Questo BLOG è il risultato di una vasta ricerca sulle maggiori religioni diffuse nel mondo. Qui potrete trovare una spiegazione obbiettiva delle credenze, delle divinità e del pensiero dei vari culti.

venerdì 3 aprile 2009

SIMBOLISMO RELIGIOSO

Essendo il simbolo un elemento dell'astrazione e della comunicazione umana, il simbolismo religioso acquista una notevole importanza nelle religioni. Esso è costituito da segni ed oggetti che rappresentano e mettono in particolare evidenza aspetti importanti delle religioni.
Ad esempio nella religione cristiana la croce è un simbolo di Gesù Cristo. Nell'Islam la mezzaluna è un tipico simbolo. Nella religione ebraica la stella a sei punte ci riporta a Davide e più in generale a tutta la religione ebraica.
Caratteristiche ed importanza del simbolismo religioso
I simboli religiosi non sono la realtà che rappresentano ma, pur non essendolo, la richiamano immediatamente.
Inoltre hanno il grande vantaggio di essere immediati, semplici e universali. In particolare sono indipendenti dalla lingua e dall'appartenza ad un popolo.
I simboli numerici sono assolutamente universali, semplici e immediati. Infatti i numeri sono un elemento conosciuto da tutta l'umanità e sciolto da qualsiasi appartenenza locale o nazionale.
Ad esempio:
un uomo che sin da piccolo abbia sentito parlare di Gesù come buon Pastore, non farà fatica a pensare a Gesù Cristo, quando ritroverà dei pastori con le loro pecore nelle campagne che attraverserà.
una donna educata dall'infanzia ad amare e adorare il crocifisso, non troverà strano ripensare alla sua fede quando troverà delle croci mentre cammina fra le montagne.
Uso del simbolismo religioso
Il simbolismo religioso, per le sue caratteristiche di semplicità, immediatezza ed universalità, può diventare un valido aiuto per la preghiera. Infatti, una persona che si è abituata a pensare a certe realtà divine, quando vede un determinato simbolo, può approfittare di quello stimolo per "elevare l'anima a Dio" e quindi pregare. Tutte le immagini sacre (quadri, affreschi, statue,...) di cui sono piene le chiese sono altrettanti simboli che aiutano la preghiera. Diventa questo l'uso più tipico del simbolismo religioso e come tale è stato ampiamente diffuso e utilizzato dalla Chiesa.
Simbolismo religioso nella Bibbia
Il simbolismo religioso è molto presente nella Bibbia. Gli innumerevoli simboli che vi compaiono possono essere così catalogati:
Simboli antropologici: sono quei simboli che si rifanno direttamente all'uomo. Esempi: il cuore per indicare l'anima umana; il dito di Dio per indicare lo Spirito Santo, il pastore per indicare Gesù Cristo.
Simboli animali: sono quei simboli presi dal mondo degli animali. Esempi: l'agnello (Cristo), le pecore (le anime), il leone (Cristo nel suo potere), ...
Simboli cosmici: sono quei simboli che usano elementi del cosmo per parlare di Dio e delle realtà spirituali. Esempi: il vento (lo Spirito Santo), il fuoco (il Spirito Santo), il cielo (il Paradiso),...
Simboli numerici (vedi simbolismo numerico): sono quei simboli che attribuiscono ad alcuni numeri particolari significati. Esempi: il numero 7 indica la perfezione, il numero 666 indica le forze del male.
Simboli cristiani
Oltre a quelli derivati dalla Bibbia, nel cristianesimo hanno assunto importanza altri simboli:
Il pesce è divenuto simbolo di Cristo per via delle sue lettere greche (ἰχθύς: Ιesous Christοs Τheou Hyios Soter, cioè: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore).
Il Monogramma di Cristo composto dalle lettere greche Chi (Χ) e Ro (Ρ) iniziali del nome greco di Cristo oppure composto dalle lettere latine IHS o IHC, secondo l'inizio del nome Gesù in greco. Fu introdotto da Costantino il Grande in occasione della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio.
La nave è vista come simbolo della Chiesa. (San Gregorio Magno fu uno dei primi ad usare questa simbologia).
Più in generale l'arredo di una Chiesa, i paramenti usati, i colori liturgici assumono un grande valore simbolico.
Elenco di simboli suddivisi per religione

Ayyavazhi













Fior di loto con fiamma

Buddismo












Ruota del dharma

Cristianesimo











Croce latina













Croce greca




croce ortodossa










monogramma di Cristo

Ebraismo













Stella di Davide

Fede Bahà'ì







Stella a nove punte

Giainismo












Svastika

Induismo











Aum (Omkar)

Islam



Mezzaluna

Religioni etniche, paganesimo, neo-paganesimo












Mani di Dio













Mjolner













Pentagramma




Croce del sole

Shintoismo











Torii

Sikhismo












Khanda

Taoismo













Yin e Yang

Zoroastrismo









Faravahar

DHARMA

Dharma è un termine sanscrito che presso le filosofie orientali riveste numerosi significati. Può essere tradotto come Legge, Legge cosmica, Legge Naturale, oppure il modo in cui le cose sono. I Cinesi chiamavano questa legge "Tao". Vivendo in accordo con questa Legge, è possibile porre fine alla sofferenza dovuta al ciclo delle nascite e delle morti (Saṃsāra). Poiché tutte le azioni (Karma) producono frutti (alcuni piacevoli e altri spiacevoli, a seconda del tipo di azione), l'unico modo per ottenere la Liberazione è attenersi all'Ordine Universale, e vivere in armonia con esso, senza attaccarsi ai conseguenti risultati piacevoli delle azioni virtuose, in modo che esse conducano gradualmente alla Liberazione.
Significati e origini della parola Dharma
La parola Dharma, o Dhamma in lingua Pali, è usata nella maggior parte (se non in tutte) delle filosofie o religioni di origine indiana, le Religioni dharmiche: Induismo (Sanatana Dharma), Buddhismo, Jainismo e Sikhismo. Nella sua forma più antica, dharman, il termine compare per la prima volta nei Veda.
È difficile fornire une definizione sintetica ed esaustiva per "Dharma"; questa parola infatti ha una lunga ed articolata storia ed un complesso insieme di significati ed interpretazioni. Molti, sia Occidentali che Orientali, hanno formulato quantità diverse di possibili trasposizioni, da giustizia a religione; termini, comunque, con una connotazione morale che non esprime completamente il significato metafisico. Con la parola dharma infatti si indica anche la religione, ma non si esaurisce a questo; esso indica una sorta di "legge della natura", norma eterna ed "ordine" sia del cosmo che della vita individuale e sociale degli esseri umani.
Si possono quindi individuare due dimensioni nel concetto di Dharma: una che riguarda la legittima acquisizione e fruizione dei beni di questa vita, e l'altra, di tipo escatologico, che concerne il fine ultimo di ogni anima, la liberazione finale dal Saṃsāra.
"Dharma" deriva dalla radice dhri, che significa sostenere, reggere. Il termine deve prima essere compreso nel suo originale contesto metafisico, quello dell'essere "conformi" a quel Principio Divino Creativo che opera dall'interno dell'individuo. Rappresenta la "legge interiore" dell'individuo, Legge a cui occorre prestare obbedienza, se si vuole che la propria vita sia in accordo con la Volontà Divina. Questo è ciò che gli Induisti (o le altre tradizioni metafisiche) considerano il principale scopo della vita. A proposito di questo, è interessante notare che la tradizione indù individua quattro principali scopi della vita dell'uomo (Purushartha); l'ultimo di essi è Moksha, la liberazione definitiva dell'anima. Subordinati a questo scopo, se ne riconoscono altri due: Artha, il benessere (l'uomo ha bisogno dei beni materiali per sostenere la vita); Kama, il desiderio, il piacere (l'uomo ha bisogno di essere felice e godere delle cose buone e dei piaceri del mondo). Questi due concetti devono essere visti in funzione del fine ultimo, il che significa che devono essere guidati e regolati a seconda dei principi morali e dei valori religiosi, o Dharma, per poter effettivamente condurre alla Liberazione.
In "Dharma", inoltre, troviamo il principio fondante del sistema delle caste - ovvero categorie di persone all'interno delle quali gli individui erano fedeli ad un "decreto interiore" a cui non potevano ribellarsi.

