e un filosofo; fu il primo a celebrare nuovamente una festa pagana alla fine del XIX secolo. Il suo pseudonimo, Vydunas, significa letteralmente "colui che vede", e si trattava di un nome in armonia con la vecchia tradizione panteistica della Lituania precristiana. Le feste crebbero di popolarità e furono portate avanti dai suoi discepoli; tuttavia con l'invasione sovietica del Paese la tradizione fu nuovamente sradicata. Dopo un lungo periodo, i primi segni di rinascita fecero la loro nuova apparizione negli anni Sessanta, ed in particolare ebbero come cardine le attività di un vecchio tempio situato in Prussia.
Il termine prussiano che traduce letteralmente la parola tempio è romove, termine da cui trasse spunto, nel 1967 un'associazione di carattere curale per la difesa delle tradizioni autoctone, chiamata Ramuva, la quale fu però repressa nel 1971 a causa degli elementi religiosi che tendeva ad esplicitare sempre di più. Successivamente, nel 1988, la Ramuva reistituì le sue attività, fondando anche un'organizzazione totalmente religiosa, la Chiesa di Romuva; oggi ha aperto centri e gruppi di preghiera in cinque città lituane e detiene rapporti saldi con le associazioni ambientaliste per il rispetto della natura in quanto divina: uno dei principali obiettivi della Romuva, in attinenza all'etica pagana. La Chiesa di Romuva organizza rituali e festività dell'antica religione pagana slava, organizza seminari, convegni e registra un numero sempre crescente di nuovi fedeli. I membri della Romuva organizzano frequentemente dei campi estivi a cui parteciano anche pagani residenti in altri Paesi. Un ruolo importante nella preservazione della religione tradizionale baltica negli Stati Uniti, durante il periodo di dominazione sovietica nei Paesi slavi, è stato esercitato soprattutto dagli immigrati, con la fondazione di organizzazioni come la Romuva USA o il Sacro Serpente. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica i centri dello Slavismo si sono tuttavia ritrasferiti nei Paesi d'origine. Oggi la Romuva è fortemente radicata in Lituania; si è organizzata infatti utilizzando un sistema simile a quello della Chiesa cattolica, istituendo una serie di centri minori (una sorta di diocesi) in un buon numero di distretti municipali del Paese. In Lettonia, la religione pagana slava è stata riportata alla luce da un'organizzazione chiamata Dievturiba (anche Chiesa di Dievturiba), che in lingua lituana significa letteralmente "ciò che Dio detiene". Colui che negli anni Venti fondò il gruppo fu Ernest Brastins, che trasse parecchie informazioni sulla vecchia religione dalle antiche canzoni folkloriche (come per esempio i dainas), dalla letteratura e dai simboli tradizionali intrisi di spiritualità pagana. Durante la dominazione sovietica, la Chiesa di Dievturiba fu repressa perché considerata una minaccia per il potere. Ernest Brastins fu perseguitato negli anni Quaranta ad Astrakhan, mentre molti fedeli del Neopaganesimo slavo furono esiliati. In Lettonia sono stati pubblicati parecchi libri di carattere pagano, in molti vengono ritratte le gesta eroiche degli antenati che si opposero all'invasione cristiana. In Estonia, un gruppo slavista è stato fondato da alcuni studenti dell'università di Tartu; questo gruppo, di tradizione finnica celebra periodicamente rituali e pubblica il giornale Hiis (letteralmente "Bosco Sacro"). In Ucraina, il fondatore della prima organizzaizone pagana moderna fu Volodimir Shayan, nato a Lvov nel 1908. Studiò la filosofia e il sanscrito. Nel 1934 avrebbe vissuto un'esperienza mistica e illuminante sul monte Grekhit, tra i Carpazi. Dopo la seconda guerra mondiale si trasferì in Inghilterra, dove poté lavorare sulle sue idee; morì nel 1974 a Londra. La sua influenza è riscontrabile nella dottrina di molti gruppi slavisti ucraini. L'attuale maggiore organizzazione del Paese è l'Unione del fedele indigeno ucraino, di cui uno dei centri affiliati, precisamente quello di Kiev, chiamato Pravoslavya, pubblica una rivista chiamata Svarog. Nel 1995, sempre nella città di Kiev, si tenne una conferenza intitolata La fede tradizionale: risorse, correnti e tendenze, a cui parteciparono parecchi gruppi neopagani.
