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giovedì 30 aprile 2009

CONFUCIANESIMO

Il Confucianesimo è un'ideologia religiosa, comprendente dottrine teosofiche e morali, teorizzata da Confucio (sinistra), pensatore e filosofo cinese nato nel 551 a.C. a Zou, nel Regno di Lu (attuale Shandong), e morto nel 479 a.C..
Il confucianesimo è diffuso specialmente in nazioni orientali come la Cina, la Corea e il Giappone.
Confucio visse in un periodo di profondi sconvolgimenti politici, che lo portarono a viaggiare a lungo nella Cina antica. Ben presto si circondò di un gruppo di discepoli che lo seguì fedelmente durante i suoi viaggi. Non lasciò scritto niente, ma i suoi discepoli si preoccuparono di tramandare per iscritto il suo pensiero.
La filosofia di Confucio si basa essenzialmente sulla tradizione della cultura cinese antica: l'uomo retto è colui che segue i riti e le usanze della tradizione. Secondo Confucio l'uomo deve seguire il Dao (la "via") degli antichi, esempio di virtù e di rettitudine degli antichi re cinesi del passato. Chi riesce ad intraprendere il Dao degli antichi è lo junzi, "l'uomo nobile di animo", che attraverso lo studio, la meditazione, e l'autocontrollo riesce ad ottenere la Ren, "l'umana benevolenza", atteggiamento generoso e benevolo verso gli altri. Confucio infatti dava molta importanza all'amicizia, all'altruismo, e alla generosità. Alcuni dei testi confuciani tradizionali più importanti sono i "Dialoghi", la "Grande Dottrina", e la "Via di Mezzo".
Sviluppo del primo confucianesimo
Come per altre grandi figure della storia delle religioni, anche per Confucio non possediamo una fonte diretta del suo pensiero, si possiedono tuttavia numerose opere divulgative delle sue idee grazie all'opera di molti suoi discepoli. L'assenza di opere scritte direttamente da Confucio è spiegata anche dall'opera di distruzione in massa di tutte le opere dissenzienti dall'ideologia ufficiale apportata durante la dinastia Qin, circa due secoli dopo la morte di Confucio.Il confucianesimo era un insieme di regole di comportamento pubblico e privato, da svolgere nell'ambito familiare. Lo stesso confucianesimo trovava la sua espressione nella casta dei mandarini, che non erano nobili ma alti funzionari dello stato, eletti tramite un complicato sistema di concorsi riservato ai soli intellettuali.

CONFUCIO
Confucio (Kong Zi, 551 a.C. - 479 a.C.) fu un pensatore e filosofo cinese che diede origine ad una tradizione filosofica e culturale, il Confucianesimo. I suoi insegnamenti hanno influenzato profondamente l'Asia orientale per secoli.
Visse in Cina in un periodo d'anarchia e corruzione, di guerre tra stati feudali, il Periodo della Primavera e dell'Autunno, in cui era forte il bisogno del pensiero illuminato di un saggio.
Egli era convinto della propria abilità nel restaurare l'ordine del mondo, ma fallì. Dopo aver molto viaggiato per la Cina per promuovere le sue idee tra i governanti, alla fine si impegnò ad insegnare ai propri discepoli.
L'essenza del suo insegnamento è la buona condotta di vita e il buon governo dello stato, attraverso la pratica delle virtù principali (carità, giustizia, amor filiale, rispetto della gerarchia), l'osservanza dei riti della tradizione, lo studio. Il miglioramento del singolo individuo condurrà al recupero dell'ordine sociale, per la forza dell'esempio e dell'azione virtuosa.
Non diversamente dai grandi maestri taoisti, Confucio guardava al passato come ad un'età dell'oro, e dal presente veniva respinto al punto di dover riconoscere che solo il Cielo lo comprendeva. La tentazione per il non agire e per l'eremitaggio fu costante e ripetuta, ma, a differenza dei taoisti, gli si presentò come il cedere alla disperazione. Confucio si ostinava a voler intervenire nella politica, fino alla contraddizione con sé stesso ed al ridicolo.