CROCE LATINA

La croce latina è una croce formata da due segmenti di diversa misura che si intersecano ad angolo retto, in cui il segmento minore è circa a tre quarti del segmento maggiore.
Richiama la forma del Crocefisso della tradizione cristiana.
In architettura l'intersecarsi di navata e transetto conferisce alle chiese una pianta a croce. Si parla di pianta a croce latina per le chiese in cui la navata e il transetto hanno lunghezza differente e si intersecano come descritto sopra; altrimenti, quando navata e transetto sono di lunghezza uguale, si parla di pianta a croce greca.
La pianta a croce latina è tipica dell'arte italiana.

CROCE GRECA

La croce greca è una croce formata da quattro bracci di uguale misura che si intersecano ad angolo retto.
In architettura l'intersecarsi di navata e transetto conferisce alle chiese una pianta a croce. Si parla di pianta a croce greca per le chiese in cui la navata e il transetto hanno la stessa lunghezza e si intersecano a metà della loro lunghezza. Altrimenti, quando navata e transetto sono di lunghezze diverse, si parla di pianta a croce latina.
La pianta a croce greca è tipica dell'arte bizantina: il prototipo e la distrutta chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, ripresa poi in Italia durante l'alto medioevo, ma quasi completamente sostituita dalla croce latina con l'avvento del romanico. Un famoso esempio di chiesa a croce greca di ispirazione bizantina è la Basilica di San Marco di Venezia.
La pinata a croce greca venne ripresa nell'Italia centrale durante il Rinascimento: Filippo Brunelleschi ebbe modo di sperimentarla nella Sacrestia Vecchia di San Lorenzo e la usò in quel capolavoro di armonia formale che è la Cappella dei Pazzi. Suggestionati dal risultato furono i fratelli da Sangallo: prima Giuliano realizzò la Basilica di Santa Maria delle Carceri a Prato, poi Antonio progetto la chiesa di San Biagio a Montepulciano; dello stesso periodo sono anche l'ibncertamente attribuita Santa Maria della Consolazione di Todi e il progetto originario di Bramante e Michelangelo per la Basilica di San Pietro. Il Bramante reintrodusse questa tipologia anche nel Nord Italia.
Con la Chiesa del Gesù a Roma e con la modifica del progetto di san Pietro, gli esperimenti sulla pianta a croce greca possono definirsi conclusi, attraverso l'impianto dell'armonia rinascimentale nel più pratico modello a croce latina. Se nell'arte ortodossa e dell'Europa Orientale la croce greca è stata utilizzata fino ad oggi senza soluzione di continuità, nel mondo cattolico occidentale questa tipolgia è stata ripresa in seguito al Rinascimento solo occasionalmente

MONOGRAMMA DI CRISTO

Con Monogramma di Cristo si intende una combinazione di lettere dell'alfabeto greco o latino che formano una abbreviazione del nome di Gesù Cristo. Esso viene tradizionalemente usato come un simbolo cristiano. Diversi tipi del Monogramma di Cristo sono associati con le varie tradizioni del cristianesimo.
Nella chiesa cattolica
Nella Chiesa cattolica il più comune monogramma di Cristo è "IHS" oppure "IHC", derivato dalle prime tre lettere del nome greco di Gesù: iota-eta-sigma. Si noti che qui la lettera greca eta è stata traslitterata con la lettera latina H, facilmente perché hanno una grafia simile e la lettera greca sigma è traslitterata talvolta con la lettera latina S oppure C. Siccome nel latino medioevale non si distingueva tra la lettera I e la lettera J, talvolta il monogramma di Cristo è anche scritto nelle forme "JHS" oppure "JHC".
"IHS" viene talvolta interpretato come abbreviazione di Iesus Hominum Salvator ("Gesù, salvatore dell'uomo", in latino) oppure viene visto come abbreviazione di in hoc signo vinces e collegato con la visione di Costantino il Grande.
Particolare impulso alla diffusione del Monogramma è stato dato da san Bernardino da Siena. Si ritiene che grazie alla sua predicazione il "JHS" (Jesus hominum Salvator) sia entrato nell'uso iconografico comune e sia divenuto familiare alla gente. Infatti, venivano fatte baciare ai fedeli che ascoltavano le sue prediche delle tavolette di legno incise con il monogramma JHS sormontato da una croce e attorniato da un sole.
Altro monogramma di Cristo è il "Chi-Ro" o Labarum. È composto dalle lettere greche Chi (Χ) e Rho (Ρ) iniziali del nome greco di Cristo. Fu introdotto da Costantino il Grande in occasione della Battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio. Talvolta è completato con la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco: alfa ed omega, secondo quanto detto nel libro dell'Apocalisse: cfr. Ap1,8;21,6;22,13 a proposito di Gesù Cristo.
Nella chiesa ortodossa
Nella Chiesa ortodossa il monogramma di Cristo più usato è il seguente: ICXC derivato dalla prima ed ultima lettera delle due parole Gesù e Cristo, scritte secondo l'alfabeto greco (ΙΗΣΟΥΣ ΧΡΙΣΤΟΣ -si noti che la lettera finale sigma viene scritta nella forma lunata che ricorda la lettera latina C). Nelle icone ortodosse il monogramma può essere diviso: "IC" nella parte sinistra dell'immagine e "XC" nella parte destra.

PESCE (Ichthys)

Il termine ichthýs è la traslitterazione in caratteri latini della parola in greco antico ἰχϑύς, "pesce", ed è un simbolo religioso del cristianesimo.
Propriamente, infatti, si definisce ichthýs il simbolo di un pesce stilizzato, formato da due curve che partono da uno stesso punto, a sinistra (la "testa"), e che si incrociano quindi sulla destra (la "coda"). Si tratta di un simbolo estremamente facile da disegnare su qualunque materiale.
La simbologia cristiana dei tempi delle Persecuzione dei cristiani nell'impero romano (I-IV secolo) è molto ricca. A causa della diffidenza di cui erano oggetto da parte delle autorità Imperiali, i seguaci di Gesù sentirono l'esigenza di inventare nuovi sistemi di riconoscimento che sancissero la loro appartenenza alla comunità senza destare sospetti tra i pagani. Risalgono a questo periodo, tra gli altri, i noti simboli del chi-rho e dell'ancora.
In particolare, l' ichthýs è uno dei più antichi simboli cristiani giunti fino a noi. Veniva presumibilmente adoperato come segno di riconoscimento: quando un cristiano incontrava uno sconosciuto di cui aveva bisogno di conoscere la lealtà, tracciava nella sabbia uno degli archi che compongono l'ichthýs. Se l'altro completava il segno, i due individui si riconoscevano come seguaci di Cristo e sapevano di potersi fidare l'uno dell'altro.
Le comunità cristiane adottarono questo simbolo probabilmente per rivocare il brano evangelico in cui Gesù si rivolge a Simone dicendogli «μή φοβού ἀπὸ τοῦ νῦν ἀνθρώπους ἔσῃ ζωγρῶν»: Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini, (Lc, 5,10); inoltre, il termine greco Ἰχϑύς è a sua volta l'acronimo delle parole
« 'Ιησοῦς Χριστός Θεoῦ Υιός Σωτήρ (Iesùs Cristòs Theù Uiòs Sotèr) »
« Gesù Cristo di Dio Figlio Salvatore »
Un ulteriore episodio evangelico in cui il simbolo era familiare ai cristiani è quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che in alcune figurazioni si incrocia con quella del banchetto eucaristico dell'Ultima Cena, tramite la sostituzione del pane con il pesce. Questa simbologia è visibile infatti in un affresco all'inrno delle catacombe di San Callisto.