In Polonia, come nei Paesi baltici, il risorgimento pagano iniziò a manifestarsi nel periodo tra le due guerre, periodo in cui il Neopaganesimo suscitò anche una discreta fioritura artistica, di cui una esponente fu Marian Wawrzeniecki, autrice di molte opere grafiche di ispirazione pagana. L'autore più creativo fu tuttavia Stanislaw Szukalski (sinistra), nato nel 1893. Crebbe negli Stati Uniti ma fu mandato da suo padre a studiare a Cracovia, in Polonia dove, avvicinandosi all'ambiente neopagano, fondò un'associazione artistico-religiosa, la Tribù dal Cuore Cornuto, che pubblicava anche una rivista chiamata Krak (il nome del leggendario fondatore di Krakow, Cracovia). In seguito — alla fine della seconda guerra mondiale — Szukalski tornò negli Stati Uniti, dove morì nel 1987. L'interesse per il Neopaganesimo tendette a manifestarsi anche in forma di movimento sociale, il cui iniziatore fu Jan Stachniuk (destra), nato nel 1905. Dopo avere completato i suoi studi in economia iniziò a pubblicare libri che tendevano a presentare una sua visione del Paganesimo. Nel 1937 fondò la rivista Zadruga. Un tratto interessante nel pensiero di Stachniuk è la sacralizzazione della creatività intellettuale e il culto per l'energia cosmica, che tende a manifestarsi attraverso il destino. Il successo di una persona non dipende unicamente dalle preghiere, ma anche dalla partecipazione attiva che la persona deve esercitare nella sua vita, dato che il destino è un fattore che tende a modellarsi in base alle proprie azioni. Alcuni membri della Zadruga diedero origine in seguito alla casa di pubblicazione chiamata Toporzel, di cui un membro è Antoni Wacyk, il quale, nel suo libro, espose anch'egli un parere sulla fede. Questa, secondo Wacyk, deve essere innanzitutto un'esperienza mistica personale. Secondo il suo pensiero, una religione pagana è l'ideale affinché questa concentrazione del singolo su Dio possa verificarsi. La Zadruga in seguito ispirò la fondazione di un nuovo gruppo, l'Associazione per la fede indigena, di cui l'iniziatore fu Jerzy Potrzebowski.

L'interesse per il Paganesimo sorse anche tra coloro che già si interessavano alla spiritualità, come Jacek Dobrowolski, fondatore della prima comunità buddhista in Polonia, che nel 1991 pubblicò un poema intitolato Rarog, trattante le numerose affinità tra il Paganesimo slavo e gli antichi culti indoiraniani, e la figura della divinità chiamata Jarila, che era molto popolare tra gli Slavi orientali e meridionali. Come studioso di religioni, Dobrowolski, analizzando il culto polacco della Madonna, vi trovò parecchi riferimenti di continuazione del culto pagano matriarcale antecedente il Cattolicesimo. Anche in Polonia il Paganesimo moderno si diffonde promuovendo l'ambientalismo e parallelamente rimproverando i secoli di mancanza di rispetto per la natura causati dalla desacralizzazione di quest'ultima, portata dal Cristianesimo. Molti gruppi pagani sono in relazione con organismi ambientalisti, e questi ultimi molto spesso si convertono in vere e proprie associazioni religiose, celebrando rituali pagani negli ambienti naturali. Oggi, in Polonia, esistono molte organizzazioni slaviste; tra le più influenti e ufficialmente riconosciute vi sono la Chiesa nativa polacca e la Chiesa slava polacca. Il rapido emergere di gruppi neopagani nell'Europa centrale ed orientale sta divenendo una ricca fonte di studio. La continua crescita di questi gruppi si dimostra indipendente rispetto al mondo neopagano occidentale; questo fenomeno confermerebbe il fatto che parlando di rinascita pagana non si tratta di semplici mode passeggere, ma di un ritorno al sacro che sta interessando tutto il mondo un tempo cristianizzato.