Tra i suoi più grandi scritti, il Lunyu che è l'opera che più da vicino può darci un'immagine di Confucio e un'eco delle sue parole, e non solo quella predicazione dei letterati dell'epoca.
I valori propugnati da Confucio guadagnarono preminenza in Cina dopo essere stati scelti fra altre dottrine come il Legalismo o il Taoismo durante la Dinastia Han. Usati sin d'allora come ortodossia imperiale, i pensieri di Confucio si sono sviluppati in un vasto e completo sistema filosofico noto in Occidente come Confucianesimo.
Le "Citazioni" sono una breve raccolta postuma delle sue discussioni con i discepoli. Contengono una sinossi dei suoi insegnamenti.
Cenni biografici
Secondo l'opinione tradizionale, Confucio nacque nel 551 a.C. (durante il Periodo della Primavera e dell'Autunno, al principio del movimento filosofico delle Cento scuole di pensiero) nella città di Qufu nello Stato cinese di Lu (ora parte dell'odierna Provincia di Shandong e culturalmente e geograficamente vicino alla residenza reale di Zhou).
Nacque in una famiglia anticamente nobile, che era recentemente fuggita dallo Stato di Song. Alla sua nascita, suo padre aveva settant'anni sua madre appena quindici. Perse il padre all'età di tre anni, e venne allevato nella povertà dalla madre. La sua ascesa sociale si lega alla classe emergente Shì , a metà tra la vecchia nobiltà e la gente comune, la quale successivamente sarebbe divenuta la preminente classe di letterati, a causa delle doti culturali ed intellettuali che ne costituivano il comune patrimonio.
Da bambino, si dice che gli piacesse porre vasi rituali sul tavolo dei sacrifici. Da giovane, fu un funzionario amministrativo di modesto livello nello Stato di Lu, ma in seguito arrivò al rango di Ministro di Giustizia. Dopo alcuni anni, dissentendo dalla politica del suo Principe, si dimise. Verso i cinquant'anni, vedendo che non vi era modo di migliorare il governo, abbandonò la carriera politica in Lu, ed iniziò un viaggio di dodici anni per la Cina, cercando la "Via" e tentando invano di persuadere dei suoi convincimenti molti governanti, e di spingerli verso la realtà. Quando ebbe circa sessant'anni, fece ritorno a casa e trascorse gli ultimi anni della sua vita insegnando ad un numero crescente di discepoli, provando a condividere con loro le sue esperienze e trasmettendo la vecchia saggezza attraverso un complesso di libri denominati i Cinque Classici.
Insegnamenti
Nell'Antologia, nella quale troviamo le più intime descrizioni di sé stesso, Confucio si presenta come un "messaggero che nulla ha inventato" e la sua maggior enfasi può cogliersi sull'ideogramma "studio", il carattere cinese che apre il libro. Sotto questo profilo, egli è visto dai cinesi come il Grande Maestro. Lungi dal tentare la costruzione di una teoria sistematica della vita e della società, volle che i suoi discepoli riflettessero profondamente su se stessi e studiassero senza tregua il mondo esterno, soprattutto attraverso le antiche scritture riguardanti avvenimenti politici del passato (come gli Annali) o i sentimenti del passato della gente comune (come il Libro delle Odi).
Il Libro delle Odi (Shing Ching) è uno dei libri confuciani, cioè dei libri, quale il notissimo Libro delle Mutazioni (I Ching - sinistra), sopravvissuti all'oblio e alle distruzioni ideologiche ad opera dei filosofi seguaci di Confucio. L'inserimento di questo e altri libri nel canone della grande letteratura cinese antica avvenne durante la Dinastia Han (206 a.C. - 221 d.C.). Secondo gli intellettuali han, le poesie, o almeno la loro scelta nel patrimonio preesistente, sono di Confucio stesso.