STELLA DI DAVIDE (MAGEN DAVID)
La Stella di David (in ebraico מגן דוד, Magen David o Mogen Dovid in ebraico ashkenazi).
Letteralmente significa Scudo di David ma viene anche detta sigillo di Salomone e si tratta della stella a sei punte, diventata simbolo del sionismo fin dal primo congresso di Basilea (1898). È presente nella bandiera dello Stato di Israele insieme alle fasce blu del Talled.
Non va confusa con la Menorah che rappresenta l'antico simbolo rappresentativo della civiltà e della religiosità ebraica, e che dello Stato di Israele è stemma.
La "stella a sei punte" è anche un simbolo molto diffuso nella cabala e nell'occultismo più in generale.
Sotto il profilo politico il valore di questo simbolo si manifesta nel 1948 quando la bandiera sionista diviene quella ufficiale dello Stato di Israele.
Forma
La forma della stella è un esempio dell'esagramma, un simbolo significativo anche per altre religioni. L'esagramma è da datarsi anteriormente all'utilizzo degli ebrei. Fuori dal sistema giudaico viene utilizzato prevalentemente nell occultismo.
L'esagramma è un antico simbolo Mandala trovato su antichi templi Indiani costruiti migliaia di anni fa. Simboleggiava il Nara-Narayana, o il perfetto stato meditativo dell'equilibrio tra l'Uomo e Dio, e, se mantenuto, avrebbe portato nel "Moksha," o "Nirvāṇa" (liberazione dai limiti del mondo terrenale e le sue trappole materialistiche).
Un'altra teoria sull'origine della forma è da reperirsi semplicemente in 2 delle 3 lettere ebraiche del nome David. Nella scrittura ebraica Davide è scritto solo con 3 caratteri, due dei quali sono la "D" (o "Dàleth" in ebraico). Nei tempi antichi questa lettera veniva scritta in modo molto simile a un triangolo, più o meno come la lettera greca "Delta" con la quale condivide il suono e la stessa posizione (quarta) nei rispettivi alfabeti come anche la D in italiano e negli altri alfabeti occidentali. Il simbolo poteva essere un semplice stemma della famiglia formato ribaltando e sovrapponendo le due più importanti lettere del nome del capostipite.
Alcuni ricercatori hanno anche teorizzato che la Stella di David rappresenti la situazione astrale al momento della nascita di David o della sua incoronazione come re. La stella di Davide è altresì conosciuta come la Stella del re nei circoli astrologici e fu pure un simbolo astrologico nello Zoroastrismo.
In antichi papiri, i pentagrammi, insieme a stelle ed altri simboli, era spesso reperibile su amuleti con il nome ebraico di Dio, e veniva usato per proteggere dalla febbre e da altre malattie. Stranamente non si trovava l'esagramma su questi amuleti. Nel Grande papiro magico a Parigi e a Londra possiamo trovare 22 simboli per parte ed un cerchio con dodici simboli, ma non sono reperibili pentagrammi o esagrammi.
Quindi, con tutta probabilità non fu il sincretismo delle influenze ellenistica, ebraica e copta a originare il simbolo. E possibile che sia stata la Kabbalah a far derivare il simbolo dai Templari, ma questo ipotizzerebbe un'origine molto posteriore alla datazione accertata (almeno il III secolo AEV, vedi sotto). La "Pratica" della Kabbalah fa uso di questo simbolo ordinando le dieci Sephiroth, sul simbolo e mettendolo sugli amuleti. Comunque, il simbolo non si trova sui classici testi kabbalistici come lo Zohar, gli scritti del rabbino Isaac Luria e altri similari. Pertanto si può dire che questo utilizzo nel diagramma sefirotico non è nulla più di una reinterpretazione di simboli magici preesistenti.
Un'etimologia popolare sarebbe quella secondo cui la Stella di David venne letteralmente tratta dallo scudo del giovane guerriero Davide (che poi sarebbe diventato il re David). Per risparmiare metallo, lo scudo sarebbe stato fatto con un supporto metallico di due triangoli incrociati con una copertura in pelle. Ovviamente non c'è nessuna prova storica evidente dell'esattezza di questa etimologia popolare, anche se possiamo dire che è sicuramente frutto di un inventiva geniale.
Forma dello Scudo
Lo Scudo di Davide non viene menzionato nella letteratura rabbinica antica. È degno di nota, però, che non ci sono prove archeologiche dell'utilizzo di questo simbolo nella Terra Santa nei tempi antichi, anche dopo i tempi del re David. Gli scienziati concordano nel fatto che anche durante il periodo del Secondo Tempio lo Scudo di Davide non era un simbolo largamente riconosciuto in Israele. Un ipotetico Scudo di Davide comunque è stato recentemente notato su una Lapide ebraica a Taranto datata verso il III secolo AEV.
Leggende ebraiche fanno collegare il simbolo al Sigillo di Salomone, il magico anello con sigillo usato dal re Salomone per controllare i demoni e gli spiriti. Le leggende ebraiche collegano il simbolo anche ad uno scudo magico teoricamente posseduto dal re Davide che lo avrebbe protetto dai nemici.
Gli studiosi hanno proposto anche che possa essere una reliquia delle pratiche religiose dell'Antico Egitto, adottato dagli israeliti che avevano a che fare con l'occultismo e il sincretismo non prima del periodo del re Salomone.
La prima citazione della letteratura ebraica dello Scudo di Davide è l'Eshkol ha-Kofer del Karaita Giuda Hadassi (metà del XII secolo AEV) ed afferma nel capitolo 242: «Sette nomi di angeli precedono la mezuzah: Michele, Gabriele, ecc. ... Tetragramma li protegge tutti! E anche il simbolo chiamato 'Scudo di David' è posto a lato del nome di ogni angelo.» Era quindi anche questa volta un simbolo su di un amuleto.
Un manoscritto del Tanakh datato 1307 e appartenuto al rabbino Giuseppe bar Yehuda ben Marvas di Toledo, in Spagna, venne decorato con una Stella di David.
Nelle sinagoghe, forse, prese il posto della mezuzzah, e il nome "stella di Davide" potrebbe essergli stato dato in virtù dei suoi presunti poteri protettivi. L'esagramma potrebbe essere stato utilizzato all'inizio anche come ornamento delle sinagoghe, com'è successo, per esempio, anche nelle cattedrali di Brandeburgo e Stendal, sul Marktkirche ad Hannover e sul sagrato del duomo di Vigevano. Un pentagramma in questa forma è stato ritrovato anche sull'antica sinagogoa di Tell Hum.
Scudo con le stelle
Nel 1354, il Re di Boemia, Carlo IV prescrisse per i Giudei di Praga una bandiera rossa con sia lo scudo di Davide che il sigillo di Salomone, mentre la bandiera rossa con la quale i Giudei incontrarono il Re Mattia di Ungheria nel XV secolo aveva due pentagrammi con due stelle d'oro (Schwandtner, Scriptores Rerum Hungaricarum, ii. 148). Il pentagramma, perciò, era evidentemente in uso anche tra gli Ebrei. Si può vedere in un manoscritto già dall'anno 1073 (facsimile in M. Friedmann, Seder Eliyahu Rabbah ve-Seder Eliyahu Ztṭa, Vienna, 1901).
Nel 1460, gli ebrei di Ofen (Budapest, Ungheria) ricevettero il re Mathios Kuruvenus con una bandiera rossa con due Scudi di David e due stelle. Nel primo libro di preghiere in ebraico, stampato a Praga nel 1512, un grande Scudo di David appariva sulla copertina. Nel colofone del libro venne scritto: «Ogni uomo sotto la sua bandiera concorda con la casa dei suoi padri... e merita di conferire un dono benigno su ognuno che porta lo Scudo di Davide». Nel 1592, a Mordechai Maizel venne dato il permesso di esporre «una bandiera del re David simile a quella della Sinagoga Principale» nella sua sinagoga a Praga. Nel 1648 ai giudei di Praga venne di nuovo dato il permesso di esporre una bandiera come ricompensa per aver partecipato in difendere la città contro gli Svedesi. Su uno sfondo rosso compariva uno Scudo di David in giallo al centro del quale stava una stella svedese.
Utilizzo ebraico
La Stella di David può essere trovata sulle lapidi degli ebrei religiosi fin da centinaia di anni fa in Europa, ed è universalmente accettata come simbolo del popolo ebraico. A conseguenza dell'emancipazione giudea dopo la Rivoluzione francese, le comunità ebraiche scelsero la Stella di David per rappresentarsi, un po' come la croce usata dalla maggioranza dei cristiani.
Alcuni gruppi di ebrei ortodossi rifiutano l'uso dell'esagramma a causa della sua relazione con la magia e l'occulto e non lo riconoscono come un simbolo ebraico. Alcuni gruppi di Haredi, chiamati Neturei Karta, lo rigettano a causa dell'associazione comune col Sionismo.
Diverse sinagoghe degli ortodossi moderni, e anche numerose sinagoghe di altri movimenti ebrei, espongono comunque la bandiera di Israele con la Stella di David in evidenza di fronte alle sinagoghe e vicino all'arca contenente i rotoli della Torah.
Utilizzo dei cristiani
Parecchi cristiani, specialmente gli anglicani indipendenti, i battisti, ed altri protestanti, appoggiano la nazione di Israele e credono che Dio abbia stabilito un patto con gli israeliti che stabilisce che la Terra di Israele dev'essere loro. Così si possono vedere Stelle di David o altri simboli ebraici nelle chiese e nelle loro vetrate. Un esempio di ciò è la stella incastonata nel soffitto della Cattedrale nazionale di Washington. A causa della sua associazione con l'occultismo, la Stella di Davide non venne utilizzata nella costruzione delle chiese finché gli architetti cristiani, sia Protestanti che Cattolici, non accettarono la nozione secondo la quale la stella è un antico simbolo ebraico. Alcune chiese moderne hanno la Stella di Davide come motivo ornamentale (si pensi al timpano nella facciata neogotica della Basilica di Santa Croce a Firenze, ma comunque il suo utilizzo nelle chiese rimane raro).