Il fenomeno della sempre crescente diffusione delle religioni neopagane slaviste viene accostato dagli studiosi al rinato sentimento nazionalistico che accomuna molti Paesi slavi e dell'ex Unione Sovietica. Questa tendenza all'identificazione di appartenenza ad una cultura slava estesa a tutti i Paesi esteuropei e alla Russia è il cosiddetto panslavismo. In Russia le attività neopagane slaviste sono diffuse in tutto il territorio, ed associazioni, Chiese e gruppi nascono e crescono con una forte frequenza in un Paese che sta lentamente ricostruendo le proprie radici religiose dopo decenni di ostilità verso i culti. Lo Stato russo è anche territorio di nscita di una serie di denominazioni sincretiche — come l'Inglinismo — che pur essendo considerate parte dello Slavismo sperimentano la fusione di concetti tratti da tradizioni diverse. Il maggiore centro di attività slavista della Russia è la città di San Pietroburgo.
Cosmologia
Come in tutte le religioni neopagane anche nello Slavismo, Dio è considerato come l'essenza ultima di tutto ciò che esiste, il principio creatore che dette ordine al caos all'inizio dei tempi, ed iniziò a manifestarsi dando forma all'esistente per mezzo della sua energia. L'universo è dunque concepito come una manifestazione della realtà divina, una condensazione attiva dell'energia cosmica. Quest'ultima è perennemente agente nell'universo: la creazione non è una verità finita, ma si attua da sempre e per sempre, in ogni tempo e in ogni spazio. La creazione, infatti, non è altro che la continua azione che le forze della natura, le divinità, agenti alla base della manifestazione del creato, ovvero ad un livello sottilisimo dell'esistenza, esercitano su quest'ultima, per modellarla, per forgiarla, per donare la vita. Le forze divine della creazione sono esse stesse parte della Sostanza divina finale, essendo manifestazioni attive dell'Uno. Un concetto presente nella cosmologia slavista — e che la accomuna dunque a tutte le altre religioni indoeuropee e iraniche — nelle quali è similmente presente, è quello dell'albero cosmico. Nel Neopaganesimo slavo è rappresentato come una quercia o un pino e simboleggia l'energia universale emanata da Dio che permea e compone il mondo e le sue leggi fisiche e chimiche. Nella fase antica della religione slava, l'albero cosmico rappresentava soprattutto la divisione del mondo in tre regni: il cielo, rappresentato dai rami, ovvero il luogo dove presenziavano le entità celesti; il mondo sensibile, rappresentato dal tronco, che corrispondeva al mondo fisico in cui vive l'uomo; infine l'oltretomba (chiamata tradizionalmente Virey o Iriy), rappresentata dalle radici, luogo meraviglioso e tranquillo dove dimoravano le anime dei defunti, un mondo di praterie verdi, alberi ed eterna primavera. Queste credenze mitologiche sopravvissero a lungo anche dopo la cristianizzazione dei Paesi slavi, oppure vennero codificate diversamente in modo da accomunarle alla mitologia cristiana. Nello Slavismo moderno l'albero cosmico riacquista quello che era il suo profondo significato teologico, stando a simboleggiare l'essenza divina che si manifesta dando ordine al caos, generando il mondo e le sue infinite forme di esistenza.