In quei tempi di divisioni, caos e guerre senza fine tra stati feudali, voleva ristabilire il Mandato del Cielo che avrebbe potuto unificare il "mondo" (ossia, la Cina) e promuovere pace e prosperità tra la gente. Pertanto, Confucio è spesso considerato un grande fautore del conservatorismo, ma, uno sguardo più ravvicinato a ciò che propone, spesso dimostra che egli usava (e forse sovvertiva) istituzioni e riti del passato per dare impulso ad un programma politico del tutto peculiare. Ad esempio, voleva che i capi venissero prescelti per i loro meriti, non per le loro relazioni di parentela, voleva capi devoti al loro popolo, e voleva che il capo raggiungesse lui stesso la perfezione, in modo da diffondere le sue virtù tra la gente, piuttosto che imporre un comportamento doveroso mediante leggi e regole.
Uno degli insegnamenti più profondi di Confucio, ed uno dei più ardui da comprendere per un occidentale, può essere stato il seguente: l'esempio è superiore ad esplicite regole di comportamento. La sua etica può essere considerata una delle più grandi etiche dei valori. Questo tipo di via "indiretta" per raggiungere una meta è usata largamente nei suoi insegnamenti, in cui allusioni, suggerimenti, e perfino tautologie sono comuni mezzi espressivi. È il motivo per cui i suoi insegnamenti debbono essere esaminati e posti nel loro contesto, perché siano fruibili da occidentali. Un buon esempio si trova nel famoso aneddoto:
« Quando le stalle andarono a fuoco, ritornando da Corte, Confucio disse: "Si è ferito qualcuno?" Non chiese dei cavalli. »
(Antologia X.11, traduzione (inglese) A. Waley)
Quella che sembra una questione di minuscola importanza è stata a lungo commentata e manifesta un'altra specificità confuciana che dev'essere sottolineata. Quando si sappia che ai suoi tempi i cavalli erano forse dieci volte più costosi degli stallieri, si può comprendere come, non chiedendo dei cavalli, Confucio ponesse in risalto la sua grande priorità: gli esseri umani. Perciò, quando si vede solo un pezzetto del più grande quadro, secondo molti antichi o recenti commentatori orientali ed occidentali, l'insegnamento di Confucio può essere considerato come una ragguardevole variante cinese dell'umanesimo.
Confucio inoltre poneva un deciso accento su ciò che chiamava "riti e musica", riferendosi a quelle convenzioni sociali come a due poli capaci di bilanciare ordine ed armonia. Mentre i riti, in breve, esibiscono le gerarchie sociali, la musica unisce gli animi in un rallegramento condiviso. Aggiungeva che i riti non sono solo il modo di sistemare strumenti sacrificali, e la musica non è solo il suono del bastone sulla campana. Ambedue sono comunicazione reciproca tra l'umanità di qualcuno ed il suo contesto sociale, ambedue nutrono le relazioni sociali, come i cinque prototipi: tra padre e figlio, marito e moglie, principe e suddito, anziano e giovane, e tra amici. I doveri sono sempre equilibrati e se un suddito deve obbedire al suo signore, deve pure dire a quest'ultimo quando è in errore.
Gli insegnamenti di Confucio sono stati successivamente convertiti in un corps de doctrine dai suoi numerosi discepoli e seguaci. Nei secoli dopo la sua morte, Menciù e Xun Zi scrissero un importante libro per ciascuno in argomento, e col tempo è stata elaborata quella filosofia che in Occidente va sotto il nome di Confucianesimo.
Filosofia
Sebbene il Confucianesimo sia spesso seguito come una religione dai cinesi, è controverso che debba essere considerato tale, giacché fa scarso riferimento a questioni teologiche o spirituali (Dio, vita ultraterrena e così via).