La Bibbia non fa nessuna menzione diretta della Stella di Davide. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 528, riferisce che "I magi [venuti] a Gerusalemme per adorare il re dei Giudei ... alla luce messianica della stella di Davide, cercano in Israele colui che sarà il re delle nazioni". È evidente che in questo contesto non si sta parlando di un particolare simbolo a forma di esagramma, quanto della nuova stella come simbolo biblico dell'ascesa regale della casata di Davide (Cfr. Nm 24,17-19: la visione di Balaam).
Utilizzo presso i musulmani
Il professor Gershom Scholem teorizza che la Stella di Davide ebbe origine nei testi di Aristotele, che usò i triangoli in differenti posizioni per indicare i diversi elementi basici. I triangoli sovrapposti rappresentano così le combinazioni di elementi. Dai testi di Aristotele questi simboli sono arrivati fino alla letteratura araba pre-musulmana.
Gli arabi musulmani si interessavano di matematica ed erano attirati dalle storie bibliche ed islamiche. Difatti uno dei personaggi più importanti nella prima letteratura araba islamica era il Re Salomone (in arabo Sulaymān). Il Talmud babilonese contiene una leggenda su Salomone rapito da Asmodeo, re dei demoni. Riusci a rapire il re rubandogli il suo "sigillo di Salomone", anche se secondo il Talmud quel sigillo era semplicemente una moneta di metallo col tetragramma del nome divino scritto sopra. È possibile che il sigillo venisse alterato nelle storie arabe. La prima apparizione del simbolo nelle scritture ebree fu nei testi kabbalistici orientali, cosi è possibile che la Stella di David fosse un alterazione del pentagramma mediante l'influenza araba.
In vari passaggi del Corano vi è scritto che David e Salomone fossero profeti e re, e pertanto sono figure riverite dai musulmani. I Beylik musulmani della Turchia e parte dei Giannizzeri, durante le dinastie qaramanide e Candaroglu usarono la stella sulle loro bandiere. Tuttora la stella si può trovare in moschee e in altri manufatti dell'arte islamica.
Utilizzo presso i nazisti
Una Stella di David, spesso di colore giallo, venne utilizzata dai nazisti durante l'olocausto come metodo di identificazione degli ebrei, e venne chiamata la Stella Ebrea. L'obbligo di portare la Stella di Davide con la parola jude (giudeo in tedesco) scritta sopra venne esteso a tutti gli ebrei al di sopra dei 6 anni nelle zone occupate dalla Germania dal 6 settembre 1941. In altri luoghi vennero utilizzate le parole della lingua locale (per esempio juif in francese, jood in olandese) Nella Polonia occupata gli ebrei vennero costretti a portare una fascia sul braccio con una Stella di Davide sopra, come anche una pezza davanti e dietro i propri indumenti.
Gli ebrei internati nei campi di concentramento vennero in seguito costretti a portare simili distintivi del campo di concentramento nazista.
Altri utilizzi
Nella veste politico-sionista del simbolo, è stato e viene tuttora spesso bruciato in manifestazioni pubbliche che contestano la legittimità della costituzione dello Stato di Israele da parte dell'ONU.
Araldica
Nell'araldica ed in una piccola parte della vessillologia una "stella" è una figura con sei punte, come la Stella di Davide, ma non vuota e con semplici linee radianti.
Magen David rosso
Magen David Adom (Stella rossa di Davide) è l'unica emergenza medica, per disastri, ambulanza e servizio di banca del sangue di Israele, con uno stile simile alla Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale. Recentemente il Maghen David Adom è entrato nel CICR.
Religioni orientali
Stelle a sei punte sono state trovate anche come diagrammi cosmologici nell'Induismo, nel Buddismo e nel Giainismo. Le ragioni dietro a questa comune apparizione del simbolo nelle religioni Indiane e Occidentali sono perse nei misteri dell'antichità. Una possibilità potrebbe essere quella secondo cui queste abbiano un'origine comune, ma esiste anche la possibilità che artisti religiosi o adepti delle religioni di varie culture creassero indipendentemente la forma della Stella di Davide, che dopotutto è una semplice ed ovvia forma geometrica.
Nelle leggende indiane, la forma è generalmente consistente di due triangoli, uno che punta verso l'alto e l'altro verso il basso, bloccati in un abbraccio armonioso. I due componenti sono chiamati 'Om' e 'Hrim' in sanscrito, e simboleggia la posizione dell'uomo tra la terra e il cielo. Il triangolo rivolto verso il basso simboleggia Shakti e quello rivolto verso l'alto Śiva. L'unione mistica dei due triangoli rappresenta la creazione.
I due triangoli insieme sono conosciuti anche come 'Shanmukha', ossia il sei-facce, che rappresenta le sei facce di Kartikeya, progenie di Śiva e Shakti. Questo simbolo fa anche parte di diverse yantras e ha un profondo significato nei rituali indù dell'adorazione e della mitologia.
Teosofia
La Stella di David è usata come sigillo e come emblema della Società teosofica (fondata nel 1875). Anche se è maggiormente sfruttato, in realtà viene utilizzato con altri simboli religiosi, tra i quali la Svastica, l'Ankh, l'Aum e l'Ouroborus
Chiesa Cristiana di Sion
Un distintivo con una Stella di David e portato dai membri della Chiesa Cristiana di Sion, che conta più di tre milioni di membri ed è la più grande Chiesa africana istituita dell'Africa del sud.
Santi degli ultimi giorni (Mormoni)
La Stella di David viene anche utilizzata, anche se più raramente, dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, principalmente in architettura. Simboleggia le Tribù d'Israele e l'amicizia e l'affinità con il popolo ebreo. Inoltre, alcuni teologi indipendenti SUG come l'ebreo-SUG Daniel Rona hanno avanzato la possibilità che la Stella di Davide venne creata dopo gli Urim e Tummim, ma questa non è comunque la dottrina ufficiale della Chiesa.
Buddismo
Nel Buddismo, alcune vecchie versioni del Bardo Thodol, altresì conosciuto come Il Libro tibetano dei morti, contengono una Stella di David con una svastica al suo interno. Ma questo non ha assolutamente nulla a che vedere con l'utilizzo della cosi chiamata Stella di Davide da parte delle religioni tibetane. Venne fatta dai pubblicatori per questa specifica pubblicazione. In tibetano, viene definita lorigine del fenomeno' (chos-kyi 'byung-gnas). È soprattutto connessa col culto di Vajrayogini, e forma la parte centrale di Her mandala. In realtà è in tre dimensioni invece di due, anche se potrebbe essere stata solo disegnata in maniera differente.
Movimento Raeliano
Il Movimento Raeliano Internazionale (IRM), un movimento religioso-pacifista, usa un simbolo simile alla Stella di David. Questo simbolo, d'accordo con il fondatore dell'IRM, Rael, è da attribuirsi al fatto che secondo il credo dei raeliani il termine Elohim (Dio in ebraico) significhi invece "coloro che vengono dal cielo" e che quindi si tratti non dell'Onnipotente ma bensì di extraterrestri tecnologicamente avanzati che mediante l'ingegneria genetica avrebbero sintetizzaro la vita sulla terra dalla materia inanimata in 7 laboratori base che contengono il simbolo.
Alcuni significati che introducono particolari variazioni di questo simbolo sono supportati dall'IRM, come il "ben fatto" (dove "svastica" significa "ben fatto" in Sanscrito) e "infinito temporalmente" (dovi gli Hindi vedono la svastica come simbolo per cicli "eterni"). Nel Movimento Raelista i due triangoli significano "come sopra, così sotto", che potrebbe riferirsi alla somiglianza tra il passato del creatore e i futuro della creatura o forse alla ripetuta struttura gerarchica dell'universo.
L'IRM ha un piano a lungo termine, ovvero costruire un tempio complesso o ambasciata che dovrebbe, nel periodo della Singolarità Tecnologica, e prima del 2035, supportare l'arrivo di profeti delle maggiori e di alcune minori religioni dopo uno spettacolare ritorno da un viaggio interstellare. Rael (o l'Elohim, come direbbe lui) necessita che l'ambasciata contenga il "simbolo dell'Elohim". Il simbolo inizialmente usato dal Movimento raeliano diede inizio a una controversia riguardo alla proposta di costruire l'ambasciata raeliana in Israele dal momento in cui alla Stella di Davide venne aggiunta una svastica nel mezzo.
Giappone
A Nouga Kogen, nel Giappone centrale, si trovano resti di un monumento di un idolo antico (ora racchiuso in una piramide preservatrice) sul quale riposa una pietra che aveva su di lei una Stella di Davide. Questa traccia riporta indietro all'antica credenza giapponese secondo la quale un "dio" dal cielo venne in un tempio a Nouga Kogen, lo stesso tempio dal quale la pietra venne trovata.
Curiosità
Esiste una pianta chiamata Sigillo di Salomone: Polygonatum multiflorum della famiglia dei gigli.
Nell'Unicode, il simbolo "Stella di Davide" è U+2721 (✡).
Alcuni asseriscono che la "Stella di Davide" è attualmente la lettera "Daleth" (corrispondente alla greca "Delta") dall'alfabeto fenicio.Forse dal nome "David" la seconda lettera viene capovolta per formare l'esagramma.
Altri ritengono che la stella di David sia stata modellata dopo la Merkaba.