Teologia
Anche la teologia slavista è molto simile a quella delle altre religioni pagane e del ceppo indoeuropeo. Si tratta essenzialmente di un sistema monistico ed enoteistico, in cui le molteplici divinità sono considerate i diversi aspetti di manifestazione della realtà finale, Dio, l'Uno, l'eterna Sostanza divina che compone tutto ciò che esiste. Questa entità universale, veniva chiamata e viene chiamata dai moderni neopagani slavi, Perun (o Perkunas, nome che letteralmente significa "la luce" - sinistra), il Dio supremo dell'antico pantheon, oltre che l'unica divinità ad essere stata comune a tutte le popolazioni slave e l'unica divinità che fu identificata con il Dio cristiano all'epoca dell'evangelizzazione. È oggi praticamente certo che Dio, ovvero l'Assoluto, fosse dagli Slavi identificato nella figura di Perun, testimonianza a ciò è rinvenibile soprattutto in uno scritto di Procopio, in cui questi descrive dettagliatamente come il culto di Perun facesse intendere la sua natura di Dio cosmico, emanatore di tutte le altre divinità della natura. Procopio descrive la religione degli slavi come un culto monoteistico, corrispondente al moderno concetto di sistema monistico ed enoteistico. Una caratteristica spiccata della religione slavista, che la distingue dalla concezione delle altre religioni neopagane, è il dualismo. Perun è considerato il Dio uno, tuttavia la sua figura è sempre accompagnata da una controparte, il dio Veles. L'opposizione delle due divinità di Perun e Veles rappresenta l'antagonismo universale dei principi creatori, che accomuna parecchie tradizioni religiose. Questo sistema dualistico è presente anche, ad esempio, nel Taoismo, in cui i principi cosmici in opposizione sono chiamati yin e yang. Con la cristianizzazione delleterre slave, i missionari oltre ad identificare Perun con il loro Dio, trovarono terreno fertile anche per associare la divinità di Veles a Satana, sebbene l'originale slavo e attuale slavista non presenti caratteristiche negative, essendo il Paganesimo sempre stato caratterizzato da un rifiuto di classificazione tra cose buone e cose cattive, dato il presupposto secondo cui il bene e il male sono concetti concepiti ed esercitati dall'uomo. Le due divinità rappresentano dunque i due principi in eterno scontro, le due controparti dalla cui interazione scaturisce la vita, l'esistenza di tutto ciò che esiste. La caratteristica distintiva sta però nel fatto che Perun sia la Divinità suprema effettiva, mentre Veles una controparte emanata essa stessa da Perun, quindi una manifestazione di quest'ultimo. Perun è infine la Fonte da cui sorge tutta l'energia divina di cui l'universo è composto, identificata nell'albero cosmico.

Divinità
Oltre a Veles (sinistra), la religione slavista comprende nella propria concezione divina una serie di divinità autoctone slave considerabili come i vari aspetti, le varie emanazioni, attraverso le quali Dio, ovvero il Perun, si manifesta. Queste divinità sono spiriti della natura, permeano il mondo naturale in ogni sua accezione e contribuiscono alla realizzazione di quello che è il processo creativo dell'azione divina. Le divinità sono varie sfaccettature dell'unica realtà e permettono all'uomo di intraprendere percorsi diversi per giungere alla verità finale: ogni divinità è associata ad un elemento della natura e ad un dato fenomeno, non tanto perché si crede che la divinità realizzi quel fenomeno, ma più che altro perché la divinità è identificata con la forza divina che, di sostrato a tutte le leggi fisiche e chimiche che portano al dato fenomeno, realizza quelle che sono le basi affinché tutto ciò avvenga; ovvero si dispiega, si manifesta come fonte dell'energia che dà origine a quei fenomeni, che condensata origina le parti più sottili e ineffabili delle particelle subatomiche e poi da queste si manifesta materializzandosi nel mondo fisico. La natura è dunque il mezzo attraverso cui agiscono le forze divine, le leggi naturali sono le regole sulle quali le forze divine contribuiscono processualmente alla formazione del cosmo. La natura è, in secondo luogo, un mezzo attraverso cui l'uomo può vivere un'esperienza mistica, risalendo verso la comprensione e l'identificazione con l'Uno.
Una caratteristica importante della teologia neopagana slava è inoltre l'aspetto tipicamente indoeuropeo della molteplicità di sfaccettature attraverso cui le divinità si manifestano. Gli dèi slavisti sono molto spesso rappresentati con aspetto tricefalo o quadricefalo, ad indicare i tre o quattro aspetti di manifestazione della divinità. Questa concezione è presente in particolare nell'Induismo, in cui le divinità attraverso le quali si manifesta l'Ishvara possono a loro volta scindere la loro potenza manifestandosi in molteplici aspetti. Nel Neopaganesimo slavo, oltre alle divinità principali, possono essere onorate anche divinità quali Jarilo, il dio della fertilità e della vegetazione; Morana (sinistra), compagna di Jarilo, dea della natura e della morte; Svarog, dio della luce, in quando il nome stesso sta a significare "luce celeste"; Svarogich, dio del fuoco e della terra; Dazbog, dio del fuoco celeste, degli astri e delle costellazioni; Svetovid, dio quadricefalo legato al simbolismo del cavallo e all'agricoltura; Triglav, dio tricefalo patrono anch'esso della natura campestre; e infine Zorya e Danica, dee del focolare, della casa e dei rapporti interpersonali.