I principi di Confucio hanno guadagnato diffuso consenso a causa delle loro basi nella comune opinione cinese. Si erse a paladino della lealtà familiare culto degli antenati, e del rispetto dei genitori da parte dei figli, dei mariti da parte delle mogli, ed usò la famiglia come base di una forma di stato ideale. Formulò il ben noto principio "Non fare agli altri ciò che non vorresti fatto a te" (la Regola aurea). Considerò anche con nostalgia i tempi andati, e spronò i cinesi, specie i politici, a conformarsi ad esempi del passato — tuttavia non è noto se i più antichi governanti avessero governato in armonia con i principi confuciani.
Etica
L'etica proposta da Confucio si basa su 3 importanti concetti:
Durante la crescita di Confucio, lǐ si riferiva a tre aspetti della vita, quali il sacrificio verso le istituzioni divine, sociali e politiche, e alla condotta giornaliera. Si credeva che lǐ fosse originato dai cieli. Confucio ridefinì lǐ affermando che esso non proveniva dal cielo, bensì dall'umanità stessa. Lo ridefinì, insomma, riferendolo a tutte quelle azioni, svolte da una persona, atte a realizzare una società ideale. Lǐ diventò per Confucio qualunque azione che avesse come scopo quello di svelare i desideri superficiali di una persona.
Questo può essere sia giusto che sbagliato: generalmente tutto ciò che porta alla soddisfazione dei piaceri a breve termine è sbagliato mentre quello che porta ad un progressivo miglioramento della vita è giusto.
Per Confucio yì è lo stadio iniziale di lǐ. Yì può essere paragonato alla giustizia. Sebbene si stiano compiendo azioni sotto la spinta di lǐ, cose di interesse personale, il che può non essere necessariamente sbagliato, si potrebbe essere migliori, più virtuosi, se si basasse la vita su yì. Ciò significa che più che seguire i propri interessi sarebbe preferibile compiere azioni giuste e morali.
Yì è basato sulla reciprocità. Un esempio di ciò consiste nel dover piangere i propri genitori per 3 anni dopo la loro morte: così come loro si presero cura di te per i primi 3 anni della tua vita, tu devi ricambiare vivendo a lutto per 3 anni.
Così come da lǐ deriva yì, così da yì deriva rén. Rén può essere paragonato all'emotività umana. Il suo sistema morale si basava sul capire lo stato emotivo degli altri, piuttosto che su rigide regole divine. Vivere secondo rén era addirittura meglio che seguire yì. Per vivere secondo rén c'è un'altra versione di Confucio della Regola D'Oro: essa afferma che bisogna trattare i propri subordinati allo stesso modo di come vorresti essere trattato dai tuoi superiori. La virtù per Confucio è perciò basata sull'armonia con gli altri, teoria che contrasta fortemente con la visione aristotelica della stessa.
Politica
Il pensiero politico di Confucio si basa strettamente su quello etico. Egli afferma infatti che un buon governo avrebbe dovuto governare tramite i "rituali" e la naturale moralità del popolo piuttosto che usando la forza e la paura.
Confucio spiega questo concetto in uno dei passi più importanti degli Analecta: "Se le persone sono guidate dalle leggi, e si cerca di uniformarli ad esse con la punizione, loro proveranno ad evitare la punizione ma non avranno il senso della vergogna; piuttosto se loro sono guidati dalla virtù e si cerca di uniformarli ad essa con le regole del decoro, avranno il senso della vergogna e, inoltre, diverranno persone giuste". Questo "senso della vergogna" è in un certo senso un'interiorizzazione del dovere, in cui il castigo precede la mala azione, piuttosto che seguirla nella forma delle leggi come nel legalismo.
Benché sostenesse l'idea dell'Imperatore come sovrano assoluto, probabilmente in ragione dello stato di caos che affliggeva la Cina del suo tempo, le sue dottrine filosofiche contenevano un numero di elementi volti a limitare il potere dei governanti. Sostenne la necessità di accordare linguaggio e verità — pertanto l'onestà rivestiva assoluta importanza.
Perfino nell'espressione facciale si dovrebbe cercare di ottenere quell'obiettivo. Nel discutere la relazione tra figlio e padre (o tra suddito e re), sottolineava che l'inferiore deve dare il debito rispetto ai suoi superiori; ciò imponeva che l'inferiore ammonisse il superiore se quest'ultimo appariva scegliere la via sbagliata in una data situazione.