SVASTICA
La svastica (o croce uncinata) è una croce equilatera con i bracci piegati ad angoli retti. È stata usata come simbolo, generalmente con significati augurali o di fortuna, da molte culture fin dal neolitico, ed è ancora oggi un simbolo sacro in alcune religioni come l'Induismo. A seguito del suo utilizzo nella bandiera della Germania nazista il suo uso è diventato controverso nel mondo occidentale dopo la Seconda guerra mondiale.
Il termine inglese e tedesco swastica deriva dalla parola sanscrita svastikah, che significa "essere fortunato". La prima parte del termine, svasti-, si può dividere in due parti: su- (buono), e -asti- (è). La parte -astikah significa semplicemente "essere". La parola è associata in India a cose augurali - poiché significa "augurio". In India erano usate entrambe le svastiche, in senso orario e in senso antiorario, ma con significati differenti.
Il simbolo della svastica è stato usato per migliaia di anni, praticamente in ogni gruppo di umani sul pianeta. Era noto alle tribù germaniche come "Croce di Thor", ed è interessante che il Nazismo non abbia usato quel termine che appartiene alla storia della Germania, ma abbia invece preferito "rubare" il termine indiano "svastica". Come "Croce di Thor", il simbolo fu anche introdotto in Gran Bretagna, nel Lincolnshire e nello Yorkshire, dai colonizzatori scandinavi, molto prima di Hitler. Ancor più interessante, il segno è stato scoperto in un tempio ebraico di duemila anni fa in Palestina, per cui Hitler (inavvertitamente) ha "rubato" un simbolo ebraico, oltre ad un simbolo indiano. Nelle Americhe, la svastica fu usata dai nativi americani nel Nord, Centro e Sud America. Secondo Joe Hofler, che fa anche riferimento al Dott. Kumbari del museo di Urumqi nello Xinjiang, Cina, gli Indo-Ariani del ramo germanico sono arrivati in Europa circa duemila anni prima di Cristo, ed hanno portato con loro il simbolo della svastica (disco solare) della loro arte religiosa di quel periodo, come dimostrano gli scavi nelle tombe di Kurgan, nelle steppe della Russia e le tombe Indo-Ariane nello Xinjiang, Cina.
La prima menzione documentale di questo simbolo si trova nel libro sacro dell'Induismo e nelle aree intorno all'India pare essersi diffusa, nella duplice forma con i rebbi rivolti a destra (senso orario) o a sinistra (senso antiorario), come schema grafico votivo implorante benessere e fortuna. Ebbe anche la funzione di rappresentare in via stilizzata il Sole. Fu poi in uso presso popolazioni delle più diverse, come ad esempio fra gli Indiani d'America, che cancellarono dalla loro tradizione questo simbolo durante la Seconda Guerra mondiale. La sua odierna notorietà è infatti legata alla sua adozione da parte del partito nazionalsocialista tedesco prima e del Terzo Reich dopo.
L'introduzione in Germania e in Austria avvenne grazie al monaco Adolf Lanz che, nel 1895 in un viaggio in India, aveva acquistato nei dintorni di Calcutta un anello venduto da un santone per pochi soldi dove era impresso questo simbolo, considerato un simbolo di vita eterna e per questo il simbolo supremo del predominio della casta ariana, che aveva dominato l'India fin dall'antichità.
Una svastica è incisa nel tufo di una tomba etrusca nel Cavone di Sovana, una città etrusca in provincia di Grosseto, (frazione del comune di Sorano).
Una svastica è anche disegnata su un busto femminile in terracotta policroma, custodito nel museo di Paestum.
Un vaso greco decorato con molte svastiche è presente nel museo archeologico "Ridola" di Matera.
Un piatto in terracotta decorato con svastiche è presente nel museo archeologico di Melfi, all' interno del castello normanno, tuttavia attualmente non è esposto al pubblico.
Una serie di svastiche sono scolpite lungo i quattro lati del pulpito della Basilica di Sant'Ambrogio, a Milano.
In Italia l'uso di questo come altri simboli e gesti legati al nazismo o al fascismo era divenuto illegale dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Ultimamente, l'uso della svastica è stato ripreso dal movimento spirituale cinese del Falun Gong, che ne fa un uso di tipo tradizionale: il simbolo rappresenterebbe il divenire e l'eterno scorrere delle cose nell'universo.