Escatologia
Il discorso sulla vita dopo la morte concepita dallo Slavismo è molto simile a quello che si può fare per le altre religioni neopagane. Nella fase antica erano diffusi concetti che includevano, generalmente, la spartizione del mondo in tre dimensioni spirituali: i cieli, il mondo fisico e gli inferi. Nel Neopaganesimo slavo tende ad essere ampiamente diffusa la credenza nella reincarnazione, quale elemento accomunante gran parte delle religioni di ceppo indoeuropeo. Tale processo si sposa armoniosamente con la concezione ciclica del tempo, presente in tutte le branche del Neopaganesimo. A differenza della concezione abramitica, in cui il tempo è visionato come una linea retta in cui agisce Dio per indirizzare e controllare la vita dell'uomo, la concezione viariana si attiene a quella che è la visione caratteristica di tutte le religioni indoeuropee, ovvero il concetto di tempo ciclico. L'esistenza in ogni sua forma è un eterno cerchio, all'interno del quale ogni cosa è soggetta ad un processo che la porta ad attraversare essenzialmente tre fasi: la nascita, la crescita (e maturazione) e la morte; si tratta del ciclo inevitabile della vita, una realtà perfettamente tangibile. La morte nel Neopaganesimo non è, stando a questa concezione ciclica, vista come un momento negativo, un trapasso doloroso e indirizzato all'oblio; al contrario la morte è un momento gioioso, naturale, che consente all'essere vivente di oltrepassare, di concludere una vita per potersi addentrare in una nuova esistenza, intraprendendo un nuovo processo ciclico a partire dalla nascita. L'anima in questo processo subisce una trasmigrazione. Essa è fatta della stessa sostanza attiva di Dio; nel momento in cui il corpo fisico muore, esso torna a fare parte del ciclo delle cose, mentre l'anima, la scintilla divina che caratterizza ogni uomo, ogni animale e ogni vegetale, torna ad unirsi con l'Uno infinito, e da qui intraprende una nuova incarnazione ed inizia una nuova esperienza nel mondo sensibile. Si tratta di un mistero ineffabile, difficile da spiegare e per questo ognuno tende poi a conservare le proprie interpretazioni personali; anche tra gli slavisti c'è chi preferisce l'idea di un paradiso, una sorta di dimensione parallela in cui l'anima si trasferisce e continua la propria esistenza essenziale in eterno.
Etica
Anche in campo etico il Neopaganesimo slavo non differisce molto dalle altre tradizioni pagane. Il precetto principale dell'etica è la sacralità della natura, in quanto permeata e forgiata perennemente dalle forze divine della creazione. Da questo precetto base scaturiscono tutta una serie di conseguenze che sfociano in vari campi, da quello ecologico a quello sociale. In campo ecologico, lo Slavismo, incoraggia un rispetto totale nei confronti della natura, che tende a tradursi generalmente attraverso un importante insegnamento di carattere ambientalistico. Gli slavisti, come trutti i pagani, sono generalmente protesi verso un atteggiamento protettivo nei confronti del mondo naturale, considerato patrimonio e dono dello spirito universale che accomuna l'uomo stesso alla terra. In campo sociale invece il rispetto della natura si traduce in una concezione di rispetto verso tutte le manifestazioni di questa nell'uomo, attraverso innanzitutto una consapevolezza maggiore del fatto che tutti sono diversi e validi in egual modo contemporaneamente. Rispetto per la natura umana significa rispetto delle diversità della stessa, rifiuto di ogni forma di razzismo e rifiuto di ogni forma di morale sessuofoba. Quest'ultimo elemento in particolare è importante: il sesso, al contrario di quanto accade nelle concezioni abramiche, è visto come un'unione di carattere sacro, simboleggiante la fusione mistica delle forze divine. Il rapporto sessuale riflette quello che è il mistero della creazione, ovvero l'interazione delle entità cosmiche, ed è per questo considerato un mezzo attraverso cui giungere all'estasi e comprendere il segreto divino.


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