Su questo concetto il suo discepolo Mencio costruì il principio per cui se il re non avesse agito come un re, avrebbe perso il Mandato del Cielo e sarebbe stato deposto. Pertanto, il tirannicidio è giustificato poiché un tiranno è più un ladro che un re (ma il tentato tirannicidio non gode di giustificazione).
Discepoli
La scuola filosofica di Confucio fu dapprima proseguita dai suoi diretti discepoli e da suo nipote Zisi. Mencio (sinistra) e Xun Zi (destra) sono i suoi due grandi seguaci, uno per ciascun "lato" della sua filosofia, forse semplicisticamente descritti come ottimismo e pessimismo. Essi svilupparono ed espansero il suo sistema etico-politico.




Nomi

I Gesuiti, traducendo i libri cinesi in lingue occidentali, convertirono in Confucio. Questa traslitterazione è stata usata sino ai nostri giorni nelle lingue occidentali.
Nelle traslitterazioni sistematiche:
Kǒng Fūzǐ (o Kǒng fū zǐ) in pinyin.
K'ung fu-tze in Wade-Giles (o, meno accuratemente, Kung fu-tze).
Fūzǐ significa maestro. Poiché è irrispettoso chiamare il maestro per nome secondo la cultura cinese, egli è conosciuto semplicemente come "Maestro Kong", o Confucio, anche al giorno d'oggi.
Il carattere 'fu' è facoltativo, così egli è conosciuto pure come Kong Zi.
Il suo vero nome era, Kǒng Qiū. Kǒng è un cognome comune in Cina.
Il suo nome di cortesia era, Zhòng Ní.
Nell'anno 1 a.C. (primo anno del periodo Yuanshi della Dinastia Han), gli fu dato il suo primo nome postumo: Signore Bāochéngxūan, che vuol dire "Lodevolmente Dichiarabile Signor Ni."
I suoi nomi postumi più diffusi sono:
Zhìshèngxiānshī, che vuol dire "L'Antico Maestro che Raggiunse la Santità" (risale al 1530, il nono anno del periodo Jianing della Dinastia Ming);
Zhìshèng, "il Grandissimo Saggio";
Xiānshī, "il Primo Maestro".
È anche comunemente noto come, Wànshìshībiǎo, "l'Insegnante Modello per Diecimila Epoche" a Taiwan.
Famiglia e discendenti
I discendenti di Confucio furono identificati e premiati dal governo imperiale. Furono fregiati con il grado di marchesi trentacinque volte da Gaozu della Dinastia Han, e furono promossi al grado di duca quarantadue volte dalla Dinastia Tang fino al 1935. Uno dei titoli più comuni è Duca Yansheng (Yǎnshèng gōng), che significa "traboccante con santità". L'ultimo discendente è K'ung Te-ch'eng (Kǒng Déchéng - sinistra) (nato nel 1920), che appartiene all 77° generazione ed un professore della National Taiwan University; sposato con Sun Qifang, la pro-nipote della dinastia Qing, dell'ufficiale scolastico e primo presidente della Beijing University Sun Jianai, la cui famiglia Shouxian, Anhui, creò una delle prime società economiche della Cina moderna che incluse il più grande mulino dell'Asia, il Fou Foong Flour Company. I Kong sono relazionati grazie a vari matrimoni con un gran numero di importanti famiglie confuciane, fra cui quella della dinastia Song, del primo ministro e martire Wen Tianxiang.
Citazioni
E il Maestro disse:
A quindici anni mi impegnai a imparare.
A trenta mi sono retto in piedi.
A quarant'anni sono cessati i dubbi.
A cinquanta ho conosciuto la volontà del Cielo.
A sessanta l'orecchio si è fatto obbediente.
A settanta, posso seguire i desideri dell'animo, senza infrangere le regole.


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