AUM
L'Aum, spesso traslitterato come Ohm o Om, è il mantra più sacro e rappresentativo della religione induista; è considerato il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, la quale viene interpretata come manifestazione stessa di questo suono. Secondo le scritture induiste, il mantra Aum rappresenta la sintesi e l'essenza di ogni mantra, preghiera, rituale, testo sacro, essere celeste o aspetto del Divino. In virtù di questo, la sillaba Aum viene recitata in apertura di molti mantra, puja e yajna.
Essendo venerata dagli induisti come il suono originario, viene a volte denominata Udgitha o pranava mantra ("mantra primordiale").
La prima apparizione documentata di questa sillaba si ha nei testi vedici; alcune sue varianti appaiono inoltre nel Buddhismo Vajrayana.
Il simbolo dell'Aum deriva dall'unione di due simboli Devanagari.
Il suono primordiale
Origine
Secondo i Veda (le più antiche e autorevoli scritture induiste), inizialmente Dio era privo di attributi (Nirguna Brahman), senza forma, senza nome, pieno, completo, beato, senza dualità, Unico. Tuttavia, proprio perché la molteplicità non esisteva, Egli non poteva fare esperienza di Sé: come poter sperimentare l'amore, se non sussistono un amante, un amato e l'atto stesso dell'amare che collega i due? Così, per potere sperimentare Sé stesso, espresse il primo desiderio:
“Io sono Uno; diverrò i molti”.
Questa volontà assunse la forma di suono: AUM, appunto. Dall'elemento suono scaturì tutta la manifestazione: Ishvara (Dio con attributi: il Signore, il Demiurgo), il tempo, i cinque elementi, i tre guna, i diversi piani dell'esistenza, l'universo intero e le infinite anime individuali.
Filosofia
Dunque, la metafisica induista propone che la manifestazione cosmica (da Brahman) sia stata definita e formata (nama-rupa), e che l'approssimazione più aderente al nome e alla forma dell'universo è Aum, dato che tutta l'esistenza è fondamentalmente composta da vibrazioni. Questa considerazione filosofica si accorda con la più moderna e attuale teoria della fisica quantistica e delle stringhe, che descrivono l'universo in termini di vibrazione di campi o stringhe.
In termini non duali, il concetto più profondo contenuto in questo simbolo è il seguente: se un individuo non ha sperimentato, nel corso delle sue esistenze, la liberazione (chiamata moksha, mukti, samadhi, nirvana, ecc.) non è in grado, non solo di vedere o conoscere l'esistenza per quello che è veramente, ma neanche di diventare l'esistenza stessa. Raggiungere la Verità significa semplicemente realizzare l'unità fondamentale. Quando un individuo ottiene la vera conoscenza o vera consapevolezza, non vi è separazione tra chi conosce e il conosciuto: si diviene la consapevolezza/conoscenza stessa. Nell'essenza, l'Aum è l'espressione della verità ultima, ossia che tutto è Uno.
"Tre in uno"
Questo mantra viene spesso utilizzato per rappresentare simbolicamente la sintesi di tre aspetti differenti del tre in uno, un tema comune in molti aspetti dell'Induismo. Questo implica che la nostra attuale esistenza definita come mithya, o 'realtà minore', deve essere trascesa al di là del corpo e della mente intuendo che la vera natura dell'infinito, la natura di Dio, è immanente, trascende la dualità, essendo e non essendo, e che non può essere descritta a parole, ma solo sperimentata.
All'interno di questo simbolismo metafisico, il tre viene rappresentato dalla curva più bassa, mentre la curva più alta e la coda sono rappresentate da ॐ, sottomesso all'Unità, rappresentato da un punto e da una piccola ombra luna-crescente, conosciuta come chandra-bindu.
Seguono alcuni esempi di tre aspetti in uno che possono essere siboleggiati dall'Aum.

Aspetto divino

Trimurti

Guna

Mondi

Stato di coscienza

Kosha

A

Creazione

Brahma

Tamas

Terra

Veglia

Corpo grossolano

U

Conservazione

Viṣṇu

Rajas

Atmosfera

Sonno

Corpo sottile

M

Dissoluzione

Śiva

Sattva

Cielo

Sonno profondo

Corpo causale



Totalità indifferenziata

Brahman



Turiya

Ātman



Come si può vedere dalla tabella, esiste anche un quarto suono: esso, però, è trascendentale e consiste nel silenzio che segue i tre suoni del mantra. È un "suono silenzioso", un momento di assoluta contemplazione che rappresenta l'immanifesto, la condizione primordiale dell'Essere che precede la manifestazione.
L'Aum e le Murti
I vari aspetti della Divinità sono venerati dagli induisti attraverso il sistema delle Murti; molte delle rappresentazioni di tali aspetti sono chiamate con l'appellativo Omkar o Omkareshvara, ossia “avente la forma della Om”. Le varie forme divine vengono paragonate alla sacra sillaba e descritte quindi come illimitate, quali aspetti vibrazionali di tutto il creato.
Ad esempio, l'Aum viene attribuito a Gaṇeśa, la cui figura è spesso rappresentata nella forma di questo simbolo. Un altro esempio può essere la danza cosmica di Śiva con la quale egli crea, preserva e distrugge i mondi; questa danza viene vista come il riflesso dell'Aum.
Si dice che sia l'approssimazione più aderente dell'esistenza cosmica nel tempo e nello spazio, quindi del suono più vicino alla Verità.
Pronuncia corretta e recitazione
Aum è la somma e sostanza di tutte le parole che possono essere emesse da una gola umana. È il suono primordiale fondamentale, simbolo dell'Assoluto Universale. Il mantra Aum deve essere pronunciato, con concentrazione, in un modo ben preciso e con energia:
La A- deve originarsi dalla regione dell'ombelico ed emergere dalla gola;
La U- la si pronuncia rovesciando la lingua;
La M- termina sulle labbra e la vibrazione termina sulla sommità del capo.
Anche se viene suddiviso in tre, la sua recitazione deve avvenire come un unico suono. Il quarto suono, come si è visto, non viene pronunciato attraverso la voce; tuttavia esso è il momento più importante della recitazione, in quanto è pura contemplazione, e va ricordato e vissuto come tale.
In molti ashram e templi induisti si esegue la pratica dell'Aumkara (o Omkara), ossia la ripetizione di 21 Aum. Dietro a questo numero c'è una precisa simbologia.
Un simbolo universale
Al giorno d'oggi, presso la cultura induista e in tutta l'India e il Nepal, si può trovare l'Aum dappertutto, essendo un simbolo fondamentale e uno standard per l'Induismo, nonché una risorsa fondamentale per la profonda mitologia Indù – che è la più antica religione mondiale.
Una interpretazione ha affermato che l'Aum potrebbe essere tradotto in inglese come l'"Eternal Yea" e in italiano come "Sì Eterno". Notare che le Chandogya Upaniṣad dicono : "Questa è una sillaba di accordo, di permesso, di armonia, di apertura; ogni volta che siamo in autentica relazione con qualcosa, diciamo Aum." Tuttavia, questa è secondo altri una prospettiva miope, in quando nelle stesse scritture Indù, le Upaniṣad, l'Aum è visto come la sorgente dell'esistenza, così come noi la conosciamo all'interno delle dimensioni causali di spazio e tempo. Quindi l'Aum non è solo affermazione, ma anche negazione e le trascende entrambe.
Alcune citazioni dalle scritture Indù
"La Prima Parola fu Om (Aum)". L'Aum è anche definito come Pranava dato che il suo suono emana dal Prana ( la vibrazione vitale ), che permea l'universo. Le scritture dicono: "Aum Iti Ek Akshara Brahman", "Chi dice Aum è Brahman.
Nei Rig Veda troviamo l'informazione seguente: "Colui che canta il mantra om, che rappresenta la più vicina forma di Brahman, si avvicina a Brahman. Questo libera dalla paura del mondo materiale".
"O Viṣṇu il tuo nome automanifesto, om, è la tua eterna forma di conoscenza. Riconosco che la mia abilità a pronunciare questo nome è incompleta, ma facendo pratica realizzerò la perfetta conoscenza. Colui che possiede potenza immanifesta ed è pienamente indipendente, manifesta la vibrazione omkara, che rivela Se Stessa. Brahman, Paramatma, e Bhagavan, sono le tre forme con il quale Egli si manifesta."
Con il passare del tempo l'Aum prende anche la forma di Gayatri, poi Veda e Vedānta sutra; poi assume la forma di Srimad Bhagavantam e la lila, il divino passato, del Signore".
Altre tradizioni, interpretazioni e conoscenze
Con l'evoluzione del Buddhismo e l'allontanamento dalle tradizioni Vedica/Indù, l'Aum e altre simbologie cosmologiche/filosofiche vennero cooptate dalla tradizione Indù. Spesso il carattere con il quale viene rappresentato negli scritti Buddhisti cinesi è : "唵" Nel Buddhismo questa sillaba non è quasi mai translitterata in Aum ma in Om, ed è anche inserita nel mantra Om mani padme hum.
É curiosa la somiglianza tra le citazioni vediche ed il prologo del Vangelo di Giovanni: l'inizio del prologo di questo vangelo è centrato proprio su una specifica parola: “verbo” (verbum) in greco (lingua in cui venne scritto il Vangelo) logos, li vi è la sintesi di tutta la profondità e la forza della relazione tra parola-suono-Divinità.
«In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.» (Gv 1,1)
La Parola era prima di ogni tempo, la parola è Dio, la parola incarnata ha portato alla nascita del mondo e dell'umanità stessa. Questo è un elemento ricorrente in molte fedi, specie in quelle più antiche; e l'Induismo, la più antica religione del mondo, da sempre identifica questa Parola nella sillaba Aum, che ne diventa il simbolo più sacro e rappresentativo.
L'analogia con i passi del Vangelo di Giovanni è palese; tant’è che nei Veda (le più antiche e autorevoli scritture induiste) ritroviamo:

« Prajapati vai idam agre aseet
Tasya vag dvitiya aseet
Vag vai paramam Brahma »

« In origine era Prajapati (Dio)
e il Verbo era presso di Lui
e il Verbo stesso era veramente il Supremo Dio. »

Curiosità
Nell'album Let it Be i Beatles fanno riferimento al simbolo Aum nella canzone "Across the Universe", cantando "Jah Guru Deva Aum".

MEZZALUNA (Islam)
La Luna crescente con una stella è il simbolo da un certo momento storico in poi internazionalmente riconosciuto per la fede islamica. Il simbolo è presente su alcune bandiere di Stati musulmani (Azerbaygian, Turchia, Maldive, Pakistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Algeria, Mauritania, Tunisia, Comore).
Il simbolo ha in realtà un'origine molto antecedente rispetto alla nascita dell'Islam, in quanto sovente luna e sole erano assunti come divinità che governavano il tempo dell'uomo. Informazioni sulla comparsa del simbolo sono difficili da trovare, molte teorie ne collocano le origini nelle regioni dell'Asia Centrale ricollegandole alle popolazioni che vi abitavano e alla loro venerazione del Sole, della Luna e degli dèi del cielo. Ci sono collegamenti anche con i simboli di Luna crescente e stella utilizzati per indicare la dea cartaginese Tanit e la dea greca Artemide (Diana per i Latini). La città di Bisanzio (successivamente rinominata prima Costantinopoli e poi Istanbul) adottò il simbolo della Mezzaluna, si pensa in onore della dea Diana. Altri ne collocano l'origine nel periodo di una battaglia tra Romani (che vinsero) e Goti svoltasi il primo giorno di un mese lunare. Si dice che Roma per l'occasione realizzò bandiere raffiguranti la Mezzaluna.
Le prime comunità musulmane non avevano simboli definiti. Al tempo del profeta Maometto, le armate islamiche utilizzavano bandiere colorate (solitamente nere, verdi o bianche) per identificarsi. Anche nelle generazioni successive si continuarono ad utilizzare bandiere colorate senza simboli, salvo per il vessillo di Khālid b. al-Walīd che aveva un'aquila ( ˁuqāb ).
Fu con l'Impero Ottomano che la Mezzaluna divenne uno dei simboli della religione islamica. Quando nel 1453, i Turchi conquistarono Costantinopoli ne mantennero la bandiera tradizionale. Una leggenda racconta che il fondatore dell'Impero Ottomano, Osman, ebbe un sogno in cui vide la Mezzaluna espandersi da un capo all'altro della Terra. Percependo questo sogno come un buon presagio mantenne il simbolo della Mezzaluna come emblema della sua dinastia. Si dice che le cinque punte della stella rappresentino i Cinque pilastri dell'Islam, ma è una pura congettura. Le cinque punte non erano infatti uno standard delle bandiere ottomane, e non lo sono nemmeno oggi sulle bandiere dei Paesi islamici che pure adoperano la stella.
Per quattrocento anni l'Impero Ottomano amministrò le comunità musulmane. Dopo secoli di battaglie contro l'Europa cristiana, è ipotizzabile che il simbolo venne adottato da quasi tutte le comunità musulmane che vi videro un emblema di vittoria e grandezza.
Basandosi su questa storia molti musulmani rifiutano di riconoscere il simbolo della Mezzaluna come emblema della fede islamica sapendo che si tratta di un'antica icona pagana. Non a caso la mezzaluna non compare nella bandiera dell'Arabia Saudita, Stato islamico per antonomasia e nemmeno in quella dell'Iran, stato teocratico ispirato all'islamismo sciita.

MJOLLNIR

Nella mitologia norrena Mjöllnir è il martello di Thor, il dio del lampo e del tuono, che lo usa come arma da lancio.
È un oggetto magico. La sua proprietà è quella di ritornare sempre al suo padrone dopo aver colpito (a modo di boomerang) e quella di sprizzare scintille quando saetta nell'aria.
Questo martello da guerra, forgiato da Brok e Eitri, aveva un'enorme potenzialità distruttiva ed era simbolicamente associato al lampo. Se lanciato ritornava nelle mani del possessore dopo aver colpito la preda. Soltanto Thor e suo figlio, Magni, erano in grado di sollevarlo. Il racconto di come Thor venne in possesso di Mjöllnir viene narrato nel poema Thorsdrapa del XII secolo.
Cultura
Riproduzioni del martello erano molto popolari in Scandinavia e utilizzate nei Blót e in altre cerimonie sacre, ad esempio i matrimoni. Nel 1925, a Gotland, un martello venne posto sul letto degli sposi novelli per portare fertilità alla nuova famiglia. Durante il periodo di conversione al cristianesimo, fu in competizione con il simbolo della croce e talvolta indossato dietro di essa.
Oggi, riproduzioni di Mjöllnir sono frequentemente usate, vendute nelle gioiellerie e indossate da molte persone, specialmente se interessate alla mitologia norrena e alla storia antica della Scandinavia. Viene inoltre adoperato da nazionalisti ed estremisti, rendendone la simbologia controversa.
Il tuono
Per maneggiare quest’arma formidabile, anche un dio come Thor aveva bisogno di speciali guanti in ferro e di una cintura che raddoppiasse la forza di colui che la indossava. L'impatto di Mjöllnir causava potenti rombi di tuono, e dal nome di questa divinità deriva la parola "tuono" in molte lingue germaniche.
Il mito scandinavo
Con il suo Martello Thor indugiava nel suo sport preferito: uccidere i giganti. La maggioranza dei miti pervenutici sulle imprese di Thor e iscrizioni su monumenti, indicano che Thor era uno tra gli dei preferiti degli antichi scandinavi.
Nel Trymskvida, la più leggera e divertente avventura di Thor, il gigante Thrym ruba di nascosto Mjöllnir al dio e chiede in cambio la bella Freyja.

TORII

Un torii è il tradizionale cancello di ingresso giapponese che porta ad un jinja (santuario o tempio shintoista). È formato da due colonne di supporto verticali e due pali orizzontali sulla cima e frequentemente viene dipinto in colore vermiglio. Su alcuni Torii viene piazzata una tavoletta con delle scritte sui pali orizzontali. Tradizionalmente sono fatti di pietra o legno. In tempi recenti i costruttori hanno iniziato ad usare anche l'acciaio o l'acciaio inossidabile.
I santuari dedicati ad Inari possiedono tipicamente molti torii. Una persona che ha ottenuto successo negli affari spesso dona un torii come segno di gratitudine. Il Fushimi Inari-taisha a Kyoto possiede migliaia di torii.
Come suggerito dai kanji (che significano: tori = "uccello", i = luogo), un torii è progettato perché gli uccelli vi si posino per riposare. Questo perché lo shintoismo considera gli uccelli come messaggeri degli dei.
Secondo una versione dei miti di Amaterasu (la dea del Sole), quando questa si rinchiuse nella caverna per sfuggire al pestifero fratello Susanoo, causando un'eclissi, le persone, timorose di non rivedere più la luce del Sole, piazzarono su un grosso trespolo di legno per uccelli tutti i galli della città. Il loro continuo chicchiriare la incuriosì e la fece sbirciare fuori dalla caverna. Approfittando del varco aperto un grande lottatore di sumo aprì completamente l'ingresso, spingendo via la roccia e permettendo alla luce del Sole di illuminare ancora la Terra. Quel trespolo divenne il primo torii. Da allora il torii è considerato un simbolo di prosperità e buona fortuna e si diffuse in tutto il Giappone.
Strutture simili si possono trovare in Thailandia. Assomiglia inoltre al torana dell'architettura induista e buddhista dell'India e del Nepal.


YIN e YANG
Il concetto di Yin e Yang ha origine dall'antica filosofia cinese, molto probabilmente dall'osservazione del giorno che si tramuta in notte e della notte che si tramuta in giorno, è una concezione presente nelle due religioni propriamente cinesi: Taoismo e Confucianesimo. I caratteri tradizionali per yin (pinyin: yīn) e yang (yáng) possono essere separati e tradotti approssimativamente come il lato in ombra della collina (yin) e il lato soleggiato della collina (yang). Il significato di questi caratteri non può che avere più di una connotazione. Siccome yang fa riferimento al "lato soleggiato della collina", esso corrisponde al giorno ed alle funzioni più attive. Al contrario, yin, facendo riferimento al "lato in ombra della collina", corrisponde alla notte e alle funzioni meno attive. Il concetto di Yin e Yang può essere illustrato da questa tabella:

Yin

Yang

luna

sole

notte

giorno

oscurità

luce

freddo

caldo

riposo

attività

femminile

maschile

nord

sud

ovest

est

inverno

estate

autunno

primavera

destra

sinistra

introversione

estroversione

terra

cielo



Si può anche guardare allo yin e allo yang come ad un flusso nel tempo. Il mezzogiorno è pieno yang, il tramonto è lo yang che si trasforma in yin; la mezzanotte è il pieno yin e l'alba è lo yin che si trasforma in yang. Questo flusso del tempo può essere espresso come cambiamenti stagionali e nelle direzioni cardinali: il sud e l'estate sono pieno yang; l'ovest e l'autunno sono lo yang che si trasforma in yin; il nord e l'inverno sono il pieno yin, e l'est e la primavera sono lo yin che si trasforma in yang. Yin e yang possono anche essere visti come il processo di trasformazione che descrive il passaggio da una fase ad un'altra in un ciclo. Per esempio, l'acqua fredda (yin) può essere fatta bollire e trasformarsi in vapore (yang). Yin e Yang rappresentano nel complesso le due forze primordiali, opposte ma complementari, presenti in tutte le cose dell'Universo.
Principi
Tutto può essere descritto in termini di yin o yang:
1. Yin e yang sono opposti
Qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto. Per esempio, il freddo può diventare caldo; "ciò che va su deve venire giù".
2. Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro
Sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro. Per esempio, il giorno non può esistere senza la notte.
3. Lo yin e lo yang diminuiscono e crescono
Sono complementari, si consumano e si sostengono a vicenda, sono costantemente mantenuti in equilibrio. Però ci possono essere degli sbilanciamenti che creano problemi; i quattro possibili sbilanciamenti sono: eccesso di yin, eccesso di yang, insufficienza di yin, insufficienza di yang.
4. Lo yin e lo yang si trasformano l'uno nell'altro
Ad un certo punto, lo yin può trasformarsi nello yang e viceversa. Per esempio, la notte si trasforma in giorno; il calore in freddo; la vita in morte.